5. Biancaneve era morta o dormiva?

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di Adriano Alloisio

 (Puntate precedenti: 1. Introduzione a una ricerca2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico; 3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno )

Puntata n° 5 – Biancaneve era morta o dormiva?


Una persona distesa a occhi chiusi su di un letto; l’Io del sogno sa che è morta.

O magari è riversa a terra, c’è anche del sangue, e lui ha perfino assistito alla sua uccisione. Potrebbe pure essere decapitata.

Quasi sempre però vediamo che coloro che sono morti, nello stesso sogno  di lì a poco sono vivi e vegeti, senza che per essi sia stato messo in scena alcun rito magico di resurrezione. Oppure stanno a metà, sono nella bara ma parlano. Questo modo di presentarsi della morte è un dato di certo famigliare alla gran parte dei sognatori; come leggerlo?

Di solito lo si legge così: si dà per acquisito che nel sogno possono accadere cose assurde, e questa storia non fa eccezione: quel tale prima è morto e poi è vivo.

L’Io del sogno di solito si accorge della stranezza della cosa, ma non ci fa caso più che tanto, e non si spaventa, come invece avverrebbe – suppongo – in analoghe circostanze  nella veglia.

Ma al di là della logica dell’Io del sogno (che si limita a constatare un’assurdità), e della nostra della veglia, esiste un’altra interpretazione, che non appartiene alla logica: quella persona era sia morta che viva.

Nell’inconscio, dice Matte Blanco, il principio di non contraddizione non esiste. Andrebbe aggiunto: ve lo applica, così come può, l’Io del sogno.

Dirò che  l’immagine di quella persona era in uno stato di ‘sovrapposizione’ di morte e di vita, stato che non si dà nella nostra esperienza della veglia, e che viene pertanto tradotto in accordo con la limitata coscienza dell’Io del sogno attraverso una successione dei due stati (prima è morto e poi è vivo, o viceversa), o una loro giustapposizione (è morto e parla), dando luogo a situazioni ‘assurde’.

Faccio differenza tra sovrapposizione e giustapposizione: la prima corrisponde a una realtà psichica che nel sogno può emergere, un tipo di realtà che, nella nostra coscienza evoluta, non siamo abituati a mettere a fuoco, se non con uno sforzo intuitivo, oppure in un contesto poetico; la seconda corrisponde letteralmente a quanto appare nel sogno, al confronto con la prima solo un accostamento sintattico, non più profondo di un cartone animato.

Un paio di esempi molto espressivi:

xxx lal0009 Devo andare al funerale di X,  prima però passo a prenderlo vivo al pronto soccorso di un ospedale. Riesco a sapere che si trova all’ultimo piano di quell’immenso grattacielo che è l’ospedale, e che l’unico modo per arrivare lassù è quello di salire su un montacarichi su cui si trovano due lettini. X è considerato morto e quindi non gli sarà concesso di venire via con me, devo aiutarlo a fuggire. (…)

 

rau adr 0036 Mio cognato è morto, senza causa. A distanza c’è una bara; io sistemo dei fiori, margherite gialle e bianche. Lui è in piedi in pigiama e dice:” nonostante tutto non ho neppure una frattura alle gambe, sono solo gonfie.”  A tratti piango.[1]

 

Posso leggere questi sogni sia in un modo piatto, con la logica secondo la quale con le immagini tutto è possibile e consentito, oppure mettendo in moto un atteggiamento di réverie dove può emergere la percezione che i due stati sono solo apparentemente contradditori e possono sostanzialmente trovarsi mescolati, o sovrapposti. Immaginando, in altre parole, che la realtà psichica dalla quale il sogno emerge ci sfugga, e possiamo averne solo una lontana intuizione.

Sono ricorso alla parola sovrapposizione perchè la situazione ha dei punti in comune con quella dell’esperimento ideale e paradossale della fisica quantistica, noto come il “gatto di Schroedinger”,  che vede l’animale in uno stato indeterminato morto/vivo, che si determina solo quando lo sperimentatore va a guardare aprendo il coperchio dell’infernale scatola in cui lo sfortunato gatto è rinchiuso, e dove è accaduto un evento quantistico eventualmente letale. Paradossi di questo tipo si verificano realmente in un mondo dove al posto dei gatti ci sono particelle subatomiche, e hanno fatto dire ad alcuni che è proprio la coscienza dell’osservatore nel suo ‘aprire il coperchio’ o nel suo misurare, a sciogliere questi onnipresenti e ingarbugliati stati sovrapposti, fornendoci una percezione univoca del reale. Nel mondo onirico queste indeterminazioni appaiono, e scompaiono non appena l’Io del sogno decide di ‘aprire il coperchio’ : le incontriamo spesso, l’atteggiamento mentale che è richiesto dalla loro lettura non è poi così tanto folle; nella fisica quantistica, alla quale qui ricorro come a una metafora,  accade ben di peggio.

L’Io del sogno, che non sa nulla di sovrapposizione, ma che al più accetta senza batter ciglio, come nei due precedenti esempi,  i paradossi facendoseli scivolare addosso come naturali, di solito ha già fatto una scelta quando incontra la persona originariamente morta/viva; o meglio l’immagine è arrivata all’Io del sogno nel modo con cui lo stesso era in grado di recepirla, un’immagine oscillante tra due opposti univoci.

Abbiamo visto che l’esistenza simultanea dei due stati viene rappresentata in modo paradossale (il morto si mette a parlare), oppure dispiegata nel tempo come una successione morte – vita dello  stesso personaggio. C’è anche un’altra via d’uscita: attribuire i due stati a personaggi diversi, dove più spesso a restare vivo è l’Io del sogno. Scelte che poi hanno una conseguenza nel proseguimento del sogno, un po’ come avviene nel film Sliding Doors.

Quale sia la ‘scelta’ dell’Io del sogno non sarà dunque indifferente per l’andamento successivo, ma l’interprete deve sapere che dietro all’immagine vista nel sogno e raccontata ci sta anche qualcosa d’altro, uno stato opposto sovrapposto al primo, una sorta di sandwich che non ha immagini univoche corrispondenti nella veglia, e che poi – attraverso allo sguardo dell’Io del sogno – viene determinato in una tra diverse possibilità. O dovremmo ricorrere alle parole del mito o della fiaba, come in Biancaneve, dove queste contraddizioni sono all’ordine del giorno.

Sembrerebbe così di essere approdati alla differenza tra la determinazione offerta dalla logica univoca del segno (o è vivo o è morto) rispetto all’indeterminazione suggerita dal simbolo (la morte rimanda a un’altra sorta di vita, e con essa coesiste). Ma non è così, perchè dal simbolo siamo ancora lontani, e siamo forse in territori della psiche dove le opposizioni incominciano appena a prendere forma.

Mentre il simbolo (junghiano) è un punto, posto all’infinito, di arrivo e di sintesi al fondo di un conflitto tra opposti, nel nostro caso il morto/vivo-addormentato è un luogo originario, una sorta di cellula staminale, dove gli opposti non si sono ancora differenziati (e dove morto non è distinguibile da addormentato): tutto al contrario di un simbolo, che è invece una sintesi di opposizioni, così come non è simbolico lo stato indefinibile di Biancaneve – morta o addormentata? –  nel suo sarcofago di cristallo, e del quale il bambino, e noi con lui, non si meraviglia. Stato che ritroviamo anche nella Bella Addormentata, come in numerosi miti, fiabe, riti iniziatici, tipici del mondo magico.

Il modo con il quale l’Io del sogno percepisce e conosce questi stati originariamente di indistinzione è fortemente attratto dal principio di non contraddizione per cui è necessario fare un percorso a ritroso di ricerca ‘etimologica’, come quando uno stesso lemma poteva avere nelle lingue antiche significati opposti. Per indicare quello stato di sovrapposizione tra morte e vita  userò l’espressione trance onirica.

Nel mondo presimbolico degli oniremi le immagini, anche quando sono nitide e univoche, provengono da un terreno polisemico che può venire almeno in parte ricostruito confrontando le variazioni che esse subiscono in trame presumibilmente ripetitive in sognatori diversi, e cioè nell’insieme dei sogni.[2]

Tuttavia la definizione di un onirema si regge su astrazioni a monte che non hanno giustificazioni secondo una logica deduttiva, ma nascono da intuizioni non dimostrabili, relative alle oscure origini della conoscenza della realtà.

Se sogno una mia gamba, pur non essendoci dubbio che la percepisca anzitutto come quell’organo che uso per camminare, sono condizionato anche da come la percepivo nella primissima infanzia, quando ancora una gamba non serviva per camminare: ma come la sede di piacevoli sollecitazioni e scariche, lungo le due gambe alternativamente.[3]  Nel cervello il riflesso dell’alternanza (e qui sono mie supposizioni) – consolidatosi con le esperienze della suzione – si potrebbe essere esteso ai rami motori, pronto a fornire lo stampo e gli strumenti per la strutturazione mentale di altre alternanze: sì/no, prima/dopo, l’uno/l’altro, uno/due….

Non credo che nella  prima infanzia esista il concetto di morte. Una bambina di due anni schiaccia una formica con un dito, osserva che quella non si muove più, e dice: ‘la formica si è rotta’.  Ma esiste l’esperienza del non esserci, attraversata con il cadere nel sonno, con la paura di non risvegliarsi, che solo in età posteriore confluirà nell’immagine e nel significato di morte.

Anche se certe immagini e le conseguenti emozioni dell’Io del sogno  sembrano farla momentaneamente convergere verso il significato univoco dell’uso comune, la ‘morte’ è dunque solo una determinazione in cui collassa (è ancora un termine mutuato dalla fisica) un’originaria polivalenza e sovrapposizione di opposti non ancora differenziatisi, come invece avverrà con il binomio ‘morte e resurrezione’ che famigliarmente ricorre nel lessico simbolico.

Naturalmente lo stesso si può dire per ‘nascita’. A volte il neonato è visto in trasparenza dentro l’utero, o nasce già grande e parla, o muore appena nato, o nasce con caratteristiche animali. O, ancora prima, la pancia si sgonfia e dentro non c’è nulla. Ossia è un non-neonato.

Nel mondo degli oniremi quasi tutte le parole andrebbero virgolettate, come morte, nascita, sangue, gravidanza, occhio, gamba, acqua…dove il ricorso ad esse nel racconto del sogno non è arbitrario, perchè si presentano (o così le interpreta l’Io del sogno) utilizzando alcune caratteristiche dell’esperienza diurna, che è univoca; ma nello stesso tempo vivono della loro provenienza doppia, che le accompagna come un’ombra, a volte esplicitandosi.

Ma dovrei virgolettare troppe parole, per cui lo farò solo al loro primo ingresso.

Osservo che le immagini che suggeriscono all’Io del sogno l’interpretazione ‘morte’ subiscono vicende non diverse da quelle di altre immagini dove sono rappresentati stati alterati di coscienza, tipicamente il sonno, il sognare di dormire, e altri che presto vedremo, così come vengono definiti dall’Io del sogno.

Quindi mettere un unico cappello, per quanto elastico e provvisorio, quello che ho chiamato  trance onirica, a immagini che l’Io del sogno cataloga di caso in caso come realtà diverse – morte, sonno, paralisi, ubriachezza…-  è un atto interpretativo, di cui il ricercatore si prende la responsabilità, contraendo un debito, quello di dover prima o poi giustificare quella generalizzazione, mostrando che quei fenomeni, pur essendo diversi, possono essere visti possedere qualcosa d’altro che li accomuna.

Fatta questa lunga premessa, che vale per ogni onirema che introdurrò (già avevamo visto due esempi di sovrapposizione: essere grasse ed essere incinte, essere incinte e avere le mestruazioni) passo a precisare alcune trame che stanno nel territorio della trance onirica.

Si tratta di trame dove sembra verificarsi un indebolimento della presenza a se stesso dell’Io del sogno, il non essere più in accordo con lo spazio e con il tempo esterni, il possedere una coscienza offuscata, paralizzata o del tutto inabilitata, se non a rischio di esistenza; situazioni che – seguendo J. Hillman – sono tipiche di un “passaggio nell’al di là”, o “passaggio nel mondo dei morti”.

xxx adr00161 Sogno di dormire, e di venir svegliata da mia figlia; la quale mi avverte che c’e’ qualcuno che sta per venire a prendermi, sono delle anime nere vendicative, perchè io non avrei liquidato come avrei dovuto una colf nera che ho licenziato. Grande angoscia.

 

‘Sogno di dormire e di venir svegliata’ è una formula tipica per raccontare, attraverso ciò che si presenta come una sequenza,  la sovrapposizione di due stati, dove quel ‘venir svegliati’ non corrisponde a un ritorno allo stato precedente a quel sonno onirico, ma a un ‘essere svegli mentre si è immersi in quel sonno’,  mondo di cui si teme l’apparizione proprio perchè finalmente le ‘anime nere’ si possono manifestare, e si è abbastanza svegli per vederle. La necessità o meno di questo passaggio attraverso il sonno-morte probabilmente dipende dalla struttura di quel particolare Io del sogno, se è in grado o meno di entrare direttamente in contatto con il mondo estraneo delle anime nere, senza il filtro del sonno.

Il ‘mondo infero’ non ha dunque un’esistenza  – per così dire – oggettiva, ma i suoi confini sono relativi alla prospettiva che ha l’Io del sogno sulla propria permeabilità, facendo così della trance onirica un onirema tutto particolare, in quanto possiede un nocciolo che dipende dalle caratteristiche del sognatore.

Qui di seguito propongo un elenco tutt’altro che esaustivo delle situazioni in cui parlerò di trance onirica, e che raggruppo secondo due filoni.

Stando a un primo filone è lo Scenario a funzionare come elemento estraniante o paralizzante:

entrare in un tunnel di cui non si scorge l’uscita

(rischiare di) cadere nel vuoto

essere in ritardo, aver l’orologio che si guasta; distorsioni del tempo

attraversare un confine e trovarsi in un paese sconosciuto

essere in una situazione labirintica

dover stare in coda

trovarsi in situazioni di grande pericolo

venir aggrediti da morti-viventi, del tipo degli zombi

L’Io del sogno resta dunque integro, ma il suo rapporto con la realtà si fa difficile: egli si perde materialmente, o non sa più dov’è e perchè, non ha più il senso dell’orientamento, o entra in situazioni angoscianti senza sapere se ne potrà uscire. Possiamo mettere in questa categoria i casi nei quali l’Io del sogno deve confrontarsi con il tempo, sopratutto quando si sente in ritardo, o quando ‘si ferma’ perchè è in attesa forzata in una coda. A proposito di code mi è stato raccontato questo sogno curioso:

 

Si discute sulla etimologia di certe parole. Mia sorella dice: quando si dice che uno è in coma, siccome in inglese comma vuole dire riga, significa che uno è in coda, e in effetti alla fine della coda uno è sfinito, e va in coma.

L’attesa forzata si apparenta al ritardo e ai guai che possono capitare agli orologi.

Il venir meno dell’orologio è il segnale che ciò che filtra del tempo della coscienza è fluttuante, sta per ritirarsi sullo sfondo: come per gli orologi persi, rubati, rotti, impazziti, caduti, riempiti d’acqua.

Le normali confusioni nella sequenza cronologica del racconto (‘non ricordo quale scena venisse per prima…’), sono da distinguere dalle distorsioni temporali, come l’arresto o il rallentamento del tempo che pongono l’Io del sogno – ancorato al tempo dell’orologio, e cioè della coscienza diurna – in dissincronia con l’evoluzione dello Scenario.

Il secondo filone comprende i casi in cui sono le facoltà dell’Io del sogno, e in particolare del suo corpo, a indebolirsi, o a minacciare di venir meno:

venir presi da vertigini

cadere (o temerlo, essendo in un luogo esposto alla caduta)

avere difficoltà di respiro

sentirsi morire (o temerlo, prevederlo)

addormentarsi

venir drogati (o temerlo)

essere ubriachi

svenire, venir presi da un mancamento alle gambe e cadere a terra

non vederci più

I due filoni in parte si sovrappongono quando la situazione esterna mette a repentaglio il corpo, come nei sogni di salite impraticabili o di rischio di cadute, o di aggressione da parte di zombi.

Ci sono dei sogni in cui si accavallano diverse circostanze del tipo di quelle elencate:[4]

xxx lal0029 Sto scendendo a rotta di collo lungo una china, preceduta da due ragazzi (che nella realtà erano drogati, e ora sono morti), senza potermi fermare. So che è una discesa verso la morte. Arrivo a un masso rossastro, al di là del quale c’è un fiume e dentro vi sono i morti, come se fossero vivi. So che la morte consiste nel superare quel masso, che è ripidissimo. I morti dicono che per poterlo fare bisogna ubriacarsi. Nè io nè i due ragazzi lo sappiamo fare, e vi rinunciamo. Mi trovo in una camera d’albergo vestita di verde, con scarpe verdi ai piedi.

 

Fanno da battistrada due ragazzi che si sa essere drogati e morti

Non ci si può fermare nella discesa, come se fosse una caduta

Bisognerebbe ubriacarsi, per poi

saltare giù in un precipizio, e

alla fine tuffarsi nel fiume dei morti

Il momento più angosciante è di solito il presentimento della fine. Tuttavia è raro che l’Io del sogno sostenga fino all’ultimo la rappresentazione di una propria morte, per lo più ci si sveglia prima; oppure resta un barlume di coscienza a registrare l’evento, come se accadesse uno sdoppiamento tra chi muore e chi si guarda morire. Si verifica invece di frequente che la morte venga spostata su di un altro personaggio.

Le interpretazioni correnti in questi casi vanno a cercare una spiegazione nell’inconscia aggressività verso il personaggio che viene fatto morire. Può anche darsi che l’aggressività abbia un suo ruolo (ma verso chi non nutriamo un’aggressività inconscia?), ma la scelta del personaggio è in questi casi molto secondaria.

Il coinvolgere nella trance un secondo personaggio ha anche la funzione di sciogliere lo stato di sovrapposizione morto/vivo nei due stati distinti di morto e vivo: l’Io del sogno è nel pieno delle sue facoltà mentre un altro personaggio sta nell’al di là.  Ma poi la sovrapposizione si sposta sul morto, che parla e si muove nella bara…

teq adr0103 Mia zia è accucciata, inerte, all’interno del camino, e se ne deve fare il funerale. L’addetto alle pompe funebri mi spiega che la zia non era morta, solo veniva data per morta. Ora invece era morta davvero, o sarebbe dovuta morire, e si attendeva il suo funerale. Davanti c’è una bara imbottita con una chiazza di sangue, che so essere uscita dalla bocca della zia, ed  è la riprova che la zia nella bara non era morta. Ora la zia sembra non sapere che deve morire, e anzi manifesta una certa vitalità, e dice che dovrà fare pipì.

 

mrr adr0091 Mia madre sta lavandosi nella vasca da bagno, e mio padre è sdraiato su un lettino tipo obitorio, come morto. Egli dà segno di svegliarsi e si solleva mettendosi le mani nei capelli, perchè ha male alla testa. Io corro dalla camera al bagno gridando che è vivo, e che rischiavano di seppellirlo vivo, non so se sono più felice o disperata per quello che stavano per fare.

 

Quindi quasi mai il morto è…davvero morto: si alza dalla bara, o comunque si muove, e qui butta fuori sangue e pipì, si porta le mani alla testa….

Nel sogno la morte non ha dunque nulla a che fare con la morte della veglia, è uno stato transitorio, che l’Io del sogno trasferisce in genere su altri personaggi.

Sono rari i casi, del tipo di quello appena visto, in cui l’Io del sogno, dopo una ‘resurrezione’, dica: “ma allora forse mi ero sbagliato a considerarlo morto”. No, rimane al più stupito, raramente angosciato, e continua come se nulla fosse il suo rapporto con l’ex morto.

amc adr x003 Ancora quella stanza (dove mi dicono che io sia nato, e dove è morta la nonna). C’è una bara aperta, con dei drappi molto chiari. Dentro c’è una mia conoscenza  che sta parlando normalmente con me. Mi dice alcune cose sul mercato dei mobili antichi, cose che contesto. Poi esco dalla stanza e salgo in quella in alto, devo prepararmi per uscire e cambiarmi d’abito. Mi accorgo che ho un buco in una calza, e penso che resterà nascosto dentro la scarpa.

 

Il buco della calza – in accordo con la congettura di Propp – Ginzburg sulla connessione tra monosandalismo e viaggio nel mondo dei morti – sta a dire che siamo in un terreno di passaggio verso un al di là; ma viene nascosto, e lo stato di sovrapposizione della trance viene tutto spostato sull’amico nella bara, rispetto al quale l’Io del sogno per di più ha un atteggiamento oppositivo.

Cosa possiamo supporre che sia il ‘mondo dei morti’? Forse un luogo di enti per i quali nel complesso dell’Io non esistono codici di decifrazione, e che per essere avvicinato richiede all’Io del sogno il sacrificio dell’interezza della sua stessa presenza, della sua identità, sacrificio che viene spesso rappresentato con una castrazione (come il monosandalismo)?

E cosa dovrebbe avvenire entrandovi?

Probabilmente non c’è una risposta sola. Ma almeno un filone di indagine mi sembra di poterlo individuare.

Vi sono diversi sogni, nei quali la trance  è accompagnata dall’apparire di una luce, o di un’esplosione, o da una forte scossa elettrica, . Qui di seguito alcuni esempi.

il lampo di un flash che fa cadere stecchiti, una foto che mostra una pelle trasparente, una lampada che scarica una scossa fortissima:

 

brz ser 0033 (…) Entro in uno strano parrucchiere-negozio, per comprarmi uno sciampo. Chiedevano di “schedarmi” come cliente con due foto, una di “capelli” e una di viso. Ma il flash per due o tre volte mi faceva svenire, anzi, mi faceva cadere a terra “stecchita” e ricadere la prima volta che tentavo di rialzarmi. Il tutto avviene con un pò di disagio mio, soprattutto verso questa strana commessa: un pò di spavento, ma soprattutto stupore, come per un’esperienza quasi paranormale. Comunque, quando stavo per andarmene rifiutando altri tentativi mi facevano vedere che l’ultima foto era riuscita nonostante lo svenimento. Era abbastanza bella e quasi in trasparenza attraverso la pelle, sfumate in modo da apparire più chiaramente andando verso il profilo del mio viso, si vedevano le montagne dello sfondo. Mio padre aggiustando una lampada prende una scossa fortissima, che quasi sento anch’io, e cade anche lui “stecchito” (ma io temo anche morto).

da un bagliore innaturale, a un ‘ripiegamento’ della coscienza, a un ospedale (l’ospedale è un mondo tra la vita e la morte):

ror adr 0240 C’è un enorme palazzo, e dietro c’è un attimo di bagliore innaturale. Qualcuno mi porta dentro da qualche parte, e non vedo. Poi esco, non c’è più il bagliore, sento una forza che mi butta a terra incosciente,come morta. Ma ero presente, e sentivo come un ripiegamento continuo della coscienza su di sè, come se la vita se ne andasse. Però sono sempre presente. Ora sono malata, tutti sono preoccupati, sono in ospedale per fare analisi (…)

 

delle ‘allucinazioni’ , in un mondo di morti:

 

chh adr0005  (…) casolare di campagna. A un piano vedo tanti letti con corpi nudi e irrigiditi, non so se siano cadaveri; penso a qualcosa tra un manicomio e un gerontocomio. (…). Qualcuno annuncia ad alta voce che il regista Nanni Moretti è morto. Chiedo perchè, e mi rispondono perchè ha avuto dieci allucinazioni. (…) mi raccontano di averlo visto morto drogato riverso sulla tenda della doccia. (…)

 

uno sparo dalla cabina di ‘proiezione’ (da dove viene emesso un raggio di luce):

dam adr0138 Sono al cinema con mia madre. Dalla cabina di proiezione sparano, e ne vengo colpita. Penso: questa volta è toccato proprio a me. Cado, mia madre urla. Io le raccomando di sdraiarsi.

 

semiaddormentata, in attesa dello scoppio di una bomba:

 xxx adr0035 Sono ai bordi di un pozzo, con gli occhi socchiusi, come addormentata. Mi ricordo di essere lì per sfuggire ad un attentato: ad una festa doveva essere fatta scoppiare una bomba collegata con una torta, la bomba era in una macchina lontana. Arrivano tre persone e io mi difendo con una chele di scarabeo.

 

l’esplosione come un veleno:

 

giz adr 0272E’ la mia solita battaglia. Ci sono anche due uomini, uno dei due è un nano menomato zoppo con grosse malformazioni fisiche. Io sono ammalata, la malattia peggiora, sono gialla. Mi ribello, non accetto, provo se è possibile qualche soluzione, specialmente lo zoppo mi dice che non c’è soluzione. Tutti e tre dobbiamo morire, mi sembra che allora beviamo un veleno. Ora sono convinta anch’io, aspetto, bevuto il veleno intravedo un’esplosione, come se fosse quella la morte che attendevamo.

 

il fuoco precede l’arrivo dei morti viventi:

 

giz adr 0348 Sono su un’isola circondata da un canale. Lì io sono la responsabile di molti ragazzi. C’è il fuoco, brucia tutto. Si sa che quando il fuoco si sarà esaurito l’isola verrà invasa dai morti viventi.

Rileggendo questi sogni il pensiero mi è andato a una lettura molto lontana nel tempo, “Nuovi studi sul sogno” (Astrolabio, 1974), di Angel Garma, psicoanalista considerato tra i padri della psicoanalisi argentina.

Nel libro ci si imbatte in una sua interessante (almeno per chi si occupa di oniremi) tesi secondo la quale i sogni dove appaiono luci e abbagliamenti avrebbero la loro radice nel ‘trauma primario’ della nascita, che fornirebbe così la falsariga per la messa in scena di conflitti e di traumi attuali.

L’abbagliamento in particolare ripercorrerebbe il momento in cui il neonato viene a contatto con la luce. Scrive Garma:

(…) a volte è possibile osservare nei contenuti dei sogni una connessione regressiva tra le esperienze traumatiche dovute al conflitto psichico che provoca il sogno e l’esperienza dell’abbagliamento al momento della nascita. E’ come se le esperienze traumatiche ulteriori tendessero regressivamente a manifestarsi nello stesso modo in cui si manifesta l’esperienza trumatica della nascita, assumendo così la forma di un abbagliamento più o meno mascherato, e questo costituirebbe l’allucinazione primaria. Tale abbagliamento appare spesso nei sogni sotto forma di contenuti brillanti. (A. Garma, op. cit. pag 94).

Ho potuto verificare che esistono dei sogni nei quali al tema della luce improvvisa o dell’esplosione si accompagna il tema della nascita o di uno stato prenatale. Qualche esempio:

trance, gravidanza, flash dei fotografi:

elh adrc037 Dalla finestra vedo la X in strada, ferma che aspetta l’autobus. Improvvisamente si piega in due e cade per terra; so che è incinta e penso che chi l’ha uccisa ha in realtà ucciso due persone. Mi precipito giù in strada. X è stesa sull’asfalto e ci sono giornalisti che scattano fotografie per la cronaca e lampi di flash. Mi avvicino, la X si rialza, e si allontana con me dicendomi che ora mi spiegherà cosa veramente le è successo.

 

esplosione, deposizione e schiusura di uova :

maz ser0090 Sono in una casa con un  gruppo di  donne, e una coppia. So  che  avverrà  una esplosione. Riesco  a pormi al sicuro, e a mettere al sicuro anche le donne.  Insieme, assistiamo  alla disintegrazione  della coppia, che è  rimasta all’interno dell’appartamento. Ora sono un pesce. Depongo delle uova  e poi  muoio. Arriva  un pesce maschio, che feconda le uova, dalle  quali nascono  gli avannotti.  Il lago  si riempie di bellissimi pesci azzurri.

 

una luce; discesa in un ‘al di là’, un mondo di bambini-diavoli:

 

teq adr0316 Ho sognato l’al di là; qualcosa in cui stavo o che dovevo raggiungere. Da lì veniva una luce, una torcia. Ero seduta in un refettorio, sola su una panca; poi veniva una persona che mi spingeva a “scendere” verso questo altro mondo, nel quale anche sono. Qui ci sono dei bambini che solo io vedo, e ai quali parlo, e che man mano che questo mondo si definisce io definisco come diavoli, che però non sento in relazione con qualcosa di cattivo.

 

esplode una casa; un battesimo:

mru adr0002 Una mia amica mi invita al battesimo della figlia . E’ domenica, e non ho un abito per la cerimonia, i negozi sono chiusi. Ne trovo uno aperto dove prendo un abito passabile. Vengo a sapere che un’ala della casa è esplosa. Vado a casa, e vedo che dove abito io è rimasto intatto.

 

In questo quadro, riassumendo, una delle funzioni della trance onirica sarebbe (Hillman) quella di portare l’Io (attraverso l’Io del sogno) alle soglie di un al di là, per smussare l’atteggiamento ‘eroico’ della coscienza. Questo passaggio corrisponderebbe invece (Garma) alla rievocazione di un mondo prenatale, dove si riattraverserebbe il momento traumatico della nascita, per esprimere un conflitto attuale.

Che la nascita sia un momento massimamente traumatico non c’è dubbio, ma in esso non si manifestano solo forze distruttive tali da essere le sole a lasciare una traccia: se siamo al mondo, è perchè siamo in quel momento anche diventati sede di forze evolutive decisive, che hanno avuto la meglio. Perchè dunque sarebbero rimaste attive solo tracce traumatiche negative, come ad esempio l’abbagliamento (e altre che vedremo nel seguito)?

Possiamo fare qualche passo in più per capire cosa può succedere nel mondo dei morti? Sarà l’argomento della prossima puntata.

 

 

 

 


[1] Al momento del racconto non ho approfondito se la constatazione di un evento ‘senza causa’, appartenesse al narrante o all’Io del sogno, cosa che – nel secondo caso – sarebbe coerente con il fatto che siamo in un mondo dove non vale il principio di non contraddizione, e quindi neppure il principio di causa effetto.

 

 

[2] A questo proposito non possiamo nascondere che siamo all’interno di una circolarità: due trame sono simili (e diciamo che appartengono allo stesso onirema) se presentano immagini che ci appaiono equivalenti, ma queste a loro volta ci suggeriscono la loro equivalenza anche perchè appartengono a trame che ci sembrano simili.

 

[3] Riflessi di flessione-estensione, e riflessi controlaterali rispetto all’altra gamba, a loro volta stimolati dallo sfregamento della pianta del piede su di una superficie.

[4] Ricordiamo come si apre il film di Bergman “Il posto delle fragole”. L’anziano prof. Borg, alla vigilia di un viaggio che – se per un verso lo conduce alla celebrazione dell’apice della sua carriera – per un altro lo condurrà in zone dimenticate e dolorose del suo passato, sogna di essersi perso in una città sconosciuta, deserta, le finestre delle case sbarrate, dove un orologio di strada è – alla pari del suo – senza lancette. Giunge un carro funebre senza nessuno alla guida, urta contro un ostacolo, ne scivola giù la bara, si apre il coperchio, e il professore ravvisa se stesso nel cadavere che vi giace, e che cerca di attirarlo a sè.

Il mondo dei morti – per Bergman, in questo caso, è il mondo del rimosso – si esprime sia con l’emergere di un non-tempo, sia con il cadavere che aggredisce l’Io del sogno.

http://www.youtube.com/watch?v=diZ96F_4P88&feature=related

13 Risposte a “5. Biancaneve era morta o dormiva?”

  1. […] personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in […]

  2. […] tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in […]

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