Pavese come Orfeo, il mito come chiave di lettura del complesso dell’uomo moderno.

 

di Lisa Marchetta

“Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermita’, nulla.”. Cesare Pavese.

Fu un amore non corrisposto, giunto quando il cuore di un uomo e’ troppo disabituato ad ascoltare il richiamo dell’anima, che fece precipitare Cesare Pavese nell’abisso delle tenebre da cui non fece più’ ritorno. Beatrice Mencarini, nel suo saggio su Pavese “L’inconsolabile”, utilizza il mito di Orfeo ed Euridice come chiave di lettura del percorso iniziatico, purtroppo mai giunto a termine, di Pavese. Il poeta come Orfeo, fa la sua discesa negli inferi alla ricerca di Euridice, o dell’anima. Per Pavese è l’inizio di un conflitto estenuante tra razionale e irrazionale, conflitto che assume le sembianze di un risucchiante buco nero. Al termine del saggio, Mencarini  pone l’attenzione sui concetti di “io” e “se'”, nel loro senso junghiano, al fine di mostrare il difetto dell’uomo moderno: l’emarginazione del sé e il rafforzamento indiscriminato dell’Io. Pavese subisce le sorti dell’uomo moderno, che poco ha potuto sentire del sé, spazio nel quale regna la nostra totalità, e molto invece ha guardato all’io.  Come in Pavese, oggi l’uomo che nega la propria parte femminile, per  la legge del contrappasso, rischia di scivolare nel mondo indistinto della Grande Madre,  restandone per sempre imprigionato, troppa infatti è stata l’aridità nella quale l’io l’ha costretto. Una dimensione, quella mitica e istintuale del se’, al quale l’uomo civilizzato ha posto tanti veti, a favore dell’io, il maggiordomo severo e pignolo che nasconde al padrone di casa le chiavi della stanza segreta. Ed e’ quindi il troppo nutrimento dell’ego che alimenta il desiderio sordido, la struggente nostalgia, la disperazione per la perdita della mai conosciuta calda stanza del nostro cuore. Ipotesi, lettura junghiana dell’esistenza e del triste epilogo della vita di Pavese, che ci riporta alle nostre origini e all’ascolto dell’anima che tanto viene evocata nei miti.

 

Mencarini Beatrice, L’inconsolabile. Pavese, il mito e la memoria. Ed. Dell’Orso, 2013