11 – La segreta vocazione degli ascensori

Piccoli sogni simili

di Adriano Alloisio

1 – Introduzione a una ricerca2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico; 3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola; 8. Dalla parte dell’occhio; 8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo 

 

11 – La segreta vocazione degli ascensori

Una vocazione per gli abissi? Per il cielo?  A volte molto meno, diventare un tram:

fer ser0053 (…) è giorno, chiamo l’ascensore, diventa tutto buio, non vedo niente, schiaccio il tasto del piano, mi trovo sul tram, non capisco come sia potuto succedere (…)

 Il pittore futurista Giacomo Balla mi perdonerà se ho appeso il suo quadro ruotandolo di 90°, cambiandogli anche titolo, “Velocità di un ascensore” anzichè “Velocità di una motocicletta”.

L’operazione è meno arbitraria di quanto possa sembrare, almeno nei sogni, dove i movimenti, orizzontale e verticale, per quanto usati in contrapposizione nelle metafore, sono anche profondamente legati, proprio dalla loro contrapposizione, come se l’uno evocasse  l’altro. L’uno può restare nell’ombra, e poi emergere con prepotenza interrompendo l’altro e sostituendovisi; e l’ascensore può diventare un tram.

Ed è di questo che parlerò nella puntata. Ma prima, qualche cenno in generale sugli ascensori.

I quali non sono certo l’unico caso di movimento verticale – le passeggiate in montagna e le scale sono più frequenti – ma ben si prestano  per esemplificare alcune situazioni limite, che si svolgono per lo più in atmosfere da incubo:

wea adr0002 Mi trovavo in un ascensore che saliva, ma che non arrivava mai al  piano, le porte restavano chiuse. Mi metteva angoscia questa cosa, perchè non sapevo se l’ascensore fosse già  al piano e vibrasse per via delle porte che non riuscivano ad aprirsi o perchè mi  trovavo in una corsa infinita.

zam mar0126 Vado a casa della mia analista, porto con me tante cose sull’ascensore, e alla fine aggiungo anche un’asse da stiro coperta di amianto che mi tengo davanti quasi come uno scudo e che però mi schiaccia e mi toglie spazio. L’ascensore parte e si lancia in una folle corsa, un saliscendi forsennato ad altissima velocità. Anche se il movimento mi toglie il respiro, mi dico che non ho paura e in effetti è così, non ho proprio paura e so che quello strano e inconsueto andare finirà. Scendo su un’alta terrazza con lastroni di cemento e mi preparo a scaricare i bagagli e mi guardo attorno. 

I sogni con ascensori sono diffusi e non assecondano il sonno, nella Rete è facile trovare sognatori angosciati che chiedono lumi in proposito. E ne hanno ben d’onde. E’ vano affaccendarsi su enigmatiche bottoniere, tendere l’orecchio verso rumori sospetti, l’ascensore va dove e come vuole lui, alla velocità che decide lui. Può inabissarsi sotto il pavimento della cantina come forare il tetto e restare lì fuori, appeso per le funi, a testa in giù; può incastrarsi tra due piani, oscillare continuamente tra l’alto e il basso; andare lentissimo come elevarsi  a velocità supersonica, dare l’impressione di andare in su mentre sta precipitando, vibrare paurosamente…Fin qui, però, poco di strano: nei sogni tutto ciò che è meccanico sembra fatto per non funzionare, malgrado tutta la nostra buona volontà. Se un’automobile va a marcia indietro contro la nostra intenzione di farla andare avanti, si può sempre credere che impegnandoci riusciremo a imporci, ad esempio accelerando o violentando la leva del cambio. Invece in un ascensore, dopo aver provato con i bottoni, di solito assolutamente inutili, siamo impossibilitati a fare qualunque tentativo: interamente prigionieri e con poco spazio a disposizione, non possiamo aspettarci nulla di buono; nel caso, solo illuderci, se stiamo precipitando, di attutire l’impatto preparandoci con le ginocchia flesse. Si aggiunga che gli ascensori onirici sono in genere angusti, e più vanno in alto e più sono privi di aria, ho visto qualcuno attrezzarsi con bombole di ossigeno.

Essere prigionieri in uno stretto locale che va su e giù a sua discrezione non è rassicurante, e giustifica il senso di angoscia che attanaglia il sognatore, spesso provocandone il risveglio. Al di là dei dettagli che possono incuriosire l’interprete – e cioè: cosa vuol dire che l’ascensore sale? e che precipita? o che va su e giù, o si blocca a metà strada e non porta al piano desiderato? – e al di là di tante possibili varianti che si possono incontrare,  vale una considerazione generale: gli ascensori tendono a impazzire, come ogni macchina, ma i loro passeggeri facilmente sono paralizzati dall’angoscia più che in altre situazioni problematiche, in un treno o in un’auto non ci si sente altrettanto imprigionati. Colpisce l’aleatorietà di quel capriccioso comportamento, magari sembra che partano in una direzione e poi prendono quella opposta, pare che basti proprio poco per far loro cambiare idea, con un andamento tipico di un sistema dall’equilibrio instabile.

xxx dan0008 Prendo un ascensore il quale scende in modo precipitoso fino a piani abissali, poi risale, sfora l’ultimo piano di un grattacielo e si accascia sul fianco come dentro una piscina.

A volte però fanno il loro dovere, e ci portano proprio a quel piano dove abbiamo collocato la casa dell’amico che stiamo andando a trovare. Anche se viene da chiedersi: ma perchè – in un sogno – far abitare l’amico a un piano così alto? E perché ricorrere all’ascensore, quando – con un mutamento di scena che nei sogni è consentito – potremmo immediatamente trovarci davanti alla porta di quell’appartamento? Ho letto interpretazioni secondo le quali l’uso dell’ascensore sarebbe espressione della tendenza dell’Io del sogno (anzi, a detta loro, del sognatore) a voler raggiungere i suoi scopi senza fare fatica. Non è davvero così, ho incontrato sogni nei quali si commentava che prendere l’ascensore ‘sarebbe costato molto di più’ che farsi le scale a piedi. Con quanto precede, c’è da crederci: l’ascensore reca con sè atmosfere e accadimenti per lo più angosciosi, portando spesso il sogno al livello di incubo. Altro che alleviamento della fatica. Viene da assimilare l’ascensore dei sogni a una mosca che, imprigionata in una lunga e stretta bottiglia, cerca disperatamente di uscirne, va su e giù disordinatamente e sbatte contro le pareti. Ho detto ‘l’ascensore dei sogni’ ma avrei potuto anche dire ‘il passeggero che lo usa’, perchè in questi sogni si indovina uno stretto rapporto, quasi un’identità fisica tra il corpo dell’Io del sogno e l’angusto involucro che lo avvolge.

crs adr0094…dopo un cancello l’androne con l’ascensore, nel quale entro: è strettissimo, per una persona. Sento come una stretta, una voglia di liberarmi, ma resisto a starci dentro. Finchè – e sono a un piano alto – esco, mi libero, come se il mio corpo si aprisse, l’ascensore era il mio corpo.

 Un corpo costretto in una posizione eretta, spesso con poca aria, appeso a una fune come una marionetta: i sogni di ascensore sembrano l’espressione di un sintomo, l’effetto di qualcosa che nella macchina del sogno, in quella notte, si è inceppato, una verticalità coatta e incapace di evolvere. Ciò non toglie che ci possano svelare qualcosa. L’onirema dell’ascensore è denso di implicazioni, è un crocevia di altri oniremi, anzitutto di quelli che si riferiscono ai movimenti di dislocazione, e dei quali parleremo in future puntate. Di questi anticipo però una caratteristica, che segna una delle differenze tra moto verticale e orizzontale.

Moto verticale. Nella salita una componente dell’ansia e della vertigine è l’attrazione verso il basso, che si traduce nella paura di cadere; nella discesa agisce un’aspirazione a risalire (si tratta di vissuti che si sperimentano anche nella veglia). In ambedue i casi siamo come legati a un elastico che  ci richiama in direzione opposta a quella del movimento effettivo. Come se il corpo del sogno fosse soggetto  a una coppia di forze contrarie, dove una predomina mentre l’altra resta nell’ombra come un richiamo; nell’ascensore le due forze sono a volte in equilibrio instabile, e basta una piccola differenza per far precipitare il sistema in una delle due direzioni. Servendoci di immagini della meccanica, potremmo rappresentarci il movimento dell’ascensore come emergente dalla rottura di un equilibrio instabile tra forze contrapposte verticali. Trattandosi di instabilità, quella delle due forze che in un certo momento prevale, anche di poco, avrebbe l’effetto di determinare la direzione del movimento, in modo amplificato e inarrestabile, oltre il tetto o sotto il piano terreno. La contrapposizione può però anche risolversi in un blocco o in un’oscillazione senza fine; un’incontrollabilità che non si verifica invece con le scale, dove in ogni momento la situazione è stabile, ogni gradino è una posizione di equilibrio che l’Io del sogno può dominare. Nella tromba delle scale le linee di forza verticali sembrano immerse nello spazio; con l’ascensore, invece, lo spazio è tutto assorbito in quelle linee di forza. La costrizione all’interno della verticalità – generatrice di opposte tensioni tra alto e basso – deve a sua volta fare i conti con una forza centrifuga che continuamente cerca la via di uscita orizzontale.

Moto orizzontale. Qui, invece, siamo molto più svincolati, non ci sono ‘elastici’; è infatti raro che compiamo oscillazioni di andata e ritorno, non c’è un ‘avanti’ e un ‘indietro’, non c’è un’attrazione da parte di ciò che abbiamo lasciato alle spalle, ma solo un ‘avanti’, e al massimo il movimento si perde in un percorso labirintico. La spinta verso l’orizzontalità, nell’ascensore contenuta e compressa, si manifesta nelle vibrazioni della cabina, o nelle inusuali posizioni che essa può prendere; ma soprattutto la composizione delle forze verticali e orizzontali in gioco può generare il movimento a spirale, tipico anzitutto delle rampe delle scale, laddove un breve raggio della componente orizzontale dà luogo alle così frequenti scale a chiocciola; anche gli ascensori a volte seguono una traiettoria a spirale. Vi è quindi una radice elicoidale nel moto dell’ascensore,  effetto della spinta orizzontale di fuga trattenuta.

La differenza si può esprimere con una metafora: il movimento orizzontale è più simile allo scorrere unidirezionale del tempo, mentre quello verticale ne presuppone un arresto (capita infatti a volte che negli ascensori onirici si perda la percezione dello scorrere del tempo). Bisognerebbe inoltre, almeno per quanto riguarda i ‘piccoli sogni’ sfatare alcuni pregiudizi interpretativi. Ho dalla mia J. Hillman, il quale  scrive che se in un sogno ci sembra di dover scappare perché si è inseguiti, la causalità va invertita: si è inseguiti perché si scappa.  Le deduzioni sulla causalità o sulla finalità vanno spesso rovesciate: ci troviamo a prendere il treno per recarci in una qualche località… così almeno ci sembra e così lo raccontiamo:  invece, ci stiamo anzitutto muovendo, o tale è l’intenzione, e a questo spunto  diamo in seconda battuta la finalità di una destinazione, che però percepiamo come finalità determinante. Siamo abituati a pensare ai movimenti nel sogno come dettati da un’intenzionalità di raggiungere una qualche destinazione,  verticali se questa sta in alto o in basso, orizzontali in caso contrario. Si osserva invece che quando una destinazione viene esplicitata essa non viene quasi mai raggiunta, oppure che ci si trova a passare da certi luoghi, o ad arrivare in altri, così, quasi per caso, come se nessuna intenzione ci avesse guidato. All’insaputa dell’Io del sogno sono all’opera delle forze, che lo spingono di qua o di là, il loro equilibrio/squilibrio determinando la direzione, nel piano orizzontale o lungo un asse verticale.

E se non è la finalità di raggiungere una destinazione, cosa ci fa muovere? Si pensi a un palloncino pieno d’aria in pressione, e fermo. Se vi pratichiamo un forellino, non è che si sgonfia e basta, ma si muove, magari si mette anche a svolazzare: l’aria vicino al foro può sfogarsi da lì, mentre la pressione esercitata sulla superficie opposta non è più controbilanciata e spinge il palloncino dalla sua parte. C’è quindi, nell’equilibrio, una ‘voglia di muoversi’, un potenziale spingere da tutte le parti. Se poi ci si muove in una direzione, è perché la pressione che agiva nella direzione opposta si va equilibrando con quella esterna, come nei motori a reazione. Possiamo allora pensare che nel sogno ci si rappresenti un movimento perché di una coppia di contrari ‘tenuti compressi’ uno dei due è venuto meno. L’idea non è poi così stramba dal momento che anche i movimenti muscolari nascono da un analogo gioco di muscoli antagonisti. Nel moto orizzontale l’elemento che è stato ‘buttato fuori’ viene del tutto dimenticato, come se si fosse presa la decisione di non tenere conto di una forza opposta a quella che lasciamo agire. Il movimento potrebbe dunque essere frutto di un atteggiamento unilaterale di qualche parte della mente, dove però, a differenza di quello orizzontale, in quello verticale l’opposto resta nell’ombra, ancora dotato di una sua forza di attrazione. Più viene ignorato, come nel moto ascensionale di un ascensore impazzito, più agisce in direzione opposta destando un senso di angoscia.

Allo stato attuale della mia ricerca, tento di dare dei contenuti alle direzioni verso l’alto e verso il basso, attribuendo alla prima un’attrazione esercitata dall’archetipo paterno, alla seconda da quello materno, ambedue secondo una modalità unilaterale, con un polo che tiene poco conto dell’altro. Non mi soffermo su questo se non per accennare  che l’incontro con l’archetipo paterno è spesso colorato da un sapore incestuoso, o da scena primaria, ciò che aveva fatto dire a Freud che salite e discese, a partire dalle scale, avevano a che fare con tensioni sessuali. Laddove queste opposte attrazioni entrano in un processo compiuto e dialettico, incontriamo movimenti a parabola, prima verso l’alto e poi di caduta/discesa, o viceversa. Problematico è anche capire cosa faccia cambiare direzione, verticale/orizzontale.

Brq adra001 (…) strada tortuosa che percorro in macchina. Ad un tratto vedo venirmi incontro un treno. So che dovrei fare qualcosa, frenare, ma sono preso da un’ondata di rassegnazione, di ‘vada come vada’, non ne posso più. E non faccio nulla. All’ultimo però vedo che la motrice rallenta, anzi, si ferma e indietreggia. Ne scende il conducente, che mi chiede i documenti e vuole darmi la multa. Gli spiego la mia situazione.

Sono alla base di un casamento, la facciata costellata da tanti piccoli balconi. Poi sono in una specie di slitta di legno, che viene issata su con una corda, facendosi strada tra i balconi, lungo la facciata. Penso che sia pericoloso, e infatti la slitta si ribalta, e io mi trovo penzolante e aggrappato a un balcone. Con grande sforzo riesco pian piano a scendere, preceduto da una figura femminile, che se la cava molto meglio di me.

 Qui sembra che l’arresto del moto orizzontale sia dovuto a un movimento opposto compensatorio dell’unilateralità, il treno, dal quale viene contenuto, e che il successivo tentativo ascensionale  ne sia una risultante. Si rileva infatti anche una tendenza del movimento orizzontale a ‘incresparsi’ e passare a verticale.

yyy adr0013 Molte case fittamente adossate;, si erge lentamente e progressivamente un edificio, che eguaglia o supera gli altri in altezza. La gente guarda sorpresa. Mi avvicino e mi accorgo che ad ogni piano c’è un terrazzino con quattro posti macchina, Capisco che il movimento verticale dell’edificio ha la funzione di ascensore per le auto degli inquilini. Sul muro di fondo si aprono due ingressi, penso di ascensori veri e propri.  Poi osservo che i posti macchina sono molto corti, e che una macchina non ci potrebbe stare.

 Sembra di poter concludere: un ascensore dovrebbe dimenticarsi di poter contenere delle auto, ossia tracce del movimento orizzontale. Ma immagino lo sguardo di sufficienza di Freud, se avessi raccontato questo sogno in una delle serate del mercoledì, a casa sua, e le risatine dei colleghi. Avrei avuto il coraggio di replicare: “ma cari signori, è vero che l’idea di un fallo in erezione è persuasiva, e dobbiamo tenerne conto, ma non pensate che le cose siano un po’ più complicate? Ascoltate ad esempio questi sogni, dove il vostro fallo è ancora sezionato in quattro, come nei quattro posti macchina”:

xxx adr0206 Mi trovo in un ascensore che sta salendo. Il pavimento è diviso in quattro quadranti. La cosa terrificante è che, a turno, una di queste quattro parti scompare lasciando così un vuoto. Le persone devono saltare da una parte all’altra per evitare di cadere in questo vuoto. Sento tutto questo come un pericolo e ne sono angosciata. La mia preoccupazione maggiore è per una donna di mezza età in quanto non è capace di saltare bene.

 ste adra040 (…) Devo salire al secondo piano di un edificio dove forse dovrei fare colazione. Prendo l’ascensore, il quale ha una porta per ciascuna delle quattro pareti. Quando si ferma a un piano si apre una delle quattro porte, ora l’una ora l’altra, costringendo – se uno esce – a prendere una strada che non è la sua. Così io esco ed entro per più di una volta (…)

 Ritorniamo al tema iniziale. E’ lecito sospettare che l’orizzontalità sia sempre una segreta intenzione degli ascensori, come traspare anche quando è confinata in movimenti oscillatori, vibrazioni, nell’inclinarsi lungo un fianco – vedi il sogno prima citato di xxx dan – , o in movimenti verticali elicoidali (questi ultimi risultano dalla composizione di un movimento verticale lungo un asse e da un movimento sul piano lungo una circonferenza; lo stesso elicoide compare nei sogni con le onnipresenti scale a chiocciola). In uno dei sogni proposti in apertura (quello di zan mar), il passeggero porta con sé un’asse da stiro tenuta – apparentemente per mancanza di spazio – in posizione verticale come uno scudo: una difesa, fornita dal potenziale movimento orizzontale evocato dal va e vieni del ferro da stiro, che viene però neutralizzata dalla posizione verticale dell’asse. Vanno nello stesso senso trame di questo tipo:

(…) Vado a trovare mio zio. Prendo l’ascensore, ci sono dei ragazzi. A un certo punto l’ascensore va in orizzontale. Poi diventa una corda, che viene tirata, sopra il vuoto

 (…) Mi trovo su  un ascensore,  e lo  piloto come  se fosse  un carrello scorrevole,  per evitare  di essere  presa nella morsa di una macchina  stritolatrice

 (…) Salgo in ascensore con una bionda; dall’esterno si aggrappa un uomo, un barbone ubriaco, che vuol salire anche lui. Non lo lasciamo entrare. Ora l’ascensore è in una specie di Luna Park, e si muove trasversalmente.(..)

 (…) Prendo un ascensore che scende in modo precipitoso fino a piani abissali, poi risale, sfora l’ultimo piano di un grattacielo e si accascia sul fianco come dentro una piscina.

Il seguente è il sogno più curioso  che abbia mai incontrato sull’orizzontalità, quale vocazione degli ascensori:

elo pao 0007 Salgo le scale della vecchia casa in cui abito e giunta al terzo piano mi accorgo che nella tromba delle scale è stato installato un ascensore. Di forma oblunga come un vagoncino ferroviario o un divano, un po’ precario. Penso che sia regolato da un sistema di saliscendi tipo quello delle vecchie lampade a saliscendi da cucina. Penso che se lo sia fatto montare una signora anziana che abita al terzo piano dall’altra parte. In seguito vedendo dal di fuori la casa noto che, in funzione di ascensore, la casa al bisogno si inclina su se stessa a 90° e la facciata va ad adagiarsi al suolo. Poi si rialza. Commento con il mio analista che quel sistema lo trovo molto inquietante. Inaccettabile. Penso a tutti i mobili della stanza che scivolano….. Alla fine la ‘cosa’ è un pulmann del servizio urbano che si ferma davanti a casa tutte le mattine così che l’anziana signora e i suoi ospiti possano raggiungere la stazione e viceversa. Lo uso anch’io.

La citata lampada a saliscendi – ne ricordo di quel tipo nelle cucine della mia infanzia – era appesa a un cordone che si avvolgeva in alto attorno a una rotella, discendendone con un contrappeso, cosicchè la lampada era sempre in equilibrio, a qualunque altezza si posizionasse: proprio come un ascensore con il suo contrappeso. Ma qui l’ascensore, confondendosi con la casa, fa il suo lavoro stendendosi su di un fianco, eludendo la verticalità, in un’ideale situazione di equilibrio…del tutto illusoria, perché ora a scivolare verso il basso è il mobilio, e questo è inaccettabile. 

Il tema è molto vasto e intricato, e l’ho introdotto qui in anteprima perchè gli ascensori intersecano le trame del Due e della simmetria bilatera, le quali – già argomento delle puntate precedenti – hanno per protagonisti le gambe, gli occhi, i gemelli, i ‘due uomini’. La congettura fatta in quella sede era che si trattasse di una dinamica della mente notturna preposta in generale alla gestione delle opposizioni, volta a compensare o a modificare l’unilateralità che condiziona modi di funzionare della coscienza. Le antiche esperienze della prima infanzia con gli elementi simmetrici del corpo e le dominanze che a suo tempo si sono instaurate tra di essi sarebbero, secondo questa congettura, i precursori delle dinamiche mentali che gestiscono le opposizioni, e troverebbero nelle corrispondenti immagini nel sogno il loro laboratorio di manutenzione e sviluppo.

Va finalmente chiarito cosa abbia a che fare quanto sopra col fatto che certi ascensori si dimentichino di essere tali e si facciano sostituire da un altro mezzo che si muove in orizzontale, o lo diventino essi stessi, o prendano ‘posture’ orizzontali. Procediamo per indizi, partendo da questo frammento, dove ritroviamo le due funi del precedente sistema a saliscendi:

wea adr0001  (…) Improvvisamente ci fu un rumore sordo  e l’ascensore con una specie di sobbalzo si inclinò di un angolo, come appoggiandosi su di un lato. Si fermò del tutto a metà strada tra i piani. Sembrava come se l’ascensore fosse rimasto appeso a un solo cavo. Poi, un altro suono sordo, e l’ascensore incominciò a cadere. Dapprima lentamente, e poi sempre più in fretta, più in fretta (…)

Le funi sono dunque due, se una si stacca l’ascensore pencola verso la posizione orizzontale. In modo più esplicito ritroviamo la rottura di una simmetria bilatera in questo sogno:

elh adr0198 Sono una fanciulla a piedi nudi, vistosamente incinta di cinque mesi, vestita  di azzurro. Poi sono nella casa del mio compagno, e sto per salire con l’ascensore, temo di incontrare suo padre. Di fatto arriva, saliamo assieme ad altra gente. Lui mi mette una mano sulla spalla, e l’ascensore prende a muoversi orizzontalmente e diventa un treno.

 Il tocco sulla spalla altera la simmetria bilatera del corpo, come se rompesse l’equilibrio tra le ‘due funi’ di sostegno, consentendo all’ascensore di schizzare via in orizzontale. La traiettoria verticale del movimento si sostiene dunque sull’equilibrio di due elementi simmetrici, incarnati in due parti simmetriche del corpo, avvolti e tenuti assieme da quella specie di camicia di forza dell’ascensore; traiettoria che diventa orizzontale quando la simmetria si rompe, ossia quando uno dei due elementi viene neutralizzato (come la spalla che viene ‘toccata’). Un altro esempio:

cmi adr0023 Devo andare all’ultimo piano di un albergo a forma di torre. Aspetto a lungo l’ascensore e poi mi accorgo che è pronto vicino a me.  E’ un sedile in legno protetto da quattro sponde pure in legno. Entro e incomincio a salire, e tengo gli occhi chiusi per abbreviare il tempo, che sembra non finire mai. Quando li apro mi accorgo che sto precipitando, ma riesco ad arrivare giù senza farmi male. Guardo verso l’alto, tanta gente sta cadendo, tutti si salvano eccetto una coppia che si sfracella. Entro nell’albergo (…) Intanto una gamba, sotto il ginocchio, si sta gonfiando. In infermeria mi ci infilano un ago collegato con uno stetoscopio; è solo una botta (…).

 La fine della corsa dell’ascensore, l’arrivo a destinazione e l’uscita (che è un movimento orizzontale) coincidono con il gonfiore che colpisce una gamba. Oppure il movimento diventa  orizzontale quando si allenta il legame tra i due e ciascuno può andare per conto suo:

ste adra010 Sono una giovane, e prendo un ascensore con un ragazzo. L’ascensore precipita dal 15° piano, e allora tra di noi una promessa di matrimonio. Ma mentre sta per schiantarsi, l’ascensore schizza in orizzontale, in una scuola. E loro: vista la promessa dovremmo sposarci, ma quella era dovuta alla situazione. Ora la cosa cambia, e dobbiamo andare a scuola. E così sciogliamo la promessa, e ciascuno va per la sua strada.

 Il testo propone una sequenza causale del tipo: poiché interviene il movimento orizzontale, passa il pericolo di schiantarsi, e di conseguenza si può rompere la promessa. L’Io del sogno però, come già detto, non sempre è buon interprete della causalità, che a volte va invertita rispetto al senso della narrazione: in questo caso c’è da supporre che la promessa di matrimonio fosse il motore dell’escursione verticale, e che l’ascensore arresti la sua caduta proprio perchè i due fidanzati hanno rotto la promessa, sciogliendo il legame e liberando la componente orizzontale; e non viceversa.

Invertendo il senso del ragionamento, si può fare l’ipotesi che da orizzontale il moto si verticalizzi quando i due opposti, che non erano in relazione, tornano a ‘vedersi’, pur continuando a contrapporsi, alto vs basso.  Che poi questa sia la sola soluzione per rientrare in relazione, o che ci voglia per questo un ascensore, questo è un altro discorso.

Non si esaurisce qui il discorso sulla direzione del movimento, a suo tempo si dovrà far entrare in gioco un elemento essenziale, la natura del ‘peso’ onirico.

 

 

 

 

 

 

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