15 – Piccoli sogni simili – Sangue, scrittura, … esami del sangue , non passare gli esami…

di Adriano Alloisio

Puntate precedenti:  8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo;  11 – La vocazione segreta degli ascensori; 12 – Traiettorie elementari;   13 – Simmetrie e corpo nel sogno; 14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…

Puntata difficile e contorta, questa che sto per proporvi, ma chiedo pazienza: non c’è ancora un quadro teorico, ma sto raccontando, di congettura in congettura, il faticoso procedere di una ricerca, mossa dalla constatazione di singolari somiglianze tra sogni, che nelle teorie a me note non trovano ancora spiegazione. Congetture, sottolineo;  per ora – speriamo almeno questo – non contraddittorie.

Nell’ultima puntata avevo incominciato a porre l’attenzione su alcune forme assunte dal sangue nel sogno: si era visto il sangue come una sostanza che oscilla tra la fluidità e la coagulazione, due stati da ritenersi originariamente coesistenti (ossia non soggetti al principio di non contraddizione, non valido nell’inconscio); più precisamente quello diluito si presenta come sangue mestruale e abortivo, e quello coagulato come gonfiore in qualche parte del corpo, o gravidanza, o bambino appena partorito). Vedremo come lo stato diluito a volte cerchi ancora di rapprendersi dando luogo alla… scrittura, che a sua volta tende a collocarsi in un contesto maschile di esame (di maturità, di laurea, etc.). E così ‘esame del sangue’ ed ‘esame’ nel senso istituzionale si trovano inaspettatamente associati. Lungo questi slittamenti di senso   ci si trova di fronte a una svolta pure inattesa, a una serie di proposizioni che per la nostra logica sono prive di significato: la più ‘assurda’ delle quali è:  “se si vuole passare l’esame bisogna perdere il bambino di cui si è incinte; lo stato di gravidanza è redditizio, è una sorta di lavoro al quale corrisponde uno stipendio.” Inoltre: “il superamento dell’esame consente la ricerca di un nuovo lavoro”. Procediamo con ordine, partendo dall’associazione sangue/scrittura:

Elh adrb146 (…) Vedo la maestra elementare con tanti bambini tutti seduti davanti alla porta dell’aula. Io devo fare pipì. Mi viene indicato un luogo all’aperto e ci vado con uno scienziato famoso. Mi devo arrampicare per una montagnola lungo un sentierino a spirale, ma non trovo posti per fare pipì. Parlo con il mio analista e gli dico che io non ho ancora imparato a scrivere con il mio stesso sangue.

Può essere che le metafore che popolano il mondo della veglia – quella dello ‘scrivere con il sangue’ è una delle infinite – galleggino anche nella memoria dell’Io del sogno e vengano in sede onirica utilizzate. Ma può anche darsi che nel mondo del sogno l’accostamento tra sangue e scrittura abbia radici più profonde, delle quali troviamo ad esempio una eco in rituali del buddismo tibetano, dove nella scrittura dei sutra può venir impiegato il sangue dello stesso scrivente. Oggi la scrittura trova la sua importanza – quale impronta lasciata dall’autenticità del soggetto – solo nella firma autografa, e in quel passaggio fondamentale della nostra infanzia che ne ha visto l’apprendimento; per il resto è l’impersonale stampatello delle tastiere e della stampa. Ma anche nel lontano passato era un prodotto impersonale della collettività, sotto forma di segni scolpiti in materiali durevoli, pietra o legno, per fissare leggi, calendari e ricordare l’avvicendarsi dei re, permeata quindi dal Sacro, al punto che questo risiedeva non solo nel significato dello scritto ma anche nella sua traccia materiale, coincidendo i due aspetti. La scrittura, memoria storica collettiva e incarnazione di un flusso unidirezionale del pensiero, in tal modo estratto dalla circolarità della forma orale,  si trova dunque al confluire tra l’irriducibilità dell’individuale e la Legge; è una traduzione visibile, un segno, di quel mistero che anima il corpo vivente, capace di produrre relazioni simboliche con se stesso e con il mondo, come di veicolare con segni riconoscibili sia la storia collettiva che l’autoriflessione individuale. Non c’è da stupirsi che ritorni nel sogno, di frequente associata al sangue.

Teniamo presente che i fluidi del corpo (onirico), contraddistinti dai loro colori, possono nel sogno trasmutarsi gli uni negli altri, secondo processi di maturazione  di cui solo certa medicina antica trattava (li chiamava ‘cottura’). Uno di questi processi è la trasformazione del sangue in latte, che si manifesta nelle donne quando restano incinte e si arresta il sangue mestruale (Neumann). Nel sogno di Elh, oltre che al sangue, si fanno cenni a un fluido giallo, che l’Io del sogno identifica nella pipì che egli non riesce a fare, così come non sa scrivere con il proprio sangue.

Che il sangue, pronto per diventare scrittura, non sia ciò in cui si dovrebbe trasformare la pipì? Dovremmo allora trovare dei sogni in cui vengono messe in  relazione pipì e scrittura:

mab adr0129 Sono in ufficio, sto pulendo e mi viene da orinare. La faccio sulla scrivania. Poi prendo uno straccio per asciugare. Suonano il citofono, e sono dei ragazzi che mi portano un biglietto da firmare, è una ragazza la prima ad entrare (…)

In quest’altro sogno, attraverso la stilografica ritorna la scrittura:

mrr adr0047 Ho sbadatamente sporcato di rosso le pareti di un appartamento. Ero riuscita a pulirle ma era rimasto un alone rosato. Poi con la stilografica in mano e con un gesto brusco avevo fatto schizzare una goccia di inchiostro sul bordo del letto, e da qui l’inchiostro colava sul pavimento coperto da moquette bianca. Cerco di pulire, ma l’inchiostro continua a cadere.

Gli atteggiamenti sbadati accomunano la fuoriuscita di inchiostro blu e l’aver sporcato il muro di rosso. E poichè il blu esce da una una sorta di fallo (la penna, femminile di pene?), viene spontaneo pensare a un’equivalenza anche tra il rosso e il sangue femminile, e quindi di nuovo al proporsi di un accostamento tra sangue e scrittura, anche se questa si caratterizza – raffreddata nel blu – come un ‘non sangue’.

Se stiamo alla relazione che Jung pone tra colori e funzioni psichiche, il blu è prossimo alle funzioni di pensiero (e non a caso sgorga da una penna-fallo) mentre il rosso  allude a funzioni di sentimento: nel sogno queste ultime vengono messe sullo sfondo rispetto alle prime. Vediamo come una trasformazione del genere si possa ancora ravvisare nel sogno seguente, con un esito simile, che alla fine rende la scrittura impossibile:

smh adr0002 Una mia amica incinta decide, dopo dubbi, di tenere il figlio. Va alla clinica per aborti per comunicarlo, e dice alle altre donne che col suo compagno festeggerà la decisione facendo acquisti. Le altre donne che sono lì per abortire si lamentano per gli eccessivi prelievi di sangue fatti per le analisi, che le indeboliscono e le prosciugano. Io devo fare un concorso per giornalista per inserire il mio lavoro in ambito istituzionale. Ho perso ogni capacità di concentrarmi, e so che verrò bocciata all’esame. Svolgo il tema all’ospedale, seduta su uno dei letti  delle donne che stanno per abortire.

A chi ha letto la puntata precedente (“Avevo le mestruazioni ed ero incinta”) non sfuggirà l’accostamento tra le due situazioni,  da un lato la gravidanza/parto e dall’altro il sangue/aborto, attribuite a due categorie di comparse, con due opposti ruoli: da una parte l’amica che – festosa – non abortisce, e dall’altra le donne che abortiscono e si lamentano dei prelievi di sangue. I ‘bambini’ sono dunque due, quello che viene tenuto e quello che viene abortito.  L’Io del sogno si assimila alla donna che sta per abortire, stando seduto a scrivere sul suo stesso letto. In questa posizione egli svolge il tema per il concorso per diventare giornalista (nella realtà la sognatrice non ha nulla a che vedere con il giornalismo).

Il giornalismo è una funzione che, pescando nel materiale magmatico della collettività, gli dà forma pubblica e lo fa emergere alla consapevolezza collettiva, nei modi segnici già dati – la scrittura – con i quali essa li può accogliere, costitutivi dell’universo simbolico del linguaggio; dunque una funzione maschile (che Lacan definisce paterna) che nel sogno, nella sua volontà di affermazione – vincere il concorso – incontra la sua antitesi, la rivincita del ‘sangue’, e cioè la probabile bocciatura.

A volte la scrittura viene rappresentata con l’effettivo atto dello scrivere, oppure con la pagina già scritta; le forme di scrittura non sono quasi mai decifrabili: vi appaiono caratteri che vengono definiti antichi od orientali, e sono per lo più costituite da brevi unità discrete. Sintetizzando le impressioni che mi sono state comunicate al riguardo, si tratta di caratteri più vicini allo stampatello che al corsivo, anche se quest’ultimo è pure presente. Del resto anche il DNA, la lingua più antica, è strutturato così, secondo caratteri discreti.

Stiamo parlando di un processo di trasformazione che condurrebbe da un fluido rosso, che ci appare come sangue, a un fluido blu, che ci appare come inchiostro, destinato alla produzione di segni. Ma un processo di trasformazione presupporrebbe il transito attraverso fasi successive visibili, come sarebbe per la progressiva cottura di un cibo, cosa che qui non è: si tratta di immagini coabitanti nello stesso sogno, in una collocazione più o meno ravvicinata: ad esempio la scrittura della tesi sullo stesso letto della donna che dovrà abortire. Si può supporre una loro sovrapposizione proveniente da una stessa radice, come le due punte di uno stesso capello.

Si osserva però che, dialetticamente, si può fare strada il processo inverso alla coagulazione, l’equivalente della mancanza di concentrazione del sogno di Smh: la cancellazione o la diluizione della scrittura.

sel adrb350 Il mio analista mi presta un libro che io sfoglio. (…) Nel libro si narra del rapporto di un uomo con la neve, ed è pieno di foto di cieli e di distese innevate. L’uomo di cui il libro parla è diventato cieco, forse perchè ha voluto fissare il sole. Mi accorgo di avere bagnato e macchiato il libro e ne sono dispiaciuta. Cerco di asciugarlo. Mi accorgo che un’amica dell’analista ha scritto sulle pagine iniziali parole in greco, Voglio decifrarle . Il libro si sporca sempre di più. Cade addirittura nell’acqua. Sono mestruata.

La cecità può qui assumere il senso di una visione che si sposta dall’esterno all’interno; ma anche questa seconda può essere affetta da modalità troppo penetrative e inflazionate del pensiero, da richiedere la loro diluizione mediante un passaggio in acqua: la mente inconscia sta forse operando in tal senso proprio tramite il sogno, senza richiedere per questo nessun aiuto alla coscienza. Il libro diventa illeggibile, sporcato dal sangue mestruale.

Memori del viaggio che l’occhio può compiere all’interno del corpo, in esso risucchiato, possiamo immaginare che la cecità corrisponda a una caduta degli occhi all’interno (ricordiamoci della loro possibile trasformazione in una sorta di uova), assieme alla loro possibile antitetica manifestazione sotto la forma diluita del sangue.

L’accostamento tra il ‘sangue’ e la ‘scrittura’ ci dice che nel sangue che si sogna non c’è solo la sostanza fisiologica che conosciamo; ma vi si parla dell’intima forza – o di un’altra sostanza – che nel corpo fluisce per farsi segno e linguaggio, Già la troviamo nell’animale più primitivo, come negli infiniti  segni che popolano il mondo umano, a partire dall’istintivo sorriso del poppante sazio.

Si può intuire come la libido possa coagularsi, in forma, segno, pensiero e azione; difficile, se non impossibile, coglierla nel suo stato fluido, e pertanto inesprimibile se non inguardabile: infatti ogni atto autoriflessivo in quella direzione è un movimento di solidificazione, per cui la fluidità è inafferrabile.

Il segno può presentarsi sia come continuo che come discreto, canto o parola, alla pari del fluire del tempo; ma è certo che nell’oscillazione tra fluido e solido è tendendo al secondo stato che esso prende forma; e che se questo processo fallisce, sarà in seguito a un ritorno allo stato fluido che potrà ripartire per mutare o estendere il suo significato. Ma torniamo ai sogni.

pab ser0169 Sono alla scuola di ceramica. Devo fare un concorso perchè voglio cambiare lavoro. Mi danno un foglio bianco con una macchia color marrone di forma quadrata. La prova del concorso consiste nel creare qualcosa su quella base. Non ne sono capace. Mentre cerco di sollevare il foglio, mi accorgo che la macchia cola. E’ di colore simile a quelli che uso a ceramica, forse solo un po’ più denso. Riesco a rimettere il quadrato a posto. (…)

Il concorso quindi serve a mettere a prova la capacità di dare una forma (la base quadrata sulla quale lavorare) a un materiale diluito che ne è privo, così come la scrittura sembra poter organizzare e solidificare la forma fluida dell’inchiostro.

Molto curiosa, come già anticipato, questa faccenda della ricerca del nuovo lavoro, che avevamo già incontrato con il tema di concorso  nel sogno di Smh (per inserire il mio lavoro in ambito istituzionale), svolto sul letto della donna che abortisce. Si tratta di una sorpresa di fronte alla quale mi sono trovato: il tema della ‘gravidanza’ è inaspettatamente legato al tema del ‘lavoro’. Non è un caso isolato. Che significa? Nel frattempo, mentre scrivo, sono io per primo infastidito dalla pioggia di virgolettature, della quale mi scuso. Eppure il maneggiare queste parole – gravidanza, parto, sangue, scrittura, lavoro… etc. – con la stessa concretezza con la quale appaiono nel sogno, può far dimenticare al lettore, che magari non è stato allenato dalla lettura delle puntate precedenti, un sottinteso: queste stesse parole hanno nel sogno un significato diverso e tuttora incognito. Per trovare un aiuto si può prendere a prestito qualcosa dal loro alludere a esperienze, a metafore, a simboli, e cioè a un mondo alto, quello della veglia. e alle strutture antropologiche dell’immaginario così come le conosciamo (Bachelard, Durand). Ma l’ipotesi che mi conduce è che queste immagini traggano vita da un terreno concreto di alchimie inconscie – gli oniremi – che lavorano alle nostre spalle senza poter diventare di per sé coscienti nel loro operare: il solo modo che hanno di autorappresentarsi è quello di rivestirsi con frammenti dell’esperienza vigile.

Restando su di un piano alto potrei ad esempio ricordarmi che da sempre il destino biologico della donna è intrecciato con il suo ruolo di soggetto produttivo, dando luogo a una conflittualità visibile solo nei tempi recenti, tra il produrre figli o ricchezza. Ruolo materno riproduttivo o ruolo più simile a quello dell’uomo? Anche solo cent’anni fa se ne sussurrava appena, ma il confronto con il ruolo dell’uomo è profondamente incarnato, fin dai tempi di Lilith, emergendo dall’inconscio nel sogno a qualunque età della vita, indipendentemente dalla soluzione che le donne ne danno. Qualcuno lo ha chiamato complesso di castrazione, altri protesta virile. Ma è di questo che qui si sta parlando? Le radici di questo discorso affondano nella nebbia delle origini, e però – se di esse si tratta – ce le ritroviamo molto trasformate, irriconoscibili, tanto da far pensare che veicolino anche altro; come in un sogno di questo tipo, dove l’esaltazione della funzione del pensiero viene contrapposta a un ruolo apparentemente solo biologico:

elh adr0363 Una mia amica era incinta, ma per dare l’esame di filosofia teoretica ha dovuto perdere il bambino. Un amico mi dice che in confronto a Lou Salomè io sono una merda.

La figura della Salomè – fusione di bellezza e di intelligenza speculativa, molto apprezzata da grandi poeti e filosofi, oltre che da Freud – affascina la sognatrice. Come mai, per contro, una prospettiva del genere sembra (all’Io del sogno) comportare la ‘perdita del bambino’? Probabilmente non è estraneo il fatto che la Salomè ha dovuto abortire per una caduta, e non ha avuto figli. Tuttavia: di quale esame e di quale figlio si sta parlando?

Per poter tentare una risposta non dobbiamo lasciarci fuorviare dalle categorie indotte dalla vita diurna, secondo le quali vi è un unico processo sano, che va dalla fecondazione, alla gravidanza, al parto, all’accudimento, processo al quale verrebbe naturale annettere sempre – quando presentato da un sogno – un valore metaforico positivo ricalcato su quello biologico – affettivo. Per contro, se la pancia si sgonfia, di solito l’interprete si allarma come per un processo vitale rimasto confinato nell’immaginario o comunque simulato o abortito, sulla falsariga dell’ottocentesca isteria, anche se solo onirica. Nella puntata precedente abbiamo già visto che l’Io del sogno può “sbagliarsi”, ossia interpretare come stato di gravidanza l’accumulo e il coagulo di una sostanza, il sangue, a sua volta da vedersi come incarnazione di una forma della libido; in altre parole, se nel sogno questo coagulo dia luogo davvero all’immagine di un bambino oppure diventi altre cose (come un semplice gonfiore,  o la ‘scrittura’), è questione che non va vista alla luce di come dovrebbero andare le cose nel mondo della veglia.

E’ chiaro che l’Io del sogno, contagiato da vicino dall’Io della veglia, è un interprete molto superficiale delle strane scene in cui viene coinvolto; sangue e aborto gli risuonano anzitutto come gravi attentati al proprio narcisismo, e non tende (nè forse lo può) minimamente ad andare al di là con lo sguardo.  Il suo ideale resta Lou Salomé, e il suo problema sembra restringersi alla propria inadeguatezza all’ideale, e all’identificazione  con un contrario: un modo di dire, io sono una merda, che però forse allude – inconsapevolmente – a una materia primaria, disorganizzata ma potenzialmente fertilizzante come un concime? Potrebbe trattarsi di una versione svalorizzata del sangue?

Dobbiamo allargare la visuale in modo da immaginare che nel sogno ciascuna fase di quel processo generativo possa avere un senso compiuto in sè, ignorando le eventuali fasi precedenti o successive: ad esempio la ‘gravidanza’, non è solo uno stato preparatorio alla nascita, e che trarrebbe solo da questa il suo senso, ma un processo di coagulazione e di crescita ‘in sè’, e che – caso mai – troverebbe anche nel parto, alla pari dell’aborto, un suo esaurimento, il tradimento dell’ulteriore potenzialità che lo animava.

‘Perdere il bambino’ può nella logica del sogno voler dire due cose: che il bambino viene abortito, e cioè ritorna allo stato di sangue; oppure che lo stato di gravidanza viene annullato, come se si riassorbisse e non fosse mai esistito.

Rileggiamo il sogno Smh adr0002. L’amica incinta che ha deciso di tenere il figlio non viene anche rappresentata come partoriente (la logica del sogno non ne soffrirebbe), ma soltanto come una che ‘lo tiene’, e che solo per questo fatto ricava di che ‘fare acquisti’, come se la decisione le fruttasse dei soldi. E’ il nostro diurno interpretare che deduce: “lo tiene e quindi partorirà”; ma il sogno non mostra alcun parto: la donna lo ‘tiene’ e basta.  L’alternativa che il sogno mostra è il ‘non tenerlo’, la diluizione del sangue in prelievi, negli esami come nell’aborto; oppure nella coagulazione del sangue in scrittura per trovare un nuovo ‘lavoro’, progetto che però non funziona, forse per via del registro di razionalità e di astrazione che vi si accompagnerebbe.

Quanto al sogno Sel adrb350: se – in chiave metaforica – la visione diretta del sole può venir letta come la ricerca di un’illuminazione da parte del pensiero razionale, la cecità può significarne il fallimento e l’indicazione per cercare altre vie conoscitive, così come le parole scritte, espressione codificata del pensiero, diventano illeggibili, e sostituite dal sangue, forse come stato di transizione verso altre forme di coagulazione. Sembra quasi che il sogno lavori per abbassare il piano della metafora della veglia via via a quello dell’onirema, dal pensiero al corpo, dal sole alla parola, e da questa al sangue.

Vale la pena vedere altri sogni di Sel. Di nuovo in questo che segue si intrecciano esame del sangue, cecità ed esame istituzionale:

sel serb007 Sono con  l’analista a Citta’ Studi (…), in una piazza, sotto grandi alberi, un giovane dottore fa un certo suo lavoro in un box trasparente, fra provette e alambicchi. Mi fa un prelievo di sangue, all’ago collega provette speciali, e in ciascuna c’è una diversa polvere che al contatto si colora diversamente;(…) Testimoniano le mie allergie, ciascuna una diversa intolleranza (…). Dai miei non trovo più le provette; entra una mia paziente, ha un grave deficit visivo, ma è senza occhiali; finalmente, penso, ha rinunciato a dissimulare il suo problema portando lenti a contatto. Entra con le braccia tese, tastando i muri. Dico a mia madre: “è cieca”, Sono sdraiata su di un letto, faccio sedere la ragazza accanto a me, dico di parlarmi dell’esame: so che sta preparando un ultimo, decisivo, faticosissimo esame all’università.

Il personaggio del libro che si era accecato guardando il sole fa il paio con lo scienziato che nel box trasparente, e quindi penetrabile dalla luce del pensiero, esegue analisi estremamente dettagliate e un po’ fantascientifiche, che però si perdono lasciando il campo alla cecità. Gli oniremi si mescolano, fanno incrociare tra di loro le immagini del prelievo e dell’esame del sangue, di un  esame universitario definitivo, della cecità. La scena finale rappresenta, un po’ camuffato da prova generale, un esame vero e proprio, ma viene da chiedersi come mai non sia scritto. Forse perchè non c’è il sangue, raccolto in quelle provette che si sono perse. E se la cecità corrisponde a un viaggio degli occhi nell’interno, non ci viene detto a quali trasformazioni essi vengano sottoposti, forse davvero si perdono, come i due sogni successivi ci potrebbero far intuire. In essi non compare più il sangue ma un bambino dall’incerta esistenza, e ancora la cecità.

sel adra050 Sono cieca e vivo immaginando le cose (…) So da mia madre che X è incinta: ne sono molto contenta. Ma un giorno mia madre mi racconta che ci sono dei problemi: mio padre non riesce più a sentire il battito del cuore del bambino, che probabilmente è morto, e si sta rattrappendo e ritirando da un lato dell’addome perdendo tutte le sue parti vitali. E’ questa vita che mio padre non trova più. Così X è andata in ospedale a interrompere la gravidanza. Io so di essere incinta: il mio seno è gonfio. Due uomini mi guardano.

Viene qui messa in scena la coppia di situazioni, gravidanza/aborto, ma a ben vedere la gravidanza dell’Io del sogno è il prodotto di un sapere da parte dell’Io del sogno, e non un’immagine, mentre in X il feto tende a contrarsi e a sparire: cioè siamo nel caso di una gravidanza inesistente. E’ presumibile che i due seni gonfi siano una nuova forma che gli occhi hanno preso lasciando la loro sede, a suo modo una ‘gravidanza’ anche quella, anche se sostitutiva di un processo che non si svolge.

E’ possibile che l”esame’ sia stato sostituito dall’attività diagnostica del padre, e in ogni caso non compare il sangue. Tuttavia il fatto nuovo è che il feto si sia ritirato da un lato dell’addome, come se originariamente vi fosse stato posto per due. Come a dire: o due o niente. Ne  troviamo riscontro in un altro sogno:

Sel adra010 Sono in una cantina, vicino a me  c’è mio padre. Mia figlia è sdraiata sul tavolo da ping pong. E’   nuda e sta partorendo, l’aiuto, mio padre mi incoraggia. Il bambino non piange, temo che non sia vitale. Mia figlia mi dice che, ora che non è più   incinta, non le daranno più lo stipendio e così dovrà trovarsi un altro lavoro.

E’ abbastanza inusuale partorire su di un tavolo da ping pong, e l’attenzione viene subito attirata lì. Il tavolo da ping pong è di solito diviso in due zone dalla rete, e la pallina deve passare dall’una all’altra, nel fluire di un moto alternato: c’è una presenza indiretta di una pallina- uovo, che rimbalzando da una parte all’altra simulerebbe la presenza di una coppia di uova, ciascuna in una zona. Immagino che il parto vero e proprio avvenga in una delle due metà del tavolo, disertando l’altra, in concomitanza – stando al sogno precedente in cui il feto si ritirava da un lato – con la scarsa vitalità.

In altre parole: i bambini avrebbero dovuto essere due, come gli occhi, come i seni.

Il problema che questi sogni sembrano indicare riguarda la struttura duplice della forza generativa, e quindi della libido (e del sangue, incluso il suo modo di coagularsi), che qui non riesce a farsi spazio, e dove i battiti del cuore o hanno due sorgenti o si spengono.

E comunque quella gravidanza, doppia o meno che fosse, costituiva un ‘lavoro’ remunerato. E ritorniamo così alla relazione tra gravidanza e concorso, o lavoro. Che ritroviamo nel seguente:

Sel adrb089 Con un’amica, c’è la sua vecchia zia. Mi si dice di non parlare di mestruazioni davanti alla zia, è proibito. Poi i miei suoceri parlano di 500 mila lire al mese che da anni mi darebbero. C’è un silenzio di incomprensione.

Negando la mestruazione, e quindi simulando una gravidanza, sembra che se ne ricavi un guadagno, una specie di pensione. Anzi, mezza pensione, come suggerisce la cifra di 500, forse corrispondente a un solo bambino. Passiamo ad altre sognatrici.

Mam adr0067 Mia sorella mi dice: “è vero che mia figlia, appena nata, pesava solo tre chili, ma i figli erano due, e assieme pesavano sette chili; quindi la mia fatica l’ho fatta”. Poi vengo a sapere che mia madre prendeva due pensioni, e non una soltanto. Infine cammino per una strada che viene invasa da un liquido blu, e nella strada si formano delle crepe, si apre per il lungo.

Madre e figlia (cioè la sorella della sognatrice) si ripartiscono i ruoli, da vedersi come complementari: al ‘lavoro’ faticoso, che ha accompagnato il parto con una misteriosa gemella (che evidentemente era una ‘figlia ombra’ ), corrisponde una doppia pensione della madre. Potremmo inoltre azzardare che il liquido blu sia simile a quell’inchiostro che si sovrapponeva al rosso nel sogno di Mrr, e che la fenditura per il lungo parli di una duplicità che non si è appieno realizzata, come quella del tavolo da ping pong.

Ror adr0090 Vedo mia madre con due tizi, è ubriaca, e mi dice che ha ripreso a prostituirsi. Sono convinta di essere incinta e di dover partorire, ma il ginecologo mi dice che bisogna fare delle analisi. Le faccio, mi dicono che non sono incinta, e contemporaneamente mi si sgonfia la pancia. Pensavo che era meglio così, che non avrei potuto occuparmi di un figlio, perchè sono tutta presa dal lavoro da portare a termine.

C’è una donna ubriaca,  che sembra fare il paio con l’incapacità di concentrarsi del sogno di Smh. E ci sono ‘due uomini’: ricordate i Due uomini che – diverse puntate fa, aggredendo l’Io del sogno – aggredivano l’univocità, l’Uno? Troviamo anche che l’esame e l’analisi del sangue hanno l’effetto di impedire quell’altro tipo di coagulazione costituito dalla ‘gravidanza’: fare l’esame implica la perdita del bambino – e questo già lo sappiamo –  ma non sempre questo coincide con il reperimento di un nuovo lavoro. Non abbiamo per ora nessun elemento che ci dia un’idea di quale ‘lavoro’ si tratti.

Ci viene però confermato che la situazione più favorevole da un punto di vista ‘economico’ sembra essere lo stato di ‘gravidanza’, quello per cui si riceve lo ‘stipendio’, in quanto quello è il lavoro; mentre, se la gravidanza si risolve nel parto o nell’aborto, lo si perde.

Sembra che si perda lo stipendio anche quando viene meno un qualche tipo di presenza fecondante  da parte di una funzione maschile, un ‘marito’ o un ‘padre’ (ogni tentativo di rapportare queste trame a processi della vita reale è del tutto sconsigliato):

mru adr0113 La donna che mi aiuta a fare le pulizie in casa è rimasta vedova. Essa arrotondava lo stipendio facendo due uova al giorno, e vendendole a un tizio. Tuttavia, dopo la morte del marito questo tizio non vuole più le uova, come se non avessero più le caratteristiche richieste. Non sono uova che possono essere mangiate.

Ma perchè due uova?  Anche in questo sogno, come in quelli di Mam e di Sel, viene ribadita una duplicità: là una donna faceva due gemelli, e la madre prendeva due pensioni; oppure se i figli sfuggivano alla simmetria del Due, quello che restava era a rischio.

C’è molta confusione e incertezza: sto solo mettendo giù semi di ricerca, e il disegno generale ancora sfugge. Che la situazione sia intricata lo conferma anche il sogno seguente:

bai ser0020 Ho avuto un bambino. So chi è il padre del bambino. Avverto i miei poco prima di partorirlo. Ho il bambino. Lo lascio dai miei e me ne dimentico. Vado in un ufficio a cercare lavoro. Mi ricordo del bambino lasciato dai miei. Penso che non lo voglio, non ho tempo per lui, ma mi dispiace di questo e di averlo dimenticato. Torno a prenderlo. Sono in auto. In un bidone pieno d’acqua c’è un feto, un aborto. Mi stupisco. So che è un mio figlio precedente mal riuscito. Nell’auto ci sono pannolini e vestiti. Devo traslocare, insieme con il bambino non finito. Mio padre mi dà 1000 lire e una piccola banconota di un paese straniero. Mi secca prendere quei soldi, mi sembrano anche pochi, ma mi fanno comodo e li prendo. Mi dimentico chi è il padre del bambino finito.

Al bambino dimenticato presso i nonni (dimenticanza equivalente alla ‘perdita’ del bambino) corrisponde la ricerca di un nuovo lavoro; ma se ci si ricongiunge con il bambino ecco che si rinuncia al lavoro ed è al padre che bisogna tornare a ricorrere per avere qualcosa che assomigli a una pensione. Le pensioni sono due, presumibilmente quella in soldi stranieri è per il bambino abortito-non finito. Abbiamo così ritrovato anche i ‘due’ bambini, uno finito e l’altro no.

giz adr0235 (…) Medito di licenziarmi, non so come trovare un altro lavoro e il rischio è grosso. (…)Vado in una lavanderia cercando una toilette, il water è nel negozio e io mi siedo per fare i miei bisogni davanti alla lavandaia e a suo marito; ho anche in mano un assorbente sporco di sangue, visto che ho le mestruazioni.

Ci viene così confermato che la mestruazione corrisponde ad aver perso il lavoro, in quanto non si è più gravide. E i bambini non sono più due? A volercele vedere, ci sono delle loro ombre:  l’assorbente sporco è il sostituto del bambino abortito, mentre i bisogni dei quali ci si scarica sono sostituti del bambino partorito.

Gli esempi riportati mostrano un’ulteriore possibile natura della cosiddetta ‘gravidanza’, ben illustrata dal sogno di Mru: le uova  sono dotate di un potenziale energetico –  e cioè possono venir scambiate in ‘danaro’ – indipendentemente dal loro svilupparsi in  feto. Possono anche diventare ‘alimento’, e in tal caso non si discostano molto dal destino alimentare di alcuni neonati. Oppure diventare energia allo stato incandescente, esplosivo:

elh adrc016 C’è un mio solaio privato, e il mio gatto più volte nel passato ne è ritornato ammaccato. Questa volta lo vado a cercare e lo trovo in un cassetto di un tavolino, moribondo, con la pancia squarciata, tagliata per il lungo. Penso che sia l’opera di uno psicopatico (…)  Lo prendo, e lo porto al terzo piano, dove c’è un uomo, chiamato “il marinaio” perchè tutto tatuato, affinchè lo curi. Questi mi fa capire che c’è un’organizzazione mafiosa o clandestina, che si rivarrebbe sul gatto se io non mi facessi coinvolgere in un lavoro che stanno facendo. Costoro hanno scoperto che le uova contengono una sostanza esplosiva, e che manipolandole, ad esempio friggendole, si possono costruire delle armi. Sono tutte in fila come su una cartuccera.

Con quanto precede non è difficile fantasticare che il gatto sia stato tagliato per il lungo in modo da estrarne due uova, una per parte: e che all’Io del sogno venga chiesto di far la parte del gatto, e cioè di coinvolgersi in quel ‘lavoro’. Nel successivo, ancora una ‘spaccatura’:

teq adr0276 (…) Colori vivi e scuri, forse alberi, con prevalenza di rosso perchè ci sono fiamme, e un percorso, una spaccatura, che si forma in questo paesaggio. Dentro di me si dice che queste fiamme possono essere spente con le uova dell’anno scorso. Ma c’è una mia incredulità. Le intuisco come uova che vengono rotte sopra il fuoco. Però le uova potrebbero avere anche la funzione di alimentare le fiamme.

xxx aadr0084 Ero minacciata e inseguita da un uomo; mi rifugiavo in casa e prendevo un fucile, sparavo e caricavo il fucile con uova.

In linea del tutto congetturale proverò a tirare le fila.

Pur senza sapere ancora cosa sia il ‘lavoro’ di cui si parla, se non che è qualcosa capace di produrre un ‘reddito’, e che corrisponda a una coagulazione della libido, sembra che esso possa coincidere con uno stato di ‘gravidanza’, stato che cessa – assieme al reddito – con il parto o con l’aborto. Sembra inoltre che vi siano due tipi di ‘lavoro’:  quello che resta entro la cinta famigliare, dove è un principio paterno a provvedere al ‘reddito’, e quello svolto in ‘ambito istituzionale’, il ‘nuovo lavoro’. Una dinamica evolutiva spinge a passare dal primo al secondo, dove il passaggio è contrassegnato da un ‘esame’ istituzionale, ciò che richiede però la rinuncia alla ‘gravidanza’. Questo esame implica l’accettazione del sistema segnico universale (come il linguaggio e la scrittura), già dato, e di segno maschile, accettazione che ha tra l’altro l’effetto di omologarvi la polarità femminile, rappresentata dal sangue. Di qui l’associazione tra esame istituzionale ed esame del sangue, e la ragione per cui l’esame in genere non viene passato, in modo da non tradire quella sorgente femminile.

Un indizio relativamente alla natura di quel lavoro: si tratterebbe di dare forma, ossia  di produrre un segno a partire dalla sostanza fluida, dal sangue, ed è ciò che ritroviamo nella coagualazione in forma di scrittura, quale adeguamento a un sistema segnico universale. Queste dinamiche si svolgono lungo il doppio binario degli opposti, sangue fluido e sangue coagulato, bambino abortito e bambino tenuto.

Infatti se vediamo questo lavoro in termini di bambini, allora di bambini ve ne dovrebbero essere due, quello privato, e che fornisce un’energia sempre assicurata, e un non-bambino pubblico, quello che ha un padre personale e quello che ne ha uno impersonale e collettivo, quello che viene tenuto e quello che viene abortito,  l’uno ombra dell’altro, e ambedue necessari. Come in ogni opposizione, la loro coesistenza fornisce il terreno perchè si costituisca il prevalere di un polo, mentre l’altro resta in secondo piano a creare lo sfondo. Non realizzandosi questa dualità, già presente nel sangue in una sua radice, non c’è nessuna ‘gravidanza’ e nessun ‘aborto’, si verifica una ‘non gravidanza’, e la pancia si sgonfia.

Dare o non dare forma, definire il livello del sistema simbolico nel quale inserirla (se in quello edipico già dato o in un suo superamento), bilanciare questo impiego della libido tra istanze maschili e femminili, mantenere una polarità figura-sfondo: in estrema e ancora approssimativa sintesi sembrano essere queste le dinamiche alla base degli oniremi presentati in questa puntata, forse alla base anche delle nostre primarie energie di crescita.

 

Puntate precedenti: 1 – Introduzione a una ricerca;  2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola8. Dalla parte dell’occhio8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo;  11 – La vocazione segreta degli ascensori; 12 – Traiettorie elementari13 – Simmetrie e corpo nel sogno14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…

 

 

 

 

3 Risposte a “15 – Piccoli sogni simili – Sangue, scrittura, … esami del sangue , non passare gli esami…”

  1. […] Questa lettura riassuntiva seguirà tre percorsi: la simmetria degli oggetti doppi  (vedi 9- “Venivo aggredita da due uomini…”), l’ “ombra” dei movimenti, che si annida nella direzione a loro contraria (vedi 11- “La vocazione segreta degli ascensori”; 12- “Traiettorie elementari”),  e infine – rimandandone un sunto alla prossima puntata – la doppia forma della libido, fluida e coagulata(vedi14 – “Avevo le mestruazioni ed ero incinta… “; 15 – “Sangue, scrittura, esami…esami del sangue”). […]

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