7.Il bambino è servito in tavola

Vediamo da vicino qualcuno di questi sogni:

xxx ser0014 Ci sono due genitori con altre persone in un campo, all’imbrunire,che  stanno seppellendo il loro giovane figlio morto. Un bambino sui 6/7 anni, prima lo seppelliscono sotto terra, poi lo cremano. Soffrono, ma io sento anche serenità, come se avessero aspettato questo momento. La cosa assurda è che il posto dove hanno cremato il bimbo si è trasformato in una graticola per le grigliate, con tanto di pezzi di carne che erano girati perchè non bruciavano a dovere.

xxx adr0175 Tra una coppia di amici c’e’ dissapore, perche’ lui )ha partorito. (…)  e io sono presso al prodotto del parto, dove c’e’ una grande pentola che contiene cinque o sei involtini, al sugo o insanguinati, mi fa quasi senso. Li tocco, li giro con una forchetta ma non con le mani. Poi arrivano i due, e dico a lui: possibile che una femmina sia tale solo se partorisce due maschi lunghi cosi’? E gli facevo il gesto del braccio intero.

giz adr0361 2 Ho un figlio che nasce prematuro; viene messo in pentola a cuocere. Ormai non posso più abortire, equivarrebbe a ucciderlo. La temperatura è costante a 37 gradi. Poi lo si prende, lo si scarta, ed è un bambino già grande.

rob adr 0152 Sono mamma, ma non ho vissuto il parto. Sono in una macelleria con una carrozzina chiusa, il mio bambino non si vede, devo chiedere un pezzo d’arrosto. La cassiera e’ infastidita dalla mia presenza, vengo ignorata, e chiacchiera con una cliente abituale. Mi sento a disagio, mi chino, la carrozzina e’ aperta, cerco il bambino, ma e’ rimpicciolito, quasi sparito tra le lenzuola. E vi trovo un pacchetto di carne affettata, il sangue ha consumato la carta. Lo tiro fuori, lo deposito sul banco: non e’ mio (…)

La prima cosa che colpisce è il tenore casereccio della vicenda, anche l’Io del sogno sembra restare indifferente, come assistendo a qualcosa di quotidiano.

Ricordo inoltre che quei racconti erano mescolati con quelli di altri sogni ‘normali’, in un fluire indifferente dall’uno all’altro, tanto da passare quasi inosservati alla stessa sognatrice. Nessuna atmosfera particolare, nessun elemento del contesto tale da far pensare a regressioni psicotiche o a temi iniziatici: “piccoli sogni”, insomma.

Per quanto i testi siano molto diversi, vi sono dei dettagli ricorrenti. Anzitutto non viene mai rappresentato l’atto del mangiare, ma quello della preparazione del cibo, come cuocere sul fuoco o affettare. In secondo luogo la carne da cuocere appare improvvisamente in sostituzione del bambino, e non come punto di arrivo di un processo trasformativo visibile.

A questo proposito leggiamo un particolare del terzo sogno: abortire – e quindi ci si riferisce al bambino in grembo – equivarrebbe a uccidere quello in pentola. Allora i bambini sono due? Uno nella pentola e uno nel grembo.

Può venirci in aiuto la solita sovrapposizione degli opposti, non sono nè uno nè due.

Tuttavia altri esempi che riporterò in seguito sottolineano proprio la dualità, come risulta anche dal secondo sogno (una femmina è tale solo se partorisce due maschi...). Quindi non si tratta tanto della trasformazione di un bambino in carne da mangiare, o della sovrapposizione dei due stati vivo/morto, ma di una coppia di bambini,  non sempre visti simultaneamente, uno dei quali può diventare cibo in preparazione.

Prima di procedere è necessario accennare a un onirema del quale tratterò estesamente in futuro, e al quale ho dato il nome di ‘doppia gravidanza’. Non si tratta però solo di gravidanze, ma anche di parti, o di bambini piccoli già nati.  E ‘doppio’ non significa che abbiamo a che fare sempre con gemelli; e neppure sempre con due bambini: a volte troviamo un bambino assieme a un animaletto comparso lì’ per caso, o una coppia di animaletti. Ne incomincio a parlare qui seguendo il filo conduttore dei bambini da divorare. In quell’onirema i destini dei due bambini si differenziano, stando alla valutazione da parte dell’Io del sogno, uno in chiave positiva e l’altro in chiave negativa.

 

tez ser0020 C’è una fiera con stands colorati in cui si vende cibo. Uno di essi, che vende dolci, panini e tramezzini, mi attira. C’è una giornalista con un microfono, che fa un telegiornale. Dice che quel cibo sembra buono, ma in realtà è piuttosto scadente. La fiera si fa per raccogliere i fondi per cercare un bambino scomparso. Ci sono i suoi genitori e il suo fratello gemello. Vorrei comprare una fetta di torta per partecipare alla raccolta dei fondi, ma costa due milioni e mezzo, e per me è troppo. Mi viene incontro il bambino scomparso. Mi meraviglio. Mi dice di fargli una foto per la lapide, poi muore. Lo prendo in braccio, sono disperata.

Si parla dunque di due gemelli, uno presente e uno scomparso, e quando questo secondo ricompare, ecco che muore subito. Ma attenzione: che ci sta a fare la fetta di torta in questa circostanza? Se la si compra si reperiscono i fondi per cercare il bambino scomparso, e quindi per farlo riapparire. Ma la torta è troppo cara, quindi niente fondi, e il bambino scomparso infatti muore appena riapparso. Quindi se non si compra la torta non si ritrova neppure il bambino. Il bambino scomparso dunque equivale alla torta; e se non fosse morto sarebbe stato mangiato, perchè era un bambino-torta.

lat adr0027 2 Sono in un negozio dove sul banco c’è una torta; entra una signora con due vestitini per bambina di differenti taglie comperati in saldo, e li posa sul banco. Sono tentata di andarne a comprare uno e chiedo al commesso se il giorno successivo è ancora aperto pur essendo domenica, egli dice di sì, e io dico che per l’acquisto della torta ci penserò domani.

Neppure qui la torta viene acquistata, e infatti si vuole comprare un solo vestitino, di due possibili. La torta non mangiata corrisponde ancora alla bambina esclusa.

man pao0002 Sono in montagna con una coppia di amici. Lei è incinta. Camminavamo da parecchio tempo. L’amico dice ‘E’ meglio che ci fermiamo perché lei è incinta’. Il bambino è nato. Io prendo in braccio la donna e l’amico prende in braccio il bambino. Nel rifugio chiedo all’amico dove ha messo il bambino. ‘Nel forno, per riscaldarlo’;  e tira fuori dal forno cibi abbrustoliti e bistecche’. Poi arriva la madre dell’amico con il bambino in braccio: ‘allora era uno scherzo!?’

No, non era uno scherzo. I bambini sono due, uno è in braccio alla nonna, l’altro è diventato una bistecca in forno. E la madre dove è andata a finire? Anche le madri sono due, una è la nonna e l’altra…potrebbe essere diventata il forno, che ha ingoiato il bambino e l’ha cotto.

Come già detto, i due gemelli hanno infatti destini diversi. Il caso seguente è un’eccezione:

smh adr0001 Partorisco due gemelli. Li porto a casa felice pensando che sono ciò che  devo offrire al mondo. A casa ci sono tutti i parenti invitati a pranzo.  Offro la pizza a tutti per festeggiare la nascita dei gemelli. Mi accorgo che la pizza è costituita dai gemelli stessi. Così i parenti mangeranno la pizza e quindi anche tutti i bambini. Penso con sgomento che i bambini – pizza verranno consumati ad esaurimento. Per salvaguardare la continuità dei bambini cucino un altro cibo, una minestra.

Viene da chiedersi: ma perchè non offrire una pizza dimezzata, insomma un solo gemello? Forse questo è davvero un problema della sognatrice, l’inseparabilita dei Due: o tutti e due o niente.

 

Propongo una pagina (di un secolo fa) del Corriere dei Piccoli che riprende i temi della coppia di  gemelli – buoni da mangiare -, che devono transitare da un forno, nell’ambito di una questione relativa al loro  reciproco distinguersi.

In genere la diversità di trattamento è accompagnata da una differenza di valore che in parte sembra oggettiva, in parte sembra accordarsi con valutazioni automatiche di carattere collettivo: succede che quando un figlio è sano l’altro è morto o ha fattezze animalesche, o è handicappato; che uno nasce e l’altro viene abortito, uno é bianco e l’altro è nero, uno è il figlio legittimo e l’altro di padre ignoto, uno è maschio e l’altro è femmina. E solo uno dei due è commestibile.[1] Questa duplicità si esprime a volte come coesistenza di gravidanza (o parto) e mestruazione, e cioè di un bambino-carne e di un bambino-sangue.

giz adra151 Da una porta intravvedo una donna a gambe larghe su di un lettino, e so che pratica un aborto. Qualcuno dice, guardando la cannula: “ecco,  ora sta passando il feto”. Mi trovo in un giardino con dodici basamenti di statue, uno per mese, con sopra della roba nera, che poteva essere degli arrosti o degli aborti. Vado ad aprirli, sono come carcasse di pollo con dentro nulla.

Non è difficile individuare nei dodici basamenti di statue i dodici mesi, e di conseguenza le scadenze di fine ciclo. In corrispondenza delle quali si ha un arrosto-aborto. E in apertura assistiamo a un evento che viene ancora definito aborto, ma che appare come il passaggio di un feto in una cannula, che l’Io del sogno non vede. Dobbiamo nutrire dei dubbi sul sapere dell’Io del sogno, specie quando non è accompagnato dalla relativa immagine. Credo che siamo in presenza ancora della coppia bambino + aborto, anche se i due termini opposti si presentano in momenti diversi, e in forma un po’ confusa, ma dove comunque riappare la duplicità.

L’apparire con insistenza della duplicità contribuisce a metterci sull’avviso che siamo davvero di fronte a una struttura ricorrente e complessa, dell’esistenza della quale non ci accorgeremmo se non mettessimo a raffronto i sogni di sognatrici diverse. Essa viene declinata in modo differente da individuo a individuo, ma non tanto differente da non lasciare venire alla luce un nucleo comune, quello che ho chiamato onirema.

Si osserva che gli oniremi non sono ben confinabili l’uno rispetto all’altro, ma – se poniamo attenzione all’insieme dei sogni – sono legati tra di loro con continuità, non in modo lineare ma come in una rete.

Una rapida sintesi della rete vista fin’ora.

Il bambino messo sul fuoco – della precedente puntata –  riappare nel bambino da mangiare, e lo ritroviamo ora nelle vicende culinarie dei due gemelli, a loro volta legati all’onirema della doppia gravidanza. Si è visto anche come questi oniremi gravitino attorno al motivo chiamato da Hillman  ‘passaggio nell’al di là’, o ‘passaggio nel mondo dei morti’, già segnalato in altri contesti, inclusi il mito, il rito, la fiaba (da Propp e Levi Strauss, a Ginzburg). Appartiene a questo ambito quell’evento che ho chiamato trance onirica, quella morte – sonno dell’Io del sogno, che – come tutte le morti oniriche – si fonda su di una sovrapposizione tra due stati, di presenza e assenza, che nulla ha a che vedere con il concetto di morte che abbiamo nella veglia. Per ultimo ho mostrato nella scorsa puntata come alcuni sogni consentano di collegare questo ‘passaggio nel mondo dei morti’ con le immagini di abbagliamento, fuochi, esplosioni che per Angel Garma accompagnano una riedizione del trauma della nascita, che avrebbe lasciato delle tracce lungo le quali continuerebbero a svolgersi processi mentali attuali. E ci si è chiesto: a cosa corrisponde quell’al di là? Cosa vi accade o vi dovrebbe accadere? Forse vi possono accadere cose disparate, e non ci si può fermare a una sola ipotesi. La strada seguita grazie ad altri oniremi ci ha portato a collegare il fuoco su cui veniva esposto il bambino in culla, situazione assimilata a una cosiddetta gravidanza, a un impedimento che accade alle gambe, dove le stesse gambe, o una di esse, può prendere fuoco, anzi può essere assimilata a una sigaretta mezzo fumata, in una girandola di oniremi capaci di confluire l’uno nell’altro, e nella quale ho messo in evidenza – appunto – la rete di connessioni tra “bambino – gravidanza – fuoco – gamba – sigaretta”.

La sigaretta ha richiamato ancora una trasformazione chimica (non a caso un sogno ha fatto un riferimento alle sinapsi), e non meccanica, da qualcosa di materiale a immateriale come il fumo, (viene in mente la trasformazione da mortale a immortale dei bambini del mito, nell’iniziazione mediante il fuoco). Le gambe, se riandiamo ai primissimi mesi di vita, ancora lontane dalla funzione deambulatoria, rimandano invece ai primi aggiustamenti dei riflessi di alternanza, prototipi – certo non gli unici – delle dinamiche psichiche di duplicazione, riflessione, contrapposizione, sintesi, etc.; dinamiche che ho riassunto sotto il cappello di dinamiche del Due e che – è sempre una congettura – avrebbero contribuito alla formazione e al funzionamento della mente, e ora – forse – alla sua manutenzione ed evoluzione.

In tal senso le gambe sono il primo caso qui messo in evidenza di parti del corpo assunte in sè, quasi come codici operativi, o geroglifici di un linguaggio, più per una loro funzione parziale emersa per prima nel loro percorso ontogenetico che per le funzioni mature integrate nel resto dell’organismo, come la stazione eretta e lo spostamento.

 

E ora ho aggiunto una tessera che non contribuirà a chiarire le idee: tra i possibili destini di quel bambino messo sul fuoco c’è quello di venir cotto e mangiato (del resto anche la sigaretta viene mangiata, ossia incorporata). Anzi, i bambini spesso sono due, di segno diverso, uno dei quali destinato alla mensa.

 

Come per gli altri oniremi, non ho un’intepretazione soddisfacente da proporre; ma si possono stabilire alcuni punti fermi:

 

– senza poter escludere che essi appartengano a una classe di sognatori con particolari caratteristiche psicologiche (a me ignote), essi non sono casi così rari.

 

– una volta messa a fuoco la trama (che come vedremo ha un seguito), e solo allora, questa può essere intravista e riconosciuta anche in altri sogni, di altri soggetti, nei quali essa non sarebbe di per sè così evidente se ogni sogno venisse preso singolarmente ignorando gli altri.

 

– un lavoro associativo non porta ad alcun risultato

 

Inseguo l’idea che sogni siffatti assolvano a qualche funzione che la coscienza non può cogliere per via introspettiva. Quindi non posso proporre interpretazioni, a meno di non precisare opportunamente il significato di questa parola.

Di solito si intende per intepretazione il poter completare una proposizione del tipo: “il sogno significa che…”, dove questo contenuto sia espresso nei termini di una teoria preesistente, che coinvolga affetti, pensieri, ricordi di esperienze, conoscenze, materiale prima o poi riconducibile alla coscienza del sognatore.

Diversamente, nel nostro caso, avendo in mente una biblioteca di oniremi ci si può accorgere, o anche solo farne un’ipotesi, se un sogno contiene uno o più oniremi. Avere presente un onirema significa ricordare anche tutte le varianti sotto le quali l’abbiamo visto apparire: ecco allora che il sogno in esame può venire collocato in un quadro molto più ampio, che contribuisce a una nostra comprensione fornendo suggerimenti relativi anche a ciò che non è stato sognato, o che sarebbe potuto venire sognato in modo diverso o più completo.

Con questo faccio dunque l’ipotesi che gli oniremi abbiano date funzioni relative alla manutenzione ed evoluzione della nostra mente. Scopo della ricerca è di individuare gli oniremi e approfondire il loro contenuto attraverso alle variazioni con le quali si manifestano, con l’intento di arrivare a fare delle congetture sulle loro funzioni.

Accogliendo un sogno in cui fa capolino un onirema le immagini possono venir amplificate ricorrendo ad altre immagini nelle quali sappiamo essersi declinato lo stesso onirema, od oniremi confinanti, sia pure in forme un po’ diverse, anche se i sogni sono fatti da sognatori diversi.

 

Ad esempio questi due sogni acquistano una fisionomia se vengono visti assieme, e ancor più se si tiene conto anche di quelli visti fin’ora:

 

pab ser0165 Sono gravida ma non lo so. Sono a casa con mia madre. In una padella c’è della pasta con della salsa. Accanto ci sono degli gnocchi scotti. Mia madre vuole mettere un cucchiaio di gnocchi nella pasta, per farmi mangiare di più. Compare la sorella di una mia amica. E’ stata operata per un nodulo al seno. Mi mostra la cicatrice. Non si nota molto.

 

teq adr0037 (…) Sono a una mensa, seduta, mi accorgo di non avere il primo piatto. Vado nella coda, e lo chiedo. Una donna mi dà un piatto con due specie di pasta, una sono gli gnocchi. Un’altra donna toglie questa parte differente e io mi arrabbio. La prima donna allora rimette nel piatto una pari quantità di pasta, ma uguale a quella che c’è già nel piatto. Al tavolo un collega mi fa presente che cibo è poco. Io mi arrabbio, lo mostro anche ai vicini, il cibo è tanto, la scontentezza serve solo per creare disordine inutile. Vengo però presa da angoscia. Faccio all’amore con un figlio, o forse solo l’abbraccio.

 

In ambedue i sogni compare un piatto con due specie di pasta. L’aggiunta di una specie di pasta diversa nel primo sogno ha l’effetto di far mangiare di più, in accordo con il fatto contrario che nel secondo l’aver sostituito la pasta diversa con una uguale ottiene l’effetto di far mangiare di meno. La differenza delle due paste, quindi, contribuisce a un ‘di più’, che non è dato dalla quantità.

Un’altra osservazione: nel primo sogno si fa riferimento a una gravidanza  (e allora quelle due specie di pasta non sono forse i gemelli?). Anche nel secondo compare un figlio; e le madri (le donne che servono da mangiare) sono due. Viene spontanea la domanda: l’angoscia del secondo sogno non sarà dovuta alla sparizione dell’altro figlio?

E ancora:  nel primo sogno la madre propone un’alternativa, che non sembra accolta con entusiasmo dall’Io del sogno, il quale quindi non è d’accordo nel mescolare gli gnocchi alla pasta, ossia non è interessato agli gnocchi (infatti sono anche scotti): uno dei due elementi della coppia viene scartato, proprio come è stato sottoposto a un’amputazione un seno. Non mescolare i due tipi di pasta, ossia non far interagire i due termini di un Due, comporta che uno dei due termini venga cancellato: ne resta una cicatrice, neppure troppo visibile.

Una congettura: la struttura psichica sul quale forse questo onirema è destinato ad operare è la capacità degli opposti di interagire costruttivamente, funzione che potrebbe non lavorare a dovere per qualunque opposizione, o non solo in relazione a una data situazione rilevabile dalla coscienza in un certo momento.

 

L’onirema va dunque letto anzitutto per quanto concerne la sua struttura e le sue amplificazioni, e cioè la varietà delle forme che assume nell’insieme dei sogni a noi noti, e quindi ‘accolto’, così come accogliamo sapori e consistenze di un boccone ingerito, che il gusto analizza fino in fondo anche se non riconosciamo gli ingredienti.

L’esperienza della veglia, in quanto applicata automaticamente, può essere fuorviante.

Consideriamo ad esempio il fuoco cui il bambino viene sottoposto, e l’automatismo con il quale pensiamo: certo, se il bambino deve essere mangiato allora deve essere pure cotto ricorrendo al fuoco: è la prima cosa che ci dice l’esperienza della veglia applicata al contesto, ossia il fuoco serve per cuocere; così facendo cancelliamo altri possibili nuclei dell’immagine.

Se sfoglio un po’ di ‘dizionari dei simboli’ vedo che al fuoco viene dedicato il maggior numero di pagine, c’è da perdersi, è possibile tutto. Io stesso avrei da aggiungerci qualcosa – ad esempio: energia trasformativa che si autoalimenta? –  ma non sarebbe questo un modo utile di procedere. Di una cosa sono certo: che nelle diverse varianti dell’onirema il fuoco mantiene una sua funzione abbastanza costante: dobbiamo con pazienza attendere altri sogni, se mai emergessero altri dettagli, o il collegamento con altri oniremi. Ad esempio si potrebbero andare a sfogliare i sogni  in cui appare un incendio…eccone uno, non proprio a caso:

 

xxx adr0109 Sono su una specie di nave o barca, finisco di fumare una sigaretta, la butto a terra e la spengo; subito dopo un uomo sconosciuto, seduto al mio fianco, sente bruciare un piede; guardo, mi accorgo che era la mia sigaretta, gli chiedo scusa; mi risponde che non è nulla; insieme cerchiamo di spegnere la fiammella, ma non ci riusciamo, neppure buttandovi dell’acqua; la fiammella è ora un po’ più grossa, ma non pericolosa; in ogni caso incomincio ad andare a prendere dell’acqua in una sorta di capannone; lì riconosco dei miei amici, tra i quali X.;X. e io torniamo indietro verso la barca ognuno con due secchi d’acqua; M. è poco dietro di me. Qualcuno lo ferma e gli dice: “X., tuo padre…” Allora lui. tranquillo risponde: “E’ spirato ? credevo stesse solo male”; sono indecisa se aspettarlo o no, poi decido di andare verso la barca.

 

Ancora (vedi puntata precedente) il fuoco legato alla sigaretta e a una gamba… e cosa c’entra con la morte di un padre? E perchè il fuoco potrebbe venir spento con una coppia di secchi d’acqua? Per il momento è meglio fermare qui la catena sul fuoco.

 

Anche l’immagine del mangiare può stimolare una catena automatica di significati che vanno nella direzione di un frazionare, ridurre ai minimi termini l’oggetto, ai fini dell’assimilazione dei componenti elementari ivi contenuti.

Ma guardiamo questo sogno (del quale faccio precedere la seconda parte alla prima):

 

xxx adr0132 (…) Muoiono molti bambini; c’è un bimbo di 2-3 anni nella cassa; sgambetta e si alza. Penso che questo possa succedere a molti. Mi passano davanti i vari tipi di sepoltura dei bambini nei secoli. Nella prima immagine c’è un tavolo per fare la pasta. Nella seconda compare il tavolo, la farina, la sfoglia fatta, i bambini morti. Nella terza c’è tutto questo più la sfoglia che ricopre i bambini morti. Nella quarta, infine, compaiono i bambini morti nella cassa, avvolti dalla pasta. Parlo con qualcuno e gli dico che la pasta verrà messa nel forno.Quello ribatte: “Che schifo! la pasta si mischierà con gli umori dei morti!”

 

E’ un primo, pallido indizio di una delle cose che possono accadere nell’al di là.

Il forno è la bocca e il ventre, dove il cibo non viene triturato ma al calore del fuoco subisce un mescolamento, carne con umore dei morti, operazione schifosa, che però – abbiamo visto in un paio di sogni precedenti, con i piatti di pasta – genera un ‘di più’.

Nel caso della normale nutrizione i sistemi incorporati vengono assimilati dal sistema che li incorpora, che cioè li rende simili a sè, e quindi digeribili. Ma certi bocconi particolari possono stravolgere il sistema che li incorpora, distruggerlo come trasformarlo radicalmente. La cellula primitiva, quando ha incorporato quei batteri che chiamiamo mitocondri, adibendoli a stabili centrali di produzione di energia, ha subito un salto evolutivo. D. Hofstadter (Anelli nell’Io – Mondadori) ritiene che qualcosa del genere avvenga anche a livello mentale, quando l’Io incorpora – grazie alla relazione – pezzi di altri Io, cosicchè altre persone, anche defunte, grazie ai pregressi rapporti continuano a vivere sia pure parzialmente in noi.

Che in ordine di tempo il primo sistema di conoscenza sia l’incorporazione lo sappiamo anche dal bambino piccolo, che conosce il mondo mettendoselo in bocca.

Sappiamo pure che non dobbiamo pensare al poppante come a un essere che prima soddisfa le sue esigenze biologiche di nutrimento e che solo dopo, quando sazio, incomincia a spalancare gli occhi sul seno e sulla madre. Il bisogno di sopravvivere ingoiando latte, e il piacere che ne deriva, coesistono agli esordi con il bisogno di espandersi, e cioè di conoscere. Mangiare e conoscere per il poppante sono indistinguibili.

Assumiamo dunque il ‘mangiare il bambino’ nell’ottica non di un negativo regresso all’oralità, ma dell’incorporazione di qualcosa d’altro da sè secondo l’originaria finalità nutritiva-conoscitiva del mettere in bocca.

A concetti di questi tipo ricorre M. Recalcati (L’Ultima Cena – Bruno Mondadori; La Clinica del Vuoto – Franco Angeli) nel tracciare un modello della dinamica dei disturbi alimentari: il soggetto bulimico, ad esempio, cerca nel cibo la ‘sostanza’, ossia il valore per definizione. Salvo che la concretizzazione di tale valore nella materialità del cibo rende vano il tentativo, costringendo a reiterare indefinitamente l’ingestione.

 

E ci si potrebbe chiedere: perchè il pasto ha per oggetto dei bambini? Credo che – sopratutto per le donne – il bambino sia legato alla percezione che il corpo ha della possibilità di rigenerarsi, e di conseguenza così pure la mente, incorporando in nuovi sistemi funzionali i propri prodotti, e dove fin dall’inizio ciò che si può rigenerare è un Due, cioè qualcosa che contiene sempre come nucleo vitale la possibilità dell’autoriflessione e della contrapposizione.

 

Voglio qui aprire una parentesi, un interrogativo che mi accompagna in questa fase della ricerca.

Benchè la Chiesa abbia sempre sostenuto che nell’Eucaristia il Cristo è interamente presente sia sotto la specie del vino che sotto quella del pane, la somministrazione ai fedeli del vino consacrato, a differenza dell’ostia, ha sempre incontrato problemi e limitazioni riguardo a chi avrebbe potuto usufruirne: solo i sacerdoti o anche, sotto certe condizioni, i fedeli laici? lunghe diatribe, scomuniche ed editti di Concili hanno accompagnato la questione, fino ad arrivare ai tempi recenti, caratterizzati da una certa prudente liberalizzazione. Una delle forme della somministrazione del vino (chiamata ‘comunione al calice’) prevede l’intinzione dell’ostia nel calice, che in certe versioni del rito il sacerdote comunque compie, prima dell’ingestione.

 

Al di là dei problemi pratici che la somministrazione del vino ai fedeli sollevava, e nella mia assoluta ignoranza in materia teologica, mi sembra tuttavia di scorgere nella questione qualcosa di ingarbugliato, un divieto sottostante non esplicitato, che nasce già con la domanda: perchè Gesù ha istituito l’Eucaristia sotto entrambe le specie, sangue e carne, dove è stata ribadita dalla Chiesa l’autosufficienza di ciascuna di esse? E cosa significa il loro mescolarle mediante l’intinzione, evidenziando ciò che comunque nello stomaco avverrebbe?

 

Forse dovremmo interrogare la tradizione, a partire dai riti agrari e dalle credenze  precristiane, per ritrovare il ruolo privilegiato del sangue, specie nei sacrifici, unitamente a quello del fumo: questo destinato agli dei superi e il sangue, invece, impregnando il terreno, agli dei inferi; e le carni, infine, agli uomini. Ma il vero tabù riguarda il sangue.

Nel sangue è stata ravvisata l’essenza della vita, e come tale esso appartiene a un ordine di realtà diversa dalla carne, che ne viene animata.

Proprio perchè appartenente a un altro ordine di realtà, il sangue è sempre stato considerato impuro (come tutto ciò che è ‘sacro’), maneggiabile solo dagli addetti al culto, ciò che ha tra l’altro contribuito alla marginalizzazione sociale del fenomeno della mestruazione, come anche ai divieti alimentari relativi a carni non dissanguate.

Il forno del sogno realizza il mescolamento tra carne e sangue.

In termini simbolici il sangue, in quanto veicolo dello Spirito, è visto come fecondante la carne; si allude cioè alle ‘nozze mistiche’ di un maschile e di un femminile, ed è probabilmente questo mistero, così matericamente rappresentato, che imbarazza la Chiesa, riservandolo ai sacerdoti del culto.

Nell’al di là si verifica allora un ‘mescolamento’ tra un maschile e un femmminile?: un sistema conoscitivo deve perdere i propri confini identitari per includere funzionalmente un altro sistema conoscitivo col quale è venuto a contatto. Perdendo i propri confini, viene meno anche la capacità di ciascuno di questi sistemi che si ‘sposano’ di vedere quanto accade loro, di potersi fare da specchio alle loro stesse nozze, evento  che dunque si svolge fuori dal loro sguardo, vissuto ma non visto, e per questo forse appare  svolgersi in un al di là; ed è terrorizzante come una morte, proprio perchè dissolve un’identità. In linguaggio psicoanalitico, saremmo di fronte a una scena primaria.

 

Andiamo alla prima parte del sogno dei bambini che vengono messi in forno avvolti dalla pasta.

 

xxx adr0132 Mi trovo dal mio analista, che è un uomo distinto, di mezza età. Mi aveva prescritto degli psicofarmaci, che io ho rifiutato. Egli mi dice che sugli autobus “misti” si trova a disagio, perchè le donne lo evitano, e lui si sente rifiutato. Gli dico che questo è indice del problema che il contatto corporeo rappresenta per le donne. Gli sono seduta vicino. Gli faccio notare che le nostre gambe si stanno toccando. Ci alziamo. Sto per uscire attraverso una porta a vetri che dà sulla strada. Tra me e il mio analista gesti affettuosi, forse anche un gesto d’amore.(…)

 

Gli imbarazzanti autobus misti anticipano lo schifoso contatto tra pasta e umore dei morti, anche se il connubio è qui proposto nella versione più accettabile di compresenza tra uomini e donne, o  nel contatto fisico tra l’analista e la sua paziente.

Ci viene così confermato che si tratta di un mescolamento che prende la forma di un contatto tra maschile e femminile, assimilato a uno psicofarmaco che penetra nella mente mediante  ingestione; non ci sorprende inoltre che il contatto avvenga tramite un paio di gambe.

Mi viene da pensare che quel tipo di preparazione sia assimilabile a un ‘calzone’, ossia che il risultato dell’operazione sia di segno maschile (come la gamba – sigaretta della puntata precedente). Si tratta di bambini che vengono rivestiti in modo tale da diventare ‘maschi’, e che quindi possiamo pensare non essere stati in precedenza  di sesso definito, oppure essere stati bambine.

Sembra che questa commistione con il maschile incontri qui grossi problemi (negli autobus misti l’analista viene rifiutato, niente psicofarmaco, il contatto tra pasta e umori dei morti è schifoso), e che l’Io del sogno cerchi di mascherarla con l’erotizzazione del rapporto edipico con l’analista.

 

La nostra mente per la massima parte si rinnova e si evolve alle spalle della coscienza, che ne è un suo prodotto, e l’ipotesi alla base della ricerca è che a questo enorme lavoro contribuisca parte dell’attività onirica, specie nella forma degli oniremi.

Gli oniremi, infatti, coinvolgendo sopratutto immagini del corpo e di suoi aspetti parziali (le gambe, gli occhi…), potrebbero pescare in antiche mappe del cervello formatesi contemporaneamente all’evoluzione del corpo, copiando e adattando le quali si sarebbero costituite delle strutture mentali. Non ci sarebbe da stupirsi se la manutenzione e l’evoluzione della mente si servisse di immagini, trascrizioni, ‘metafore’ di tracce di antiche esperienze fatte dal corpo, a tutti i suoi livelli di organizzazione e di funzionamento. Nei casi visti in questa puntata e nella precedente vengono chiamati in causa processi di differenziazione tra maschile e femminile, tra l’aspetto penetrativo e l’aspetto ricettivo della vita psichica, e processi di una loro ricomposizione. Essi vengono rappresentati in fieri, a partire da una situazione simmetrica (ad esempio i gemelli), e ne viene proposta l‘incorporazione.

Fin’ora si è visto che l’Io del sogno è piuttosto restio a ogni tipo di rimescolamenti.

L’ultimo sogno mostra che questo livello di elaborazione offre le radici a trame più prossime alla coscienza, qui interpretabili’ nei termini della relazione edipica con l’analista, ma in generale da supporsi variabili di caso in caso.

 

Si sono così esaurite le vicende oniriche dell’incorporazione? Il fatto che si mangi un proprio bambino, sia pure uno di due, mantiene una sua grevità che sembra non potersi risolvere così a buon mercato.

 

crs adr0104 Parlo a un bambino ma lui non capisce. si trasforma in un pollo morto e senza testa. Apro l’animale, lo sviscero e lo disosso, non esce sangue. Sparisce il pollo, ritorna il bambino e gli do un ceffone.Un pesce viene infilzato a un muro, un grande pesce piatto, infilzato con un coltellaccio. Ci sono due personaggi, uno dice che bisogna togliere la pelle, e la pelle viene tolta. E poi una voce dice: il narcisismo è un occhio che guarda mentre c’è un’autofagia.

 

Autofagia… è un processo del metabolismo cellulare che provvede a neutralizzare i materiali di scarto, con tutte le precauzioni necessarie a che non vengano eliminate anche sostanze vitali. A un livello sistemico fa venire in mente le malattie autoimmuni. A differenza del sogno giz adra151, dove pure appariva  una dualità bambino/pollo, qui non c’è traccia di sangue, e quindi nessuna contaminazione di umori. Sarà un problema della sognatrice? E perchè viene tirato in gioco l’occhio?

 

E’ da qui, a partire dall’occhio, che proseguiremo con il tema dell’incorporazione.

 

 

 

 

 

 

 


[1] S. Vegetti Finzi  ha dato un’interessante interpretazione a livello psicologico della madre di questa duplicità , individuando un ‘bambino della notte’, inconscio, e un ‘bambino del giorno’  (Il Bambino della Notte – Mondadori)

 

11 Risposte a “7.Il bambino è servito in tavola”

  1. […] era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola; 8. Dalla parte dell’occhio; 8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita […]

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