Il discorso di Psyche

Dei tanti occhi per guardare Psyche, dei tanti linguaggi per parlar di Lei, dei tanti aspetti che fino ad oggi ha assunto, questa stanza vuol ospitare testimonianze brevi, piccoli frammenti, feriali o importanti citazioni. Stralci di narrativa, strofe di poesia, forme miste a immagini. In essi il concetto non figura, non è mai nominato, ma sempre sotto inteso; al suo posto l’evento, l’oggetto. Senza spiegare le corrispondenze. Un prodotto senza l’intenzione. Il corrispondente viene solo intuito. E diversamente da ciascuno.

Per scoprire ancora una volta (ri-scoprire) come metafore, analogie, simboli oscuri bene s’intendano con qualcosa che abbiamo dentro, senza che noi nulla si sappia. Modi che fanno dallo scarto dal pensiero logico la loro stessa ragion d’essere; e cercano la chiave che disserra il chiuso insight con immagini suggestive, inedite, impreviste. Immotivate. La cercano con scarti improvvisi, incongrui, da un tema all’altro. E ci danno brani sovrapposti senza logica (la carne è triste e ho letto tutti i libri), brani connessi solo da emozioni simili, da simili suggestioni, da ritmi che ne dicano la continuità
Sono le confuse parole che la baudelairiana foresta di simboli ancora lascerà fuggire, gli “echi che da lungi si confondono”, che cantano Psyche senza nulla “che posi e che pesi”. È il canto ambiguo della sfumatura dove il vago si sposa al preciso, e che per Verlaine raggiunge l’intima essenza delle cose. Quasi suono che dilegua, trasmette conoscenza in modi che fuggono la parola concettosa.

Il concetto tace. A volte servono un particolare tipo di silenzio e una lingua strana. Servono a capire cose ad altre vie precluse. Come questi versi di uno di noi.

Questo particolare tipo di silenzio / che è sceso piano / tra le mie labbra e gli occhi chiusi /a mezzo di un sorriso / che non ti so spiegare, è così difficile … Questo particolare tipo di silenzio / mi parla in una lingua strana.

“Non ti so spiegare, … è una lingua strana”. Pensiamo alla forza penetrativa di certe espressioni in una lingua strana, che sole possono arrivare al cuore. È così difficile altrimenti aprire certe porte. Pensate se un analista avesse potuto, a un triste anziano di Castelvecchio, restituire qualcosa del genere: “Caro Giovanni, in lei oggi singhiozza monotono un rivo”. Riflettiamo, col senno di poi, a come avremmo raggiunto per questa via il centro del suo cuore.

Certamente avrete incontrato nelle vostre letture, nel vostro lavoro, luci improvvise, pepite preziose, frammenti di prosa o poesia che possano, nella loro potente brevità, dare di Psyche un immagine che resti. O nel migliore dei casi trasformarla. Un breve chiarore che, come la Pizia, non dice ma accenna. Un vostro dono per arricchirci tutti, dal patrimonio dell’umanità passata.

Aspettiamo i vostri brani, con indicazioni bibliografiche. Qui di seguito ne diamo un primo esempio formale (e per lunghezza e per qualità). La raccolta ha provvisorio titolo Frammenti. Frammenti legati però col sicuro filo del desiderio d’insight. Poi altre raccolte seguiranno.