15.2 – Piccoli sogni simili –

                                                                                                                                                                                                                               

Sangue, bosoni di Higgs ed Alchimia

                                                                 (sintesi delle puntate 14,15)  

 di Adriano Alloisio

 

Un alchimista medioevale avrebbe salutato con devoto entusiasmo la conferma sperimentale delle teorie del fisico Higgs, il Nobel noto per aver ipotizzato l’esistenza di una particella fondamentale, mediaticamente conosciuta come “particella di Dio”. Ovvio che io non ci abbia capito molto, se non che essa sarebbe stata determinante, alle origini del nostro Universo, nella parziale conversione in massa dell’energia che fluttuava liberamente nello spazio cosmico: è grazie all’azione frenante (e coagulante) del relativo campo, che esiste tutto ciò che è dotato di massa, ossia le cose che si possono toccare, la materia, e noi con essa.

Per l’antico alchimista sarebbe stata la miglior conferma di ciò che aveva da sempre saputo, la trasmutazione degli elementi fondamentali a partire dall’azione di quelli fluidi – l’aqua perennis, l’urina, il sangue… – a contatto con quelli solidi, come i metalli, dove Mercurio, i sali e altre sostanze facevano da terreno di coltura e da catalizzatori; dentro il nostro corpo e anche fuori, poichè per l’alchimista c’è un unico Corpo, senza distinzione tra il vivente e il non vivente, tra noi e il mondo. E per me, che non sono un alchimista, è una ricca metafora delle vicende del sangue, e della duplice forma dell’energia psichica, o libido, duplicità che forse non è descrivibile nei termini del
linguaggio psicologico, ma che solo delle immagini – quelle offerte dall’alchimia ne sono una rappresentazione – possono farci intuire: una sostanza fluida e senza forma propria, e il corrispettivo coagulato, rappreso in una sostanza solida, come due opposti dai labili confini, compresenti e in mobile equilibrio tra di loro. La fisica, se accetta di essere impiegata come metafora, ci offre un’immagine in termini di ‘transizione di fase’, come lo stato del ghiaccio fondente.

E’ dunque del sangue onirico che sto parlando, già comparso in interventi precedenti (Puntata 15.1): fluido mentre scorre nei suoi vasi, coagulato dopo che è venuto allo scoperto, a contatto con l’aria, ma presente nel sogno contemporaneamente in ambedue gli stati. I quali corrispondono anche all’immagine di un sangue che abita uno spazio chiuso, vietato alla vista, o all’opposto uno spazio aperto e visibile; e là dove il sangue sgorga e si diffonde, mobile e sfuggente finchè fluido, un’intrusione del maschile ne può cogliere sia la vita che il suo non appartenervi più. Anche la vita psichica  si presenta alla nostra introspezione come un fluido che si può coagulare, in affetti, pensieri, immagini, contraddizioni, stati corporei consonanti con emozioni… ma prima che questa confusione ci appaia sulla scena, in qualche modo così già solidificata,… come è fatto quel prima ? E’ già fatto di opposti che si spintonano al loro confine, o che compiono sortite l’uno nel territorio dell’altro? E’ a questo prima che, nel suo duplice aspetto, appartiene il sangue del sogno, e il suo coagularsi?

Si tratterebbe di un prima alle spalle di ogni possibile coscienza che se ne possa avere, e il cui accadere starebbe proprio lì, tutto nelle immagini del sogno, e non nell’atto dell’interpretarne un significato.  Anche se la tentazione di interpretare, di dare un senso tangibile, è ineliminabile. Ecco, un ‘senso tangibile’ avrebbe già di per sè una natura solida, mentre ciò che resta confuso, reticolare e non lineare, ha una natura fluida inesprimibile; come l’azione rispetto all’immaginazione, la rappresentazione rispetto all’emozione, il mondo della fisica classica rispetto a quello della fisica dei quanti, la parola rispetto alla musica… ma di polarità di questo tipo ne troviamo quante ne vogliamo, e forse il segreto non sta neppure in questi territori.

Ma torniamo alle immagini. Nel sogno ci sembra a volte che accada come nella realtà: se ci feriamo con un attrezzo tagliente, o anche solo se ci pungiamo un dito con uno spillo, come la bella Addormentata con il fuso della vecchina, il sangue tende a sprizzare con vivacità e a dilagare nello spazio circostante, imbrattando  e destando il nostro allarme. E’ sufficiente la memoria di queste esperienze a dar ragione del tenore improvviso e violento delle emorragie oniriche? Le quali a volte appaiono prive di qualunque causa, segno per noi minaccioso di un qualche oscuro male. Esse non sono molto diverse dalle catastrofiche ondate del mare che in sogno ci spingono a fuggire; “il mare – scrive Calvino nel suo racconto  ‘Il sangue, il mare’ – in cui un tempo gli esseri viventi erano immersi, ora è racchiuso entro i loro corpi”. Con le emorragie se ne libera e ritorna allo stato originario.

L’atteggiamento realistico (e quindi causalistico)  della veglia tende a inseguirci sul terreno interpretativo: se il sangue esce da un’apertura del  corpo ne cerchiamo l’origine in una patologia, o in una mestruazione,  o in una ferita inferta… difficilmente al sognatore (e  all’interprete) viene in mente che sia anzitutto il sangue a voler uscire e manifestarsi…  Il che è evidente quando si tratta di emorragie senza una causa palese, magari iniziate in punti ben localizzati sul corpo – soprattutto gli arti, ma non mancano la bocca, le orecchie, gli occhi, l’ombelico, il retto e, naturalmente, la vagina – e che però possono estendere la loro sorgente a diversi altri inediti orifizi,  e letteralmente invaderci.

xxx adr0097 Devo prendere un treno, forse per venire in analisi. Il tempo non basta. Mi sento pesante. Devo fermarmi in un posto con una collega. per lavorare. Io non riesco per l’ansia, ma lei riordina, fa un lavoro di sintesi. La invidio. Mi fa male l’occhio sinistro, è un dolore insopportabile. Mi guardo allo specchio. Alzando la palpebra vedo che è arrossato e c’è sangue che scende. Decido per il pronto soccorso. Mi si dice che esce sangue anche dalla bocca, e – io penso – anche dalle orecchie. Penso che il cervello stia scoppiando. Ho la sensazione di svenire. Spero di perdere i sensi e di svegliarmi poi.

Se assumiamo che il sangue sia un’espressione della libido (l’energia psichica, secondo l’accezione junghiana), coerentemente dobbiamo pensarlo – così come anche le immagini del sogno ce lo mostrano – dotato di una forza propria capace di aprirsi una strada, di invadere lo spazio, manifestarsi, cercare di entrare in contatto e sporcare l’oggetto. Del resto se gli eroi omerici potevano attribuirsi qualcosa di simile all’anima, questa era contenuta nel sangue, il quale nei tempi successivi ha mantenuto la caratteristica di essere un soggetto dotato di potenza magica, a cavallo tra l’al di qua e l’al di là.

anf adr0075 (…) Sono andata in un negozio per cercare un fasciatoio, e scendo a un parcheggio; mi si affianca una macchina, che mi porta via un pezzo di gamba e un pezzo di braccio, che erano rimasti incastrati nella macchina. Una parte della gamba rivela la muscolatura. Penso: meno male che non c’è sangue. E invece in quel momento la ferita si riempie di sangue, e ne esce molto.

Gamba e braccio sono organi che ci mettono in relazione con l’oggetto, ma qui sono stati asportati da un sistema meccanico, in una sorta di simbiotica identità con la macchina. E’ solo la presenza del sangue a mostrarceli vivi. La loro messa fuori gioco è una forma di castrazione, che lascia spazio allo stato indeterminato dell’energia rappresentato dal sangue. La ricerca del fasciatoio allude sia al desiderio di contenere il flusso con una fasciatura, sia alla presenza, accanto al sangue, di un ‘bambino’, binomio che già abbiamo preso in considerazione più da vicino (Puntata 14).

Il sangue tende a invadere l’ambiente, a lasciare tracce, a coagularsi sui pavimenti, sui vestiti, sulle lenzuola, sui divani, e insomma a sporcare.  Lo ‘sporco’ è lo stridore di un contatto tra materiali di per sè ‘puliti’ ma ritenuti tra di loro  incompatibili, come una goccia d’olio commestibile su di una camicia di bucato, ed è quindi una categoria relazionale, dove gli opposti restano tra di loro estranei se non nemici, ma che ha anche la potenzialità minacciosa dell’assunzione di legami inediti, con la negazione di precedenti identità rientranti nel quadro della ‘pulizia’: il corpo sporco di sangue significa che a un qualche livello è stato commesso un assassinio, un’alterità che è penetrata ai danni di una pregressa identità.

Appartiene a questa sfera anche il sangue mestruale, tuttavia caricato di un ulteriore spessore magico (e quindi minaccioso), che ancora più lo definisce come ponte tra una vita e una morte.

gad fra0004 (…) A peggiorare la situazione accade una cosa terribile. Vado in bagno e mi rendo conto di avere le mestruazioni. Fino a qui tutto bene. Ma il terribile è che, tornando dagli altri, mi rendo conto che semino sangue dappertutto. Sono disperata. Nessuno però pare accorgersene. Mi siedo sul divano e, inevitabilmente, lo sporco. Decido allora di non alzarmi più di lì fino alla fine della festa. Sono angosciata. 

Il sangue femminile, espressione di una privatissima singolarità, sta agli antipodi della festa, luogo dove si celebra e si rinnova il reciproco riconoscimento sociale.

L’Io del sogno pensa quel sangue come assolutamente privato, inguardabile, e cerca di contrastare la forza con la quale esso cerca di farsi largo nel mondo e mostrarsi perdendo ogni legame con la forma; restando quella non-forma che può assumere, come una macchia e un non-bambino.

Forma e non forma, coagulato e diluito sono le due polarità tra le quali esso può oscillare, e che possono prendere forza rispettivamente da immagini proprie degli archetipi del maschile e del femminile: le prime fatte di solidità, di segni universalmente riconoscibili (come la scrittura; vedi Puntata 15), le seconde allo stato di semente nell’umido della terra, non riconoscibili, e neppure nominabili. Per questo l’inguardabilità del sangue mestruale è forse la sola traccia rimasta dell’antichissimo tabù, che ancora nei primi decenni del secolo scorso vietava. ad esempio, alle donne mestruanti, in certe regioni italiane, di presenziare alle operazioni collettive di impasto per fare il pane, o fino agli anni ’90 di fare esplicitamente pubblicità in TV degli assorbenti (in Inghilterra si dovette per questo doppiare l’anno 2000) e che troviamo ancora oggi nella cura posta nella dissimulazione degli stessi.

La duplicità degli stati di questa manifestazione della libido si rileva anche in timidi accenni, con la semplice menzione del sangue, quando si fa ricorso al numero due, o si indica la reiterazione di uno stesso evento: 

chi adr0101 In una squallida sala di ospedale la caposala mi annuncia, consegnandomi le analisi, che sono incinta. Ma come! dopo due mestruazioni!  Penso che dovrò abortire. 

o con ‘due’ macchie:

ant adr0027 Sono in bagno, sul tavolino c’è uno stecchino con avvolto una garza,  come un tampone, e dentro c’è del sangue. Ne esce del sangue secco. So che la garza appartiene a mia madre. In bagno mi tiro giù le mutande, cotone a trama grossa, e ci sono due macchie di sangue. 

Naturalmente l’essere ‘due’ delle macchie non è una notazione casuale, come conferma quest’altro sogno della stessa sognatrice:

ant adr0053 C’è una donna con un vestito aderente, e sotto un assorbente gigantesco, come quelli per incontinenti. Le dico di usare invece due assorbenti più piccoli, uno sopra l’altro. Vado in bagno e vedo che ho le mestruazioni.

Il sangue mestruale è dotato di una sua vitalità manifestativa, che sorprende spiacevolmente e spiazza l’Io del sogno, che si trova ad avere involontariamente collaborato alla sua esibizione:

chh adr0091 Una festa della ditta in cui lavoro, ambiente stile arabo con patii interni e esterni. A un tavolino con X, atmosfera scherzosa aggressiva, e mi chiedo perchè, dato che c’è un interesse reciproco. X parla del fatto che io, stando seduta, faccio vedere le mutande, e io sono infastidita dal discorso perchè non è importante. Quasi a dimostrarlo, me le tolgo, e mi accorgo che sono intrise di mestruo e di perdite. Mi chiedo cosa farne, se buttarle via o lavarle e recuperarle.

ald adr0002 Sono in una grande casa dove vivo in comune con altri ragazzi. Vi sono problemi per l’uso del bagno. Per casa girava gente. Ora sono in bagno, mi spoglio per fare la doccia, ho i miei vestiti in mano, quando tutti entrano nel locale di colpo, con l’intento di farmi uscire.  Mi spavento, lancio in giro i vestiti restando nuda. Tra me e loro cadono le mutande, e mi preoccupo perchè ho le mestruazioni. Le raccolgo, ma non sono sporche. 

Le preoccupazioni dell’Io del sogno riguardano soprattutto lo sguardo maschile, che l’inconscio chiama invece proprio lì, come a testimoniarne la neutralità, o di più, un’inaspettata disponibilità di accoglimento (naturalmente si sta parlando della possibilità, da parte dell’archetipo femminile, di incorporare qualità del maschile):

giz adra097 Sono nel bagno di casa mia, e c’è una mia amica che si sta pettinando davanti allo specchio. La vasca è piena d’acqua, io sono mestruata, entro nella vasca, e l’acqua diventa tutta rossa, il mio compagno apre la porta per entrare, ma lo mando via perchè non voglio che veda l’acqua rossa. 

giz adra004 Sono mestruata. Vado in bagno, dove si poteva solo entrare da una porta e uscire da un’altra. Il sangue non si fermava, benchè avessi i tamponi interni e i pannolini, e macchiavo il pavimento. C’è un uomo che aiuta a pulire, e mi stupisce che la cosa non gli dia fastidio. Io mi preoccupavo di non essere vista, ma la porta d’entrata era chiusa, e da quella di uscita non si poteva entrare. Il water era in mezzo alle due, con uno specchio. L’uomo dice a un altro uomo che è come una malattia, come se dovessero risolvere loro il problema. La voce era circolata all’esterno del bagno. Poi resto sola, ma la mia preoccupazione è quella di non essere vista.

Si noti ancora il potere invasivo del sangue: l’acqua diventa rossa; tamponi interni e pannolini non bastano; la voce circola all’esterno del bagno. Le due porte indicano un possibile senso di circolazione, che passa davanti allo specchio, come se il deflusso del sangue dovesse venir sottoposto a una riflessione.

La stessa sognatrice, ancora alle prese con una vasca da bagno:

giz adr0322 In una mia casa, con il mio compagno e una mia amica, entrambi appaiono superficiali e frivoli. L’amica è con me nella vasca da bagno, io la lavo, e intanto il suo corpo si deforma e si ingrossa. Poi verso dell’acido solforico sulla scarpa del mio compagno, e poi gli dico di uscire di casa. 

Con le premesse fatte c’è da pensare che il corpo dell’amica sia soggetto dall’interno alla pressione del sangue fino a venirne ingrossato; siamo al confine delle immagini di gravidanza, che ripetono la contemporaneità dei due stati fluido – solido nella concomitanza tra l’essere mestruanti e l’essere incinte (Puntata 14). Inoltre nel sogno di giz l’uomo viene fatto uscire affinchè non veda l’acqua rossa, ed esce di scena con una menomazione al piede-scarpa.  Il sangue che nel sogno affiora è un liquor, la produzione del quale richiede, come già detto, una castrazione, come la menomazione di un arto, o il taglio della testa, sacrificio di una funzione (pseudo)fallica, unilateralmente maschile.

Ma c’è di più.  Dire che quel sangue è concomitante con una castrazione può far pensare che la sua fuoriuscita venga attribuita a un’azione castrante, appunto, svolta a monte. Invece le cose sembrano non stare solo così. Come nell’antichità si pensavano necessari i sacrifici rituali  di esseri umani o di animali per versare del sangue capace di nutrire dei inferi e defunti in cambio di attesi benefici, nello stesso senso sembra operare l’inconscio nel sogno:  c’è una finalità, quella di produrre del sangue.

sel adrb164 Mia figlia esce con i miei genitori. Ritorna, e ha una fascia a un dito della mano. Chiedo spiegazioni a mia madre. Dice che mia figlia si è fatta male a quel dito, e che lei le ha fatto amputare una falange. Questo era già successo con un altro dito. Io sono sconvolta. Mia madre aggiunge che, presenti i loro amici, mia figlia schiacciava il dito amputato contro il piano del cassettone, per fare uscire il sangue, che macchiava la fasciatura; gratificandosene, mentre mia madre non se ne capacitava.

…Produrre del sangue, ma a che fine? E qui dobbiamo lasciare il terreno dei fenomeni (onirici) e lasciarci prendere dalle congetture.

Abbiamo avanzato l’ipotesi che la concomitanza di mestruo e gravidanza, attribuita ora a uno stesso personaggio ora a due donne distinte, appartenga a una sorta di transizione di fase della libido, che contempla l’oscillazione tra due modi d’essere contemporanemente presenti. Nell’antichità era famigliare un’immagine del feto come coagulo del sangue, spiegando così l’arresto delle mestruazioni. La concomitanza tra carne e sangue ritorna quando, trattandosi di una gravidanza gemellare, nascono un figlio-carne e un figlio-sangue (e cioè un aborto): sangue e gravidanza, dunque, come coesistenza contraddittoria di energia fluida e coagulata, contraddizione che si rileva a volte anche nel vissuto onirico di incompatibilità tra il sangue mestruale e un pene nella vagina.

D’altra parte risulta difficile per ora ricorrere all’intuizione al fine di proporre un contenuto psicologico riconoscibile per la conflittuale prossimità tra il fluido e il coagulato. Difficile, perchè è possibile che lo stato di sangue preceda qualunque forma di coscienza che se ne possa avere, e che la coscienza ne sia già una forma di solidificazione. Vediamo più da vicino, in un sogno, la rappresentazione del conflitto:

sel serb002 Tornava mio marito, ci abbracciavamo, ci baciavamo, mi metteva il pene in bocca, era lungo e ricurvo in fondo come una canna da pesca, mi sfiorava la gola, mi suscitava un riflesso di vomito, ma mi dominavo; poi mi accompagnava in ospedale da sua madre, la rivedevo dopo tanto tempo, era a letto, molto malata (…), di fianco a lei in un grande letto con alte sponde, una grande culla, una bara, c’era il suo corpo, in uno sdoppiamento logico e coerente, avvolto da elettrodi e monitorato nelle sue funzioni vitali. (…). Io la abbracciavo strettissima, la sollevavo tra le braccia, sentivo il battito del suo cuore amplificato dagli strumenti farsi irregolare, la stringevo per aiutarla a morire, il battito cessava, cedeva e si accasciava, un getto di sangue nero le usciva dalla bocca e mi arrivava addosso, i medici si scusavano per non avermi potuto proteggere. L’ho adagiata nel letto e sono andata in bagno a ripulirmi, arrivava mio marito, mi abbracciava sentivo che dalla mia gola partiva un lamento altissimo, sempre più alto, pensavo che dovevo fermarlo, riuscivo a farlo decrescere fino al silenzio. 

Corrono in questo sogno due vicende in parallelo, da vedersi come l’una specchio e motore dell’altra. Prima vicenda: c’è una bocca che succhia un pene, e in seguito un altissimo lamento che esce dalla gola durante l’abbraccio. Seconda vicenda: da un corpo, sottoposto a un abbraccio soffocante, sprizza un getto di sangue nero che sporca. E’ evidente che il pene tenuto in bocca, con il successivo lamento-orgasmo (che decresce fino al silenzio), e il corpo della donna abbracciato stretto, fino a farne emettere del sangue  sono speculari. Se sovrapponiamo le due vicende vediamo che se da una parte il sangue viene estratto, separato dal corpo, che viene a questo fine ‘strizzato’, dall’altra si tenta di reintrodurlo divorando un corpo-pene, e cercando così di realizzare una ricongiunzione tra carne e sangue. In modo similare la coppia si ricongiunge – un marito ritorna – dopo essersi separata. La situazione è analoga a quella (Puntata 7) del bambino morto-vivo avvolto nella pasta sfoglia e poi cotto nel forno per venire mangiato, proponendo così un’inaccettabile mescolanza tra carne e sangue, tra la pasta e gli umori dei morti.

Diamo ancora spazio alle congetture. Sappiamo che sta al centro delle elaborazioni alchemiche la congiunzione degli opposti, così come ce l’ha sottolineata la prospettiva junghiana. E fa parte delle verità alchemiche l’affermazione che “nulla può essere congiunto se prima non è stato separato”. Riprendendo la puntata 7, possiamo aggiungere a quanto là scritto l’ipotesi che alla tassativa norma ebraica di separare il sangue dalla carne per renderla commestibile, faccia dialetticamente seguito la ricongiunzione eucaristica cristiana attraverso l’ingestione simultanea del pane e del vino consacrati.

Il laboratorio, o l’alambicco, dove si svolge la separazione è il corpo della Madre (per l’appunto monitorato, come l’Opus alchemico, in un laboratorio), capace di produrre il sangue separandolo dalla carne, mentre il ricongiungimento dovrebbe avvenire  nell’ambito di una polarità, femminile /maschile, anche se sempre all’interno di un vaso, cioè di un femminile (nel caso del sogno, nella bocca-gola). Ho detto ‘dovrebbe’, perchè sembra che il ricongiungimento sia la fase più problematica del processo:

teq adr0094 Con una roncola decapito una ad una le donne che mi si presentano, come se potassi delle piante. La testa si separa dal corpo e i corpi si trovano in una piscina piena di sangue. Si presenta una donna alla quale non riesco a tagliare la testa, e la donna cade ugualmente nella piscina, sta un po’ sotto e un po’ sopra, e cerca di tenere chiusa la bocca – con un verso che io stessa compio – in modo che non le entri l’acqua della piscina. Sembra che lo scopo fosse di ottenere del sangue. 

Con la decapitazione si ottiene una produzione di sangue separandolo dal corpo; la ricongiunzione dovrebbe avvenire con l’ingestione del sangue diluito da parte della donna cui non è stata tagliata la testa, ma la donna serra la bocca e non beve: è il problema della ricongiunzione.

Davvero arduo, navigando tra queste immagini, definire il contenuto e i modi della sofferenza che comporta questo processo, rappresentata nel sogno precedente con un lamento; forse non possono neppure giungere alla coscienza. Il quale processo si costituisce nel quadro delle vicende della simmetria e della sua negazione, che strutturano il nostro corpo-psiche, (come già messo in luce nella puntata 13) nel fornire una base per la dinamica delle opposizioni; e di quel lavoro ciclico di ‘licenziamenti’ e di ‘riassunzioni’ in cui sembrano poter consistere le gravidanze (Puntata 15), lavoro  che – come si è visto – di per sè produce un reddito che con il parto viene meno. Anzi, diversi livelli di reddito, quello maturato all’interno degli stretti  legami famigliari edipici, e quello ottenuto dall’inserimento nel contesto di un sistema simbolico maschile collettivo. Su di un piano alchemico, la produzione del sangue, da mescolarsi con il bambino, è dunque funzionale all’elaborazione di un Opus, qualcosa che sta a un livello superiore di quello degli ingredienti componenti.   La sofferenza è a questo livello un’immagine che ci significa il lavoro  che compie la psiche a partire dalla struttura duale della sua energia. C’è da chiedersi se la fase fluida non corrisponda anche al contributo del polo oscurato quando due opposti vengono messi a confronto (vedi la puntata 9, a proposito della metafora della visione stereoscopica grazie alla coppia di occhi: l’oggetto viene separato in due immagini diverse, e quindi contraddittorie, che poi vengono ricongiunte, con una delle due che non ci giunge come tale, ma crea lo sfondo sul quale si forma la terza dimensione).

A volte la separazione dei due poli all’interno del Due non dà luogo a nessun ‘ricongiungimento’, ma alla rimozione di uno di loro, sopraffatto dall’altro:

cha adr0004 Sono fidanzata al principe di Inghilterra. Ma c’è un’amica che pure ne è innamorata, ed è a mia insaputa mia rivale. Me ne accorgo perché mi regala un corpetto che, indossato, mi irrita il corpo. Vedo le vene delle gambe affiorare, tese e gonfie, in chiazze sia blu che rosse. Mi osservo ora una gamba e ora l’altra, e le vedo anche fasciate da bende.  Mi viene regalata una scatola di plastica trasparente con due criceti, uno grosso e uno piccolo. Vorrei farli giocare assieme, ma quello grosso assale quello piccolo, lo morde e lo uccide. Vedo del sangue. 

Tuttavia la rimozione è parziale, e, anche se le gambe sono bendate e non sanguinano, alla fine uno dei due criceti si manifesta come sangue.

Oppure la rimozione può essere più radicale, e far scomparire del tutto uno dei due poli: il sangue non contiene più un Due ma un Uno di due.

usm ser0003 Sono al mare e uno degli amici ci aspetta per fare il bagno. Entro in una cabina per cambiarmi, che in realtà è il gabinetto di un treno in corsa. Fuori c’è questo amico che mi incita a far presto perchè ha bisogno del bagno. Io continuo a levarmi vestiti ma non riesco mai a denudarmi. Devo mettermi un due pezzi bianco e penso “speriamo che non mi venga un’emorragia”. Levo gli slip che sono macchiati di sangue e contengono uno scorpione senza una tenaglia. Mi infilo il costume che in realtà è un tutino da ballo bianco con calze bianche setificate (…)

Nella misteriosa compresenza di sangue fluido e coagulato che il sogno ci propone, e dalla quale rinuncio a estrarre un significato, malgrado la mia conoscenza della maggior parte dei sognatori, possiamo però forse cogliere un frammento di senso. Rileggendo:

Mi guardo allo specchio e vedo il sangue che scende /  mi rendo conto che semino sangue /  tra me e loro cadono le mutande / una parte della gamba rivela la muscolatura, e la ferita si riempie di sangue / mi accorgo che sono intrise di mestruo / mi preoccupo di non essere vista / presenti gli amici, mia figlia schiacciava il dito / sentivo il battito del cuore amplificato dagli strumenti / e sotto un assorbente gigantesco / mi osservo ora una gamba ora l’altra… vedo del sangue /…

A questi esempi si aggiunge (Puntata 15) il sangue che si coagula in scrittura, cioè in ciò che deve essere letto e decifrato; o il sangue quale oggetto di esame di laboratorio, associato al tema del compito d’esame che deve essere valutato da uno sguardo maschile istituzionale. Colpisce dunque l’insistenza del tema dello sguardo: non è semplicemente il normale e passivo atto del guardare ciò che, come di consueto, una scena onirica ci presenta, ma è un accorgersi con sorpresa, nostra o di terzi, di qualcosa di inaspettato a far da motore alla vicenda. Un voyeurismo dell’Io del sogno che si intrufola lì, non per preparare un terreno sul quale far spuntare significati, ma per essere, lui, in quanto soggetto che riflette in sè l’oggetto, a fare da catalizzatore alchemico. Non sarà, proprio lo sguardo, un parente metaforico del bosone di Higgs?  Quello sguardo che coglie l’essere doppi – come il bambino vivo e il bambino abortito, una nascita e una sua ombra, il solido e la sua diluizione, e ne cerca una riunificazione, che non neghi nessuno dei due poli. Un lavoro dall’incerto e fluttuante esito, mai concluso, come l’esame che va sempre ripetuto.

Da qui viene da supporre che la funzione dell’Io del sogno non sia – nel caso degli oniremi – quella di fare da ponte a un flusso di contenuti provenienti dall’inconscio per ampliare la coscienza del soggetto, ma al contrario di prestare – paradossalmente – un pizzico di coscienza, una capacità di sguardo che faccia da catalizzatore, o che fornisca massa a  processi alchemici  destinati a svolgersi da sè senza che vengano per questo ad abitare nella nostra coscienza.

 

Puntate precedenti: 1 – Introduzione a una ricerca;  2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola8. Dalla parte dell’occhio8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo;  11 – La vocazione segreta degli ascensori; 12 – Traiettorie elementari13 – Simmetrie e corpo nel sogno14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…  15 – Sangue, scrittura, esami… esami del sangue; 15.1  – L’Ombra della Simmetria; sintesi delle puntate 9-13 

 

 

Una risposta a “15.2 – Piccoli sogni simili –”

  1. […] Puntate precedenti: 1 – Introduzione a una ricerca;  2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico; 3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola; 8. Dalla parte dell’occhio; 8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo;  11 – La vocazione segreta degli ascensori; 12 – Traiettorie elementari; 13 – Simmetrie e corpo nel sogno; 14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…  15 – Sangue, scrittura, esami… esami del sangue; 15.1  – L’Ombra della Simmetria; sintesi delle puntate 9-13 ; 15.2 – Sangue, bosoni di Higgs e alchimia […]

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