Vissuti psicologici nella procreazione medicalmente assistita : ipotesi di intervento.


di Stefano Bernardi

dagli: Atti del Primo Congresso Regionale Sezione Sicilia della SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOTERAPIA MEDICA, Sezione speciale della Società Italiana di Psichiatria: LA PSICOTERAPIA NELLE ISTITUZIONI OGGI, Messina, 14 giugno 2003

Con l’evolversi delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, sempre più coppie giungono nei Centri specializzati pieni di speranze : la fecondazione assistita viene vista come soluzione miracolosa. Sottoporsi a tali pratiche è “emotivamente costoso”. In base a queste considerazioni si pensa sia importante una collaborazione tra tecnici della salute. Collaborazione che vada a beneficio della coppia che si reca presso un Centro di procreazione medicalmente assistita.Si stima che in Italia circa 20-30000 coppie all’anno si rivolgano al medico per un presunto problema di sterilità e che solo nella metà dei casi sia possibile emettere una diagnosi certa di sterilità. Tra le cause più annoverate si evidenziano i fattori organici, l’età del concepimento, fattori idiopatici e, in misura inferiore, problematiche psicologiche e sessuali (Flamigni, Mutinelli, 2001).Per la coppia generare un figlio può esprimere la volontà di costruire una famiglia. L’occasione di perpetuare se stessi e di avere un’altra possibilità di vita. La coppia può individuare nel bambino il mezzo per raggiungere un’armonia più completa (Brazelton, Cramer, 1990). La diagnosi di sterilità irrompe gravosamente nella vita della coppia ponendola in una condizione di forte sofferenza emotiva. Essa acquista connotazioni di morte, di diniego della continuità familiare, di angosce di svuotamento, di castigo, di solitudine e di vergogna. Le persone che si confrontano con questa realtà si percepiscono come corpi malati, a cui è stato sottratto il diritto di procreare. Si vedono caratterizzati dalla perdita di qualcosa, che può essere di un prestigio personale, di un senso di sicurezza, di una fiducia in se stessi, dell’autostima (Jacopini, 1992). Tutto ciò non induce solo un cambiamento a riguardo della funzione riproduttiva, ma investe completamente la persona.La scoperta e consapevolezza della sterilità diviene causa di alterazione della vita della coppia, motivo di sofferenza e di angoscia. Essa sviluppa una rottura nella continuità dei processi di evoluzione della personalità, alterando la percezione di sé e del proprio corpo, incrinando i meccanismi più profondi dell’identificazione : l’essere uomo e l’essere donna (Flamigni, Mutinelli, 2001).Nella procreazione si sviluppa una dimensione conflittuale, che include la coesistenza di emozioni contrastanti quali l’accettazione e il rifiuto, il piacere e il dolore, la vita e la morte. L’identità si può incrinare nell’alterazione delle coordinate spazio – temporali, quella del Sé nel tempo e quella del Sé nello spazio (Flamigni, Mutinelli, 2001).Nella donna, durante la gestazione, il Sé nello spazio si esprime in uno speciale senso di completezza che la fa sentire in grado di accogliere, contenere, trattenere, respingere e infine di creare. Rispettando in tal modo il proprio mandato materno.
Per l’uomo il bambino è la riedizione di sé, è la prova del permanere della famiglia nelle generazioni : è la realizzazione della continuità del Sé nel tempo. La coppia sterile sente che le è preclusa la possibilità di entrare nel ruolo di genitori. (Flamigni, Mutinelli, 2001).L’immagine di sé che si sviluppa è una immagine personale negativa, caratterizzata da un flusso di emozioni difficilmente governabili.Le persone si trovano a vivere ambivalenti sentimenti di vergogna e di invidia verso chi ha avuto la possibilità di procreare. Si disprezzano e si sentono disprezzati per questa loro incapacità a procreare.
La coppia avverte in principio un vero e proprio shock, a cui non era preparata. Ciò mette in crisi il loro sistema di valori, le loro convinzioni, i progetti e le speranze. Successivamente in loro si sviluppa un sentimento di perdita, che per certi aspetti risulta simile a quello che viene provato quando ci si trova in una situazione di lutto vero e proprio (Froggio, 2000).
Due tipi di lutto si possono evincere : quello stabile e quello ricorrente.
Con lutto ricorrente o mensile si intende quel tipo di lutto che si riacutizza ogni mese quando il ciclo mestruale preclude l’insorgenza della gravidanza. E’ quel lutto a cui sono sottoposte quelle coppie che ricercano un proprio figlio. Sono coppie che ottenuto un insuccesso presso un Centro ne ricercano subito un altro, non si fermano nemmeno un minuto per tentare di capire, per riflettere, sono prese dall’accanimento di provare nuove terapie e quando decideranno di fermarsi si troveranno di fronte ad un dolore ancora più forte (Froggio, 2000 ).Con lutto stabile ci si riferisce ad un lutto vero e proprio, in cui non si può piangere sul corpo della persona amata, ma si piange la perdita della persona che poteva essere. Si piange l’assenza del figlio, che paradossalmente si staglia con una fortissima presenza, che viveva nei progetti, nei sogni, si piange la perdita di colui che aveva già un nome.Questo lutto comporta un dolore difficile da gestire, perché non permette i vari riti consolatori che generalmente accompagnano la perdita di una persona cara. Non ci sono funerali, non ci sono veglie, non ci sono lapidi che in qualche modo mantengono vivo nella memoria il defunto (Froggio, 2000).
Il dolore di questo lutto pertanto oltre a coinvolgere i vari sentimenti di perdita coinvolge anche quel bambino che non c’è, quel bambino che viene definito immaginario. Il bambino che riecheggia nella mente, costituito dai primi desideri di maternità e di paternità. Desiderio che nel corso degli anni si è arricchito nella mente delle persone di fantasie, di aspirazioni, di proiezioni. La rielaborazione del lutto concerne pertanto anche il bambino immaginario. Occorre ricollocarlo nella mente per far posto ad una nuova esperienza di vita, ad una nuova creatività (Farri–Monaco, Peila–Castellani, 1994).Riassumendo si è osservato che la coppia posta di fronte ad una diagnosi di sterilità si trova in balia di molteplici emozioni, che non solo interessano il singolo, ma che investono anche la coppia, nei suoi aspetti sociali, relazionali ed anche sessuali.
Si riscontra che la sessualità può diminuire di intensità, ma ancora più importante, si scevra di quelle caratteristiche ludiche e relazionali che la distinguono, perché la finalità dell’attività sessuale è la sola ricerca della gravidanza. In aggiunta parlando di alterazione della sessualità si deve prestare particolare attenzione alle relazioni che si possono instaurare tra sessualità e infertilità.
Difatti ci può essere una relazione di causa ed effetto, dove l’infertilità può sviluppare nel singolo o nella coppia un disturbo sessuale. Viceversa può capitare che una problematica sessuale ( ad esempio eiaculazione precoce, vaginismo, disfunzione erettile) possa dissimulare una condizione di infertilità.Comunque a seguito di una diagnosi di sterilità la coppia può andare incontro ad una diminuzione dei rapporti sessuali o viceversa ad un sostanziale aumento, ma come riportato sopra i soggetti vivono questi rapporti in maniera finalizzata al concepimento. E a questo punto risulta rilevante soffermarci su uno studio condotto da Ugolini e Baldassarri sulle valutazioni della vita sessuorelazionale in uomini affetti da sterilità. Le autrici riportano che sia gli uomini quanto le donne poste di fronte ad una diagnosi di sterilità si percepiscono imperfetti, incapaci e la loro sessualità è vissuta come se fosse finalizzata a nulla (Ugolini, Baldassarri, 2001). Dove il sentimento predominante è il vuoto : il vuoto che avverte la donna, il vuoto dell’essere andato a vuoto dell’uomo.Pertanto è in base a queste considerazioni che si pensa sia indispensabile una collaborazione tra tecnici della salute, una collaborazione che vada a beneficio della coppia che si reca presso un Centro di procreazione medicalmente assistita.
L’opera dello psicologo è quello di creare uno spazio emotivo che permetta : accoglienza, ascolto, contenimento e sostegno per la coppia che si sottopone alle tecniche di fecondazione.Un’ipotesi di lavoro potrebbe essere quella di affiancare l’équipe medica offrendo ai pazienti la possibilità di effettuare incontri con lo Psicologo.Con la consulenza, lo psicologo può svolgere un’attività di informazione per la coppia, favorendo la comunicazione e permettendo l’acquisizione delle varie procedure mediche. Cosicché la coppia viene informata su tutto ciò che dovrà affrontare : conoscerà l’iter terapeutico delle pratiche di procreazione, il perché dei vari esami specialistici a cui sarà sottoposta e le loro finalità, sarà in grado di comprendere il tipo di tecnica utilizzata ( FIVET, IPI, ICSI) e le varie percentuali di successo, ma anche le difficoltà e i pericoli in cui si potrà incorrere.Quando la comunicazione si è avviata si può svolgere un’attività di supporto per le coppie che lo necessitino. Difatti passando in rassegna la letteratura psicologica più recente ( Righetti 2001) si riscontra che :le coppie vivono la sterilità e l’infertilità come l’esperienza più inquietante della loro vita ;i livelli dell’ansia sono correlati più alla condizione di sterilità della coppia che non ai protocolli della procreazione assistita ;all’aumentare dei tentativi di fecondazione assistita si ha un aumento dello stato depressivo e ciò risulta particolarmente vero per le donne ( gli autori parlano dei tentativi di FIVET, ma ci sentiamo di estendere tali considerazioni anche alle altre varie tecniche di procreazione assistita ) ;lo stress farmacologico e vari protocolli da rispettare inducono un aumento dei livelli dell’ansia ;le coppie tendono ad inibire le componenti affettive e in antitesi ad accentuare le componenti somatiche e fisiche.
Con il colloquio di sostegno si svolge un supporto che mitiga gli effetti degli insuccessi, che tende a ridurre l’ansia, che attenua gli stati depressivi, la solitudine e il senso di perdita di controllo.Grazie a questi colloqui, si possono evidenziare aspetti emozionali profondi, che riguardano il desiderio di avere un figlio e la conseguente frustrazione del desiderio stesso (Bresnick, 1981). Lo psicologo che cammina con la coppia sterile deve accogliere e riconoscere quei sentimenti di rabbia, tristezza che la coppia sta vivendo e ciò restituisce alle persone quel senso di dignità e di integrità, di cui lo stato di sterilità li ha privati. La rielaborazione di queste emozioni può indurre un miglioramento sia da un punto di vista psicologico che da un punto di vista fisiologico.
Infine, ma non per importanza, può permettere alla coppia la rielaborazione del lutto.

Riferimenti bibliografici :

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