Piccoli sogni simili

18 – Sogno e scrittura….

                                                                                                                                                                                       di Adriano Alloisio

… sembrano parole di senso antitetico: territorio di una misteriosa e spontanea creatività il primo, luogo di regole e di razionalità la seconda.

Eppure capita che il sogno accolga nelle sue pieghe anche la scrittura. Caratteri scritti in parole isolate o in brevi frasi; o segni enigmatici; a volte accompagnati da immagini. Disposti in un’unica riga o in brevi righe sovrapposte, come i versi di una poesia o come nella colonna di un giornale. E’ possibile la lettura di qualche conciso titolo, o di qualche parola di appunto a margine. Invece ha rilievo il ruolo dei contenitori, libri, quaderni, foglietti, elenchi, fascicoli di tesi, fotocopie; a volte sono scritti sulla pelle del corpo. Il supporto più diffuso è il giornale.

Spesso si tratta di scritture poco comprensibili già nella grafia. Ci si rammarica allora di non aver ricordato bene il sogno, di non aver cercato di decifrare con precisione i caratteri; viene infatti il dubbio che un testo apparso in sogno… sia sicuramente importante, una voce esterna autorevole che potrebbe parlarci del nostro destino, o di leggi che avremmo violato, o di consigli.

Nulla di tutto questo, e anche quando si riesce a leggere qualcosa, non se ne vede un senso: non perchè da un sogno ci si debba aspettare di essere logico; ma mentre un’immagine rimanda solo a se stessa e chiede semplicemente di essere guardata, da una parola scritta, foss’anche il vaticinio di una Sibilla, ci si aspetta che rimandi a dei possibili significati.

Però nei caratteri scritti c’è dell’altro che può interessarci, sia quando appaiono esplicitamente, sia quando vi si fa riferimento indirettamente attraverso libri o giornali: e cioè i contesti nei quali li incontriamo e i modi in cui si trasformano.

Parlo naturalmente dei contesti onirici, e non dei casi personali dei sognatori, che in questa sede tralasciamo del tutto: siamo alla ricerca – lo ricordo – di motivi comuni, strutturali di certi sogni, un po’ come se si studiassero dei miti alla luce di metodi comparativi.

Nel sogno uno dei motivi comunemente associati all’apparire di caratteri è l’incisiva presenza della corporeità. Non tanto di una mano che scrive, quanto della carne, essa stessa intrisa di scrittura, o del sangue, che accompagna i caratteri o li dissolve.

elh adr0059 Un uomo è diviso in due metà verticali, prima accostate, e poi si aprono. Dentro la carne è chiara, sul corpo sono incise lettere dell’alfabeto. Le due parti, che vorrei riaccostare, ruotano una intorno all’altra.

ald adr0012 Un grande ospedale, ci sono due capi. Sono scienziati, uno più anziano, autorevole e stimato, e uno più giovane. Viene portato il corpo di uno. L’anziano scopre il telo, il cadavere è annerito, gonfio, vi è una scritta malamente incisa sulla pancia. Sono due righe, e io capisco da lì che è una minaccia che avvisa che siamo tutti contagiati. Il corpo era stato mandato lì per farli ammalare. Quando il dottore anziano lo capisce, muore. Panico. Anch’io sto morendo. Ma arriva un giovane che mi dice che non è vero, e che se non lo si crede non si muore. Io mi riprendo, ma gli altri sono tutti morti.

crs adr0160 In fondo a un corridoio ci sono due archi simmetrici. Da uno intravedo una stanza con un tavolo ovale bianco (…) dall’altro esce un uomo con un occhio che perde sangue. Vedo anche un foglio con scritti strani segni, mentre una voce dice: “ma tu sai cos’è il sangue?”

Riaccostare le due parti: sarà per non voler prendere atto dei caratteri incarnati all’interno del corpo? In quanto……Una minaccia che siamo tutti contagiati … La scritta dice che la minaccia viene dal corpo, e che può portare alla morte gli scienziati: ossia le facoltà razionali.

“ma tu sai cos’è il sangue?” E perchè mai l’interrogativo compare in contemporanea con gli strani segni scritti? Cosa ha a che fare la scrittura con il sangue, al di là della nota metafora?

La scrittura ha certo a che fare con la memoria, ma ci sono tanti tipi di memoria. Il DNA, la prima scrittura in ordine di tempo, è una biblioteca di codici che vengono man mano tradotti in operazioni per l’assemblaggio delle proteine. E perchè non pensare, analogamente, di essere dotati di una biblioteca collettiva di procedure psichiche codificate, nella quale pescare in certe circostanze?

Tutte le esperienze che il corpo ha fatto crescendo, con il mondo esterno e quello interno, sono codificate in mappe cerebrali, anche retroattive, e ricodificate in altre zone del cervello preposte ad altre funzioni più mentali, e così via (è su queste basi che per alcuni, come A. Damasio, si sarebbero costruiti il Sè e la coscienza). Vi sarebbe quindi un percorso evolutivo, filo e ontogenetico, a partire da esperienze fondanti del corpo fino a mappe cerebrali di procedure psichiche, che diremmo deterministiche, o razionali. Rappresentanti iconici di questo assetto procedurale potrebbero essere i caratteri, le biblioteche, le parole scritte sparse e senza senso dei nostri sogni. Ma se queste risposte codificate dovessero ogni tanto venir messe in discussione e rinnovate, per riequilibrare il loro potere, tramite un lavoro di dissoluzione delle scritture che le rappresentano?

Nell’alambicco del sogno, e tramite immagini, potrebbe essere lo stesso corpo, loro terreno di origine, a rimangiarsele, e ancora essere il corpo a fornire la sostanza sostitutiva vivificante, disponibile a riplasmarsi in altre forme: il rappresentante di una libido ‘in soluzione’, come il sangue.

Se la capacità di produrre segni si è sviluppata per superare l’incontro confusivo tra soggetto e oggetto nelle esperienze originarie del corpo, cosa può significare fare il percorso inverso? ritornare dal segno fin laggiù, all’invasività di quelle immagini della corporeità, può comportare una prospettiva minacciosa: quella di perdere la capacità di prendere distanza e di produrre segni, ossia l’indebolimento del soggetto; è forse questa la minaccia di morte indirizzata a chi si dedica alla scienza del corpo, come il medico.

Schermata 2014-12-07 alle 20.59.12Schermata 2014-11-30 alle 11.28.28Un percorso inverso, dunque, verso il luogo dove, tramite il corpo, segno e oggetto tendono a coincidere, come nelle scritture più antiche (a lato: presso gli Egizi le varie parti dell’occhio di Horus stavano a indicare le prime potenze di 1/2).

 Parti anatomiche del corpo, disarticolate, possono rivelare la loro parentela con il segno, come nel sogno seguente, quando le piccole membra di un neonato si dispongono su di una cartella di appunti, riportando così la scrittura alla sua origine:

xxx adr0168 Sono in una sala riunioni, c’e’ una specie di festa, un incontro, siamo seduti intorno ad un grandissimo tavolo rettangolare, di fronte e’ seduto il mio direttore, sento un profumo di bambino piccolo, abbasso lo sguardo sulla cartelletta dei miei appunti, vedo testa, gambe, braccia di un bambino piccolo, sono parti anatomiche staccate, profumate, rosa, morbide, la vista e’ bella ma la scena e’ macabra; mi alzo, mi appoggio al muro, piango. (…)

Da una composizione di membra infantili, a una composizione di cibi:

xxx lal0017 Sono in un luogo “gastronomico”. Il compito sarebbe quello di scrivere un articolo sul cibo, in realtà sulla carta faccio una composizione di cibo. Sul mio foglio c’è metà uovo sodo incollato e circondato da mucchietti di carne trita (…)

Negli scaffali di una biblioteca, dove sono raccolti oggetti al posto dei libri, viene messa a fuoco una parola antica, una sola: “cerchio”, che emerge dall’informe. Contemporaneamente in uno specchio d’acqua affiora una liscia pelle bianca di un animale semivivo (fa venire in mente una pelle trattata per diventare pergamena): sembra una grande pagina vuota, dalla quale sono volate via le parole per ritornare oggetti, o viceversa, per accoglierle in quanto volate via dagli oggetti:

apz adr0130 Abito in una casa di ringhiera. Incontro la prof di italiano del liceo. Mi stava cercando perchè io avevo avuto in eredità una biblioteca da sistemare. Non c’erano libri, ma le parole erano costituite da oggetti di materiali vari. La prof diceva che era scritto in tedesco. Mi fa vedere degli esempi, legni e pezzi di altre cose. Se questi si fissavano con gli occhi, nell’informe si distingueva la parola greca cùclos. Più in là c’era un laghetto, una piscina, e dentro – immersa ma semiaffiorante – una grandissima pelle di animale, bianca, omogenea, con il muso che sembrava vivo.

Ma qual è il ruolo della pelle bianca immersa nell’acqua? Ne riparlerò tra qualche capoverso, quando esaminerò un altro sogno della stessa sognatrice. Prima va detta qualche parola a proposito della parte giocata dall’animale in questo discorso, parte che mette in relazione il segno con il corpo.

La relazione originaria è il desiderio dell’oggetto, il gesto del bambino che tende il braccio verso qualcosa che non può o non deve raggiungere, la tensione che collega il dito indice con uno scombussolio che brucia nel petto e sfocia in pianto: un nuovo modo di conoscere quell’oggetto, che diventa così suo-non suo, e che molto tempo dopo, nell’esperienza di sogni di questo tipo, rileggerà come equivalenza di azione, sia pur frenata, e oggetto, di verbo e sostantivo:

ans adr0061 Fabbrica dismessa, un posto brutto. C’è una stanza tipo aula universitaria, con tante persone, e una lavagna grandissima. Una persona vi scrive una frase latina: verbo in fondo, e punto; poi rincomincia con lo stesso verbo, e lo ‘declina’. Ogni persona ha una lavagnetta e trascrive. Io sono in difficoltà, sbircio verso una ex collega a fianco, vedo tanti segni e il disegno di due tazzine fumanti …

La raffigurazione di un oggetto che si sdoppia, dunque, forse in quello posseduto e in quello perso, e dei segni che trascrivono un’azione come sostantivo. Il sogno così continua:

Esco per fare pipì, scendo le scale per andare in uno scantinato, alla fine c’è una porta aperta. Sul battiscopa c’è una cacca. Mi si presenta una donna mostro, senza gambe, vestita di blu. La donna si rialza, e quindi le gambe le ha. Sono nel panico (…)

Come sostenere una contraddizione del genere, con l’emozione che produce, se non scaricandola, fluida, in un gabinetto?

Nel momento in cui soggetto e oggetto – nel sogno – si ricollegano alla loro comune origine, il soggetto rischia di non essere più tale – è la donna mostro – e il corpo (onirico), luogo del ricongiungimento, diventa, come già detto, una minaccia.

La minaccia può concretizzarsi nell’invasività di un animale, impregnato di un'”anima” che l’Io del sogno vive come nemica:

maz ser0038 Molte ragnatele, che sembrano gigantesche reti ramificate, abitate da grossi ragni. Uno di questi cade per terra, e si trasforma in uno scorpione. Lo calpesto più volte, ma, ciò nonostante, non muore. Allora lo butto nell’acqua, riuscendo finalmente ad ucciderlo. Prima di morire lo scorpione riesce tuttavia a pungermi più volte. Esamino le punture. Invece di medicarmi le ferite, scrivo parole su un foglio di carta.

La contadina del Salento che si sentiva punta a un piede dalla tarantola cadeva in depressione, e poteva essere guarita entrando in trance e danzando giorno e notte al ritmo delle tarantelle di un’orchestrina di ‘musicoterapeuti’. La donna guariva lasciando che il corpo si muovesse diventando esso stesso tarantola, tracciando traiettorie saltellanti nello spazio di una cameretta con le pareti imbottite di cuscini.

Nel sogno il movimento risultante dalla puntura del ragno è quello della scrittura: è possibile che si tratti di una reazione difensiva volta a ristabilire la capacità del soggetto di produrre ancora segni di fronte all’iniezione del veleno.

Ci sarà presto un altro sogno a farci riflettere sul perchè è una caduta a trasformare un innocuo ragno sul soffitto in un velenoso scorpione sul pavimento.

Confrontiamo la parte sottolineata con questo frammento:

cmi adr0005 (…) Un’altra (dottoressa) si preleva liquido dalle gambe per poi darlo a una paziente e qualcuno dice: questo è niente, sapesse cosa dovrà sopportare quella che lo riceverà. Poi sto scrivendo con una penna, in oro su della carta dipinta a mano (…)

E’ la scrittura il rinnovarsi della produzione del segno dopo l’incursione del (e nel) corpo? O non sarà il ritorno alla scrittura una modalità compensatoria nei confronti della sofferenza per quell’iniezione? In tal caso anche una trasfusione di fluido proveniente da un versante animale, o comunque dal corpo di un Altro, porta l’Io del sogno a ricostituire difensivamente il suo attaccamento alla scrittura. Anche se la ferita resta aperta.

Il sogno di maa conferma l’alterità invasiva rappresentata dall’animale.

Il cane appare più volte come il mediatore che suggerisce di subordinare la scrittura al corpo animale; prendersene cura – dice questo sogno – è la condizione per accedere a un libro della biblioteca:

apz adr0246 Ho dormito su di un prato all’interno di un doppio quadrato di tronchi. Mi alzo, ho bisogno di un libro e vado in una biblioteca. Parlo con il bibliotecario camminando su e giu’ attraverso scaffali di libri. Questo mi dice che non ho i titoli per vederlo o averlo in prestito. Ma ne ho bisogno. Allora mi dice che l’unico modo e’ quello di curare un cane. Vado in una cascina, c’e’ un grosso cane nero, che mi segue docile se gli do di schiena, altrimenti mi salta addosso e si fa prendere in braccio. …

Ma ecco sopravvenire la svolta difensiva:

… Un’amica mi dice di lasciar perdere. Mi trovo in un gabinetto rotto alla turca, dove vado a fare pipì, sotto lo sguardo ‘cieco’ di due inservienti con scopa.

Alla resistenza del soggetto ad allentare il suo legame con il testo si contrappone la forza invasiva di un non-testo proveniente da una sfera animale, che ora viene difensivamente dispersa con la pipì (i gabinetti alla turca sono frequenti nei sogni: consentono lo scarico, al netto di qualunque contenimento e di qualunque traccia).

L’incontro con l’animale finisce dunque con una chiusura in difesa. Allora è forse accaduta la stessa cosa nel precedente apz adr0130 (dove nella ‘biblioteca’ c’era una pelle di animale che galleggiava): capiamo perchè neppure lì non succedesse nulla, la pelle dell’animale non entrava in relazione con l’Io del sogno, rimaneva bianca, e gli oggetti rimanevano al posto dei libri sugli scaffali.

La regressione del testo all’animale si manifesta anche quando è dal testo che emerge l’animale, come in questi due sogni di cmi. Si tratta in ambeude i casi di un serpente che prende forma in un giornale.

Schermata 2014-11-04 alle 16.53.08cmi adr0042 Sto guardando il retro di una fotografia su di un quotidiano. Sono spirali grige, un po’ confuse. Quando giro la pagina ho davanti a me una foto più chiara. Si tratta di un cobra dai contorni netti; con la mano tocco la foto e sento una forte pressione che con un certo sforzo riesco a contenere. Ora ho nella mano il cobra, poco sotto la testa, me la cavo bene. Intanto parlando con una persona vicina mi dico stupita che anche per una foto mi debba così impegnare.

Appaiono gli estremi di una polarità: da una parte un segno astratto e geometrico come la spirale, e sul retro qualcosa di vivo, capace di una forza espansiva verso la terza dimensione, acquattato nella pagina ma tendente ad emergerne e a diventare un serpente al naturale.

Interessante vedere come il tema, sempre partendo da un giornale, si sviluppa nella stessa sognatrice:

cmi adr0028 Nella pagina centrale di Repubblica c’è la foto di una giovane donna con la frangetSchermata 2014-12-07 alle 22.12.53ta nera che sorride. I denti sono irregolari, lo sguardo ambiguo, intorno al collo, a mo’ di collana, dei serpenti. (…)Prendo il giornale e ne vedo la testata: “Il Mamertino, il primo giornale libero”, e sotto, a caratteri più piccoli, La Repubblica. Poi mi ritrovo in una stanza con mio padre, ho la gonna tirata su e lui mi toglie dei serpentelli giallo-verdi tutti aggrovigliati nella regione pubica. Quelli che toglie si raccolgono in un mucchietto a terra. La cosa mi fa molto schifo e orrore. Riesce a prenderli tutti, e poi mi chiede una pentola per scaldare dell’acqua e lavarsi.

Anche qui i serpenti sono usciti dalla pagina di giornale per rispuntare nella loro originaria intimità con il corpo: seguono un percorso dalla testa ai piedi, passando per il pube, dove il padre fa da levatrice. Rispetto al sogno precedente, lo sviluppo sta in una maggior implicazione del corpo, al punto da far pensare a un parto, e nell’esplicitarsi di polarità: testata doppia e contradditoria del giornale (libertà e un terribile antico carcere), alto e basso del corpo. Incontriamo anche qui il movimento discendente, conseguente allo sciogliersi del cerchio chiuso della collana di serpenti, come quello della caduta del ragno, che disfa così la struttura circolare della sua ragnatela. La caduta, come già osservato nella puntata precedente a proposito della gravidanza e della caduta del neonato, è un ‘ac-cadimento’ in cui l’energia prende forma, la potenzialità si cristallizza in un peso e in un volume.

Il corpo-animale compie la sua funzione anche sovrapponendosi ai caratteri scritti e nascondendoli alla vista, utilizzando escrementi e sangue, rappresentanti di un opposto delle funzioni razionali:

soi ser0002 Mi trovo in macchina con la famiglia. Acquistiamo un pappagallo parlante, che è simpatico e divertente. Lo portiamo a casa, sempre in macchina. Il pappagallo fa la cacca, sporcando un sedile. Allora gli metto sotto un giornale, mentre l’animale continua a fare la cacca. Tutti ridiamo divertiti.

usl ser0009 Con mio marito in un posto di vacanza. Si tratta in realtà di una specie di recinto, circondato da filo spinato, dove ci viene dato da mangiare riso bollito e formaggio (…) Da questo recinto passo ad un altro, dove c’è una fila di cessacci in legno, come cabine. Entro nel meno schifoso e defeco in un water pieno di dattiloscritti. All’improvviso compare nel cielo una cometa, con stella e coda come quella del presepio. A voce alta ringrazio Dio di avermi indicato la via giusta (...)

tez ser0024 Sono nel bagno, la finestra è aperta ed entra un piccolo uccellino che svolazza per la stanza. Per paura che voli via chiudo porte e finestre, e l’uccello si rifugia dietro a un mobile. Sposto un pò il mobile infilando la mano alla cieca dietro per prenderlo. Sento lo scatto di un rumore metallico e un grido. In mano ho un quaderno con anelli metallici mentre l’uccellino è stato decapitato dalla chiusura a scatto di questi anelli. Guardo le pagine bianche del quaderno macchiate dal sangue dell’animale.

Ragni, cani, pappagalli…il discorso può essere esteso all’animalità in generale, come salvatrice da una cristallizzazione: in un sogno, su di un giornale si annuncia un esperimento scientifico, un trapianto tra uomo e animale che potrà salvare il Papa, cioè un rappresentante dello spirito, l’opposto dell’animale; in un altro si mette in corrispondenza l’alfabeto, in particolare la lettera A, con la possibilità di trasformare gli animali in uomini, eco inconsapevole della derivazione della A dalla prima lettera degli alfabeti ebraico e fenicio, aleph (= bue), che – allora rovesciata rispetto alla nostra – raffigurava la testa del toro, a suggellare l’avvenuto addomesticamento dell’animale (A. Kallir – Psicogenesi dell’alfabeto – Ed Spirali).

Abbiamo visto come la scrittura può retrocedere alle sue origini corporee, dove segno e oggetto si identificano, facendosi guidare dall’animale. Oppure può essere ricoperta, resa illeggibile da una materia informe come gli escrementi. Ma può anche essere disciolta da una materia fluida, come l’acqua o il sangue.

Rammento qui in proposito un passo di J. Hillman (Psicologia Alchemica, Adelphi, pag. 270):

Come ricorderete, la solutio è definita dissoluzione di una materia prima in acqua, in conformità con la nota massima: “Non compiere alcuna operazione finchè ogni cosa non è diventata acqua.” Vale a dire: finchè ogni cosa non è permeata di emozioni, finchè l’umore non ha permeato tutte le parti, finchè il materiale, il problema che era stato solidamente fissato in una diagnosi definita, non perde la sua definizione e si scioglie in una indiscriminata fluidità (…) Grazie alla solutio emerge una nuova scala di valori. La preziosissima facoltà di discriminazione, quella in base alla quale definiamo la coscienza, si dissolve.

Un esempio di solutio:

sel adrb350 Il mio analista mi presta un libro. Lo sfoglio. E’ dedicato dall’autore a suo padre, che è un famoso neurochirurgo, diventato cieco e paralitico a causa di una malattia progressiva. Nel libro si narra del rapporto di un uomo con la neve, ed è pieno di foto di cieli e di distese innevate. L’uomo di cui il libro parla è diventato cieco, forse perchè ha voluto fissare il sole, e nel libro si racconta anche questa storia. Mi accorgo di avere bagnato e macchiato il libro e ne sono dispiaciuta. Cerco di asciugarlo. Mi accorgo che un’amica dell’analista ha scritto sulle pagine iniziali parole in greco, che voglio decifrare. Il libro si sporca sempre di più. Cade addirittura nell’acqua. Sono mestruata.

Il padre dell’autore del libro è uno scienziato, e il protagonista è un uomo che si è accecato guardando il sole; personificano l’atteggiamento che dà la priorità a modalità razionali, rappresentate dal sole: per questo subentrano compensatoriamente l’acqua e il sangue a sciogliere il testo.

La forma più netta di contrapposizione nei confronti della definizione del segno è la “macchia”, tipica forma di solutio.

nzu fra0001 Mi trovo in una casa (…). Sollevando la carta dalle pareti si scopre una macchia nera. E’ l’unica macchia e dico che non l’ho fatta io; il resto è tutto a posto. Si toglierà tutta la carta. Nella mano sinistra mi viene consegnato un blocco, una specie di mattone avvolto in una carta da giornale. Mi pesa nella mano, mi pesa nella gola.

Se si toglie la macchia, il suo peso si trasferisce all’interno del testo – il mattone avvolto dal giornale -, un peso che è la traccia compensatoria e inespressa di quella macchia nera eliminata.

Particolarmente strutturato attorno a questi temi è il sogno seguente:

smh adr0002 Una mia amica incinta decide, dopo dubbi, di tenere il figlio. Va alla clinica per aborti per comunicare la decisione, e dice alle altre donne che col suo compagno festeggerà facendo acquisti. Le altre donne che sono lì per abortire si lamentano per gli eccessivi prelievi di sangue fatti per le analisi, che le indeboliscono e le prosciugano. Io devo fare un concorso per giornalista per inserire il mio lavoro in ambito istituzionale. Ho perso ogni capacità di concentrarmi, e so che verrò bocciata all’esame. Svolgo il tema all’ospedale, seduta su uno dei letti delle donne che stanno per abortire.

C’è un tema che permea tutto il sogno, e che è ben riassunto da un altro sogno: “se voglio far l’esame devo perdere il bambino”.

Di questo ho già scritto in precedenza (Puntata 15 – Dal sangue alla scrittura), e ne riporto un passo:

...si era visto il sangue come una sostanza che oscilla tra la fluidità e la coagulazione, due stati da ritenersi originariamente coesistenti (ossia non soggetti al principio di non contraddizione, che nell’inconscio non agisce); più precisamente quello diluito si presenta come sangue mestruale o abortivo, e quello coagulato come gonfiore in qualche parte del corpo, gravidanza, un bambino appena partorito). Ora vedremo come lo stato diluito a volte cerchi ancora di rapprendersi dando luogo alla… scrittura, che a sua volta tende a collocarsi in un contesto ‘maschile’ di esame (di maturità, di laurea, etc.). E così ‘esame del sangue’ ed ‘esame’ nel senso istituzionale si trovano inaspettatamente associati.

Siamo di fronte a una prima polarità – gravidanza a termine e interruzione – dove i due poli sono attribuiti a soggetti diversi per rendere meno illogica la contraddizione, e dove la gravidanza comporta il fare acquisti, e cioè un accrescimento sulla linea di una ripetizione.

All’interno, la non-gravidanza prospetta un secondo ordine di polarità, il prelievo/analisi del sangue e la scrittura di una tesi. Se pensiamo al letto come a una pagina, questa si presenta divisa in due, una per il sangue (la donna che abortisce – il sangue che serve per gli esami) e l’altra per la scrittura (la donna che scrive la tesi – l’esame istituzionale). Il fatto che la tesi sarà un fallimento sta a dire che è il sangue, o la ‘macchia’, a prevalere, e forse a fare un’invasione nell’altro campo.

Arriviamo così ad esaminare i casi in cui il testo si separa nettamente dalla macchia, occupando i due elementi due spazi distinti:

rol ser0028 Con X devo dare un esame. Dobbiamo fare un tema, dal titolo “L’importanza della donna per l’uomo”. Non so perchè mi trovo lì. Non so cosa scrivere. Butto lì delle parole: Il padre maschio. Mi stupisco di ciò che ho scritto, e cancello. Ricomincio a scrivere. Temo di andare fuori tema. Guardo X, che sembra un bambino: è tutto stravaccato sul banco, fa le boccacce, ha macchiato tutto il foglio con l’inchiostro. (…) X mi dice che non rimarrà più niente di ciò che ho scritto, perchè ho usato l’inchiostro simpatico. Allora gli dico che anche del suo testo non rimarrà nulla, perchè lo ha scritto sulla stoffa.

La situazione non è nuova, l’abbiamo già incontrata nei sogni ant adr0061 (tanti segni e il disegno di due tazzine fumanti sullo stesso foglio), cml adr0042 (segno geometrico sul fronte, figura del cobra sul retro), cml adr0028 (titoli nella prima pagina, foto di donna e serpenti in quella centrale).

La suddivisione degli spazi può restare, anche quando la solutio si scarica in pipì:

lat adr0110 Partecipo a una gara ciclistica, sono in tuta e indosso un berretto; i bambini non sono ancora pronti, perciò esco raccomandando a mio marito di far fare pipì a mia figlia. Arrivo a scuola e scrivo il testo del tema, sperando che mio figlio arrivi perchè è lui che dovrà svolgerlo

E arriviamo al caso in cui il foglio è nettamente bipartito, una parte per il testo e un’altra per una quasi-figura (‘quasi’ perchè nell’esempio seguente i fiori rossi sono frutto di un collage):

lat adr0057 Vado a prendere mio padre assieme a un ragazzo, lo accompagnamo a un ospedale che ha l’aspetto di una scuola. Mio padre ci dice: “non credete di imbrogliarmi, so che vado a morire”, poi attende consapevolmente la sua morte. Mi trovo davanti alla Villa Reale, è il palazzo che mi ha lasciato mio padre in eredità, insieme a due maggiordomi, che pur consapevoli dell’esistenza di debiti dicono che rimarranno fedeli. (…) Poi apro un cartoncino, dove da un lato egli aveva ritagliato e incollato dei fiori rossi, e sull’altro lato scritto delle massime.

Che il tutto si svolga nel contesto della morte del padre sta a dire che l’Uno (il sistema segnico universale, garantito dal Padre, il testo) cede il posto al Due (la dialettica tra segno e figura, e quindi l’ingresso di altre funzioni), rappresentato dai due servitori che sostituiscono il padre.

La stessa sognatrice di nuovo ha a che fare con un’eredità; i fiori sono sostituiti da un altro tipo di figura, la musica:

lat adr0186 Sono in tram con mio marito, poi invece è il mio analista. Lui incontra una pianista molto brava, si intrattiene con lei, e io un po’ per discrezione un po’ perchè ho un’altra meta mi apparto, poi scendo per andare nella mia vecchia casa. Qui c’è stato un funerale. C’è anche un cane lupo che mi segue dovunque, e che ha in bocca una lettera. La apro, e vedo che è un lascito della persona defunta: si tratta di un attico in via Spiga. Lo visito con mia figlia, (…)

Uso la parola ‘figura’ anzichè ‘immagine’ quando l’immagine è una riproduzione, fotografia, quadro, disegno, scultura, etc., qualcosa cioè che fa capo a un modello riproducibile. In un certo senso anche la musica può rientrarvi.

La riproducibilità è una proprietà attinente alla memoria. In questo senso scrittura e figura sono accomunate.

Quando si ripetono situazioni in cui a un testo ci si trova a dovere affiancare, in una pagina accanto, una figura o anche solo una macchia, la possibilità che si tratti di dover mettere d’accordo una funzione linguistica con una iconica, proprio come accade con i due emisferi cerebrali sinistro e destro, appare plausibile. O di affiancare a una funzione razionale una emotiva.

Affiancare può avere due sfumature: dividere e tenere rigidamente separato, in equilibrio (come nei sogni di lau), o consentire un’osmosi, e che la macchia possa infiltrarsi nel testo e corromperlo.

usl ser0009 Con mio marito in un posto di vacanza. Si tratta in realtà di una specie di recinto, circondato da filo spinato, dove ci viene dato da mangiare riso bollito e formaggio (…) Da questo recinto passo ad un altro, dove c’è una fila di cessacci in legno, come cabine. Entro nel meno schifoso e defeco in un water pieno di dattiloscritti. All’improvviso compare nel cielo una cometa, con stella e coda come quella del presepio. A voce alta ringrazio Dio di avermi indicato la via giusta. Mi trovo affacciata alla finestra della casa dove abitavo quando avevo pochi anni, mentre dalle case circostanti la gente si affaccia a guardare la stella. (…)

Il secondo recinto, usato per scaricarsi dei resti del cibo ‘bianco’ mangiato nel primo, diventa il luogo di una possibile nascita, o ritorno all’infanzia, se la scrittura (i dattiloscritti) accoglie l’informe, ciò che – nella logica del primo recinto – è ritenuto lo scarto.

(La figura in prima pagina è tratta dal  Codex Seraphinianus, di L. Serafini, Ed. Rizzoli)

Puntate precedenti: 

1 – Introduzione a una ricerca

2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico

3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  

4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno; 

 5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 

6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;  

 7-  Il bambino è servito in tavola

8-  Dalla parte dell’occhio;

 8 bis – Sintesi delle prime otto puntate;

9 – Venivo aggredita da due uomini

10 – La testa di Orfeo; 

11 – La vocazione segreta degli ascensori

12 – Traiettorie elementari

13 – Simmetrie e corpo nel sogno

14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…  

15 – Sangue, scrittura, esami… esami del sangue; 

15.1  – L’Ombra della Simmetria; sintesi delle puntate 9-13 ; 

15.2 – Sangue, bosoni di Higgs e alchimia;

16 – Lo strano caso delle due vasche comunicanti

17 – Peso, caduta, gravidanza