La terapia psicoanalitica congiunta madre-bambino

Nota pubblicata su: http://www.news-medical.net/news/20100415/Joint-psychoanalytic-treatment-may-benefit-both-mother-and-child.aspx

traduzione di Laura Mori

(Ulteriori informazioni, articoli e video sul tema si possono trovare (in inglese) sul sito del Dr. Salomonsson:  http://www.bjornsalomonsson.se )

Anche quando un figlio è stato desiderato, alcune madri possono avere difficoltà a creare un legame con il loro bambino che, a sua volta potrà sviluppare disturbi del comportamento come pianto, ritmi del sonno alterati e rifiuto del seno. Una ricerca condotta presso il Karolinska Institute dimostra che in questi casi è efficace un trattamento psicoanalitico congiunto madre-bambino, particolarmente se la madre sente di aver contribuito inconsciamente a questi problemi.

“Se la situazione è vista come un problema per un tempo limitato, è spesso sufficiente il buon sostegno offerto dal Servizio sanitario infantile (Child Health Service, CHC) svedese”, dice Björn Salomonsson del Dipartimento della Salute materno-infantile: “Ma a volte è necessario un aiuto ulteriore e allora madre e figlio possono trarre vantaggio andando da un terapeuta per ritrovarsi l’un l’altro in un ambiente calmo e sicuro”.

Nel suo lavoro il dottor Salomonsson presenta uno studio randomizzato sul trattamento di 80 madri con figli al di sotto dei 18 mesi che avevano riportato problemi nel corso di visite ai CHC, ai centri di cura di Stoccolma e nei siti internet per genitori. Le madri e i bambini sono stati divisi in due gruppi di 40, uno dei quali ha ricevuto un trattamento psicoanalitico congiunto Madre-Bambino (Mother-Infant Psychoanalytic treatment, MIP) e l’altro ha avuto soltanto  un contatto regolare con i CHC. Tutti i bambini sono stati sottoposti ad uno screening sanitario pediatrico e hanno continuato ad essere visitati nei CHC. Il gruppo MIP ha ricevuto un trattamento psicoanalitico al Mother-Infant Psychoanalytic Project di Stoccolma per un periodo di circa due mesi con 2-3 sedute a settimana.  Dopo sei mesi è stato effettuato un follow-up.

“L’idea alla base del trattamento MIP è che l’analista aiuta sia la madre che il bambino ad esprimere i loro sentimenti”, dice Björn Salomonsson. “L’analista utilizza le proprie conoscenze professionali e l’intuizione per capire i segnali del bambino. Lo studio mostra che i bambini rispondono presto ai tentativi di contatto da parte dell’analista, e si calmano quando vengono date parole al loro mondo emotivo.” “Questo aiuta anche la madre a capire il motivo di un comportamento disturbato del suo bambino … e le dà l’opportunità di parlare, in un ambiente sicuro, su come si sente criticata dal bambino urlante, cosa di cui spesso si vergogna a parlare. Sentire di aver fallitobcome genitore è un argomento tabù, soprattutto per le donne.”

Lo studio ha mostrato che le madri MIP, rispetto alle madri CHC, hanno migliorato nel questionario sulla depressione EPDS (Edinburgh Postnatal Depression Scale), e hanno sviluppato migliori relazioni con i bambini e una maggiore sensibilità ai loro segnali. Non ogni bambino è così colpito da una madre depressa che forse piange quando incontra il suo sguardo. Alcuni, tuttavia, reagiscono rifiutando i tentativi della madre di entrare in contatto e iniziano a piagnucolare. È stato soprattutto in questo ultimo caso che il MIP ha dimostrato di essere in grado di creare un circolo virtuoso tra madre e bambino.

“La ricerca permetterebbe quindi di concludere che due sono i sotto-gruppi che ricavano particolare beneficio dal MIP: i bambini che prima del trattamento presentavano sintomi come ansia, problemi di sonno e di allattamento e una tendenza ad allontanarsi dalla madre; e le madri che avevano intuito di contribuire ai problemi “, spiega Salomonsson.

Per valutare l’interazione tra madre e bambino e il loro benessere mentale, le interviste del dottor Salomonsson sono state filmate ed esaminate da esperti valutatori esterni. Egli sottolinea che sono necessari ulteriori studi prima che i risultati possono essere considerati attendibili. Per esempio abbiamo bisogno di sapere di più su come funziona il MIP con altri campioni e quando il padre è coinvolto nel trattamento.

Björn Salomonsson è psicoanalista con funzioni di training presso la Swedish Psychoanalytical Society. Ha pubblicato numerosi lavori sulla psicoanalisi infantile, sul linguaggio e la comunicazione madre-bambino, alcuni dei quali suInternational Journal of Psychoanalysis (2006, 2007). Ha lavorato e pubblicato insieme a Johan Norman. Collabora con il Karolinska Institutet di Stoccolma, Department of Woman and Child Health.

Articoli correlati:

Salomonsson B (2007). “”Talk to me baby, tell me whats the matter now”. Semiotic and developmental perspectives on communication in psychoanalytic infant treatment.” Int J Psychoanal 88(Pt 1): 127-46

PubMed

Salomonsson B (2007). “Semiotic transformations in psychoanalysis with infants and adults.” Int J Psychoanal 88 (Pt 5): 1201-21

PubMed

Salomonsson B, Sleed M (2010). “The ASQ:SE: A validation study of a mother-report questionnaire on a clinical mother-infant sample.” Infant Mental Health Journal

Salomonsson B, Sandell R (2010). “A randomized controlled trial of mother-infant psychoanalytic treatment: Outcomes on self-report questionnaires and external ratings.” Infant Mental Health Journal

Salomonsson B, Sandell R (2009). “A randomized controlled trial of mother-infant psychoanalytic treatment: Predictive and moderating influences of qualitative patient factors.” Infant Mental Health Journal

Una risposta a “La terapia psicoanalitica congiunta madre-bambino”

  1. Bello questo articolo, in qualche modo si ricollega anche alla discussione sull’articolo di Eric Laurent. Evidenzia che anche la psicoanalisi può cercare conferme di efficacia ai propri interventi è può sottoporsi a trial di ricerca sui trattamenti. In questo modo la psicoanalisi può affermare più autorevolmente che la propria tecnica funziona: nel confronto con altre tecniche terapeutiche e non solo in base a dei principi teorici autoreferenziali.

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