La testa di Orfeo

Piccoli sogni simili

di Adriano Alloisio

Introduzione a una ricerca2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico; 3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola; 8. Dalla parte dell’occhio; 9 – Venivo aggredita da due uomini;

 

     La testa di Orfeo

 

Ci sono sogni che non sono nè ‘piccoli’ nè ‘simili’ ad altri, dove però gli oniremi, quelle trame semplici e ripetitive di cui abbiamo visto qualche esempio nelle puntate precedenti, si dispongono in un racconto complesso, ricco di riferimenti e suggestioni, entrando nel territorio del simbolico. Sarà a uno di questi sogni che dedico la puntata.

Quando lo ascoltai, molti anni fa, non ero riuscito a trovarvi un bandolo. Non che ora abbia finalmente capito cosa ‘voglia dire’, ma se non altro sono arrivato a coglierne – appunto – una trama, che si regge sull’assemblaggio di alcuni oniremi di cui ho recentemente parlato. Pertanto non ‘capiremo’ il sogno ma ci si aprirà un percorso di lettura.

Questo l’incipit:

lat adr 0208 Sono in Tessaglia, c’è il mare e tante pietre, e voltandomi vedo un anfratto con due aperture simmetriche. Penso che sia la grotta di Orfeo. So che per una certa conformazione delle rocce sotto il mare gli antichi sentivano il canto delle sirene, e questo mi conferma di essere proprio nella grotta di Orfeo….

 

I riferimenti mitologici appartengono alla sfera di conoscenze della sognatrice. A Lesbo esiste effettivamente una Grotta di Orfeo, che però non è sul mare e non ha due aperture. Il nome prende origine da una delle versioni sulla morte di Orfeo: decapitato dalle Baccanti, furiose per la sua misoginia, con contorni omosessuali, seguita alla perdita di Euridice, la sua testa fu raccolta dal mare, deposta all’interno della grotta e venerata in quanto capace di parlare e di pronunciare profezie. Orfeo nella vita è un eroe perdente, e anche da morto, come testa vaticinante, viene alla fine tacitato dal suo protettore e ispiratore Apollo, geloso del successo che quella testa riscuoteva grazie alle sue profezie.

Nel sogno apparirà ora, appunto, una testa mozzata.

 

.. Entro in uno dei due fori, e per guardare in alto e osservare l’altezza della spaccatura perdo l’equilibrio e compio una capriola. All’interno c’è un luogo di culto. Sono con una giovane ragazza, e scendiamo nella caverna. Ci aiutano due uomini che aprono i cancelli. La ragazza trova per terra una testa che io nascondo nella borsa…

 

Da bambini, nel gioco a mosca cieca, si facevano fare delle giravoltole a chi ‘stava sotto’, per fargli perdere l’orientamento. Nei sogni sono a volta le capriole ad avere questa funzione, che porta gambe e testa a scambiarsi di posto, e così l’alto e il basso, il Due delle gambe con l’Uno della testa, una sorta di trance onirica che segna il passaggio dell’Io del sogno in un ‘al di là’ onirico più profondo, che è stato chiamato anche mondo dei morti. Ritroviamo la capriola nei sogni di certe cadute, quando vengono fatte di testa, con le gambe in alto. Appartiene a questo quadro anche un altro onirema, la decapitazione, che si può intendere ancora come la perdita dell’Uno, ossia del contatto univoco che l’Io del sogno ha con se stesso. Qui la testa viene incorporata in una borsa, forse una fecondante allusione sessuale, che comunque per qualche ragione viene velata. Con quelle due fenditure simmetriche dell’entrata, come orbite vuote, la grotta stessa è apparentabile a un teschio.

 

.… Mi allontano, e lascio la ragazza con il più giovane dei due uomini. Quando ritorno la ragazza è molto inquieta perchè il giovane ha approfittato di lei, prima era vergine, ora non lo è più, e si lamenta che quello non era nè il modo nè il posto…

 

Chi ha letto la puntata precedente riconoscerà qui l’onirema dei ‘due uomini’.

 

Il ragazzo trova anche un orecchio, dice ‘che schifo’, perchè certe cose non dovrebbero essere lasciate in giro. I due uomini se ne vanno e lasciano aperto il cancello per poter uscire…

 

Perchè un orecchio? Perchè è il ragazzo violentatore a trovarlo? Abbiamo un indizio importante nel seguito del testo:

 

… La ragazza ode un rumore, mi chiede cosa sia, dice che vuole godersi questo viaggio solo attraverso le sensazioni e i rumori, non attraverso la vista. Io le dico: ‘guarda!’ Vedo una donna che fa un rumore di sfregamento, come di carta vetrata….

 

Le righe sottolineate sono la chiave che orienta la lettura di tutto il sogno: ci dicono che la ragazza è ‘cieca’, la sua vista è stata sostituita dall’udito, e quindi gli occhi sono stati sostituiti dalle orecchie. In particolare un orecchio, e quindi un occhio. Conosco un altro sogno in cui occhio e orecchio vengono messi in una stretta relazione:

 

dam adr 0129 Una civiltà antica. La gente è vestita in modo strano, con copricapi e pendagli. Le donne tessono, ma la stoffa è l’iride – variopinta come dice il nome – e la pupilla dell’occhio sinistro. La pupilla è nera, ma è un buco vuoto. Le donne devono passarvi l’ago e il filo per attaccare all’occhio l’orecchino sinistro. L’orecchino è d’argento con tanti filamenti con palline azzurre. L’orecchino continua a stare attaccato all’orecchio, ma con questa operazione di cucitura viene attaccato all’occhio, anche se ciò non è visibile.

 

La foratura dei lobi delle orecchie fa parte in certe culture tradizionali del rito che sancisce la maturazione della sessualità femminile, e da alcuni sogni risulta che l’orecchino ha dei legami con l’uovo e la fertilità. Il collegamento di un orecchino a una pupilla vuota sottolinea dunque il potere generativo assunto da un occhio – uovo.

Il rapporto tra orbita e occhio in essa contenuto si ritrova dunque nel rapporto tra orecchio e orecchino, e infine tra ovaia e uovo.

  Mi ha sempre colpito la raffigurazione egizia dell’ Occhio di Horus (Horus è figlio di Iside e Osiride) a questi strappato dal suo antagonista, lo zio usurpatore Set, che invece nella lotta veniva privato dei genitali. Horus è rappresentato come un falcone, e quei due fregi – uno a chiocciola e l’altro verso il basso – vengono spiegati come le macchie attorno all’occhio del falcone. Sarà anche così, ma quella spirale fa venire in mente l’orecchio interno, e appare come la rappresentazione di un legame tra occhio e orecchio.

Con questo non voglio dire che in un sogno occhio e orecchio siano sempre equivalenti e intercambiabili. Lo sono, e certo solo parzialmente, in questo contesto, ‘attratti’, se così si può dire, in un onirema.

L’orecchio in cui si imbatte il ragazzo è dunque anche un occhio, e questo ci consente di ritrovare l’onirema dell’occhio (vedi puntata 8) che si stacca proprio a causa di una violenza sessualmente connotata; per un verso questa è rimasta dietro le quinte, per un altro viene rappresentata con lo sfregamento, un movimento di va e vieni, caratteristico dell’onirema  (si era visto: dentro un’orbita, in un vano accanto a un camino, in una vagina, in un buco nella bassa schiena…) .

A voler essere precisi, prima c’è la perdita della verginità ad opera di uno dei due uomini, e poi, quando questi se ne sono andati, la ragazza ascolta il rumore dello sfregamento. Tuttavia le sequenze temporali nei sogni non vanno prese rigidamente e sono spesso leggibili nei due sensi ai fine dello stabilire delle relazioni causali: in questo caso sembra che sul momento della violenza sia calato un velo (ma sappiamo davvero cosa sia avvenuto?), e che esso riappaia in un secondo tempo solo come rumore di sfregamento prodotto da qualcuno.

Quando presentai questo onirema, era emerso anche che lo sfregamento era accompagnato da intensa sofferenza, che qui diventa, riguardo alla perdita della  verginità, un‘inquietudine – la ragazza dice che quello non era nè il modo nè il momento. A quale altro modo possibile, a quale altro momento si allude?

 

…Riguadagnamo l’uscita, c’è tanta gente e anche un posto di pronto soccorso, finalmente siamo sulla via giusta. Passiamo dal luogo di culto dove in un angolo, in alto, c’è anche la Pietra Nera,…

 

Se c’è un posto di pronto soccorso vuol dire che è successo qualcosa di molto traumatico. La perdita dell’occhio/orecchio? La decapitazione? Una violenta perdita della verginità?

La Pietra Nera è un importantissimo oggetto di culto incastonato in un muro della Ka’ba, nella Mecca; essa segna la direzione verso la quale Maometto aveva ordinato ai fedeli in preghiera di rivolgersi, in antitesi agli Ebrei, voltando cioè le spalle al precedente punto di riferimento, costituito appunto da un particolare sacro sito in Gerusalemme: la roccia sulla quale Abramo stava per sacrificare Isacco, e da dove lo stesso Maometto avrebbe compiuto la sua ascensione al cielo, dopo un miracoloso viaggio notturno dalla Mecca a Gerusalemme.

Non credo sia qui casuale che la Pietra Nera ricordi alla lontana un occhio ricomposto, come anche dice una credenza, che vi vede l’occhio di un angelo giudicante i pellegrini che si recano alla Mecca. E però ricorda anche un orecchio.

 

…e arriva uno scalmanato a braccia levate urlando: Gerusalemme, Gerusalemme!

 

e’ la profezia che si trova nei vangeli di Luca e di Matteo, riguardo il prossimo destino di Gerusalemme. (“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te. (..). Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta! (…)”)

 

Anche se il sogno ci immerge in un’atmosfera vagamente magica, fin dall’esordio stanno nell’ombra crude contrapposizioni;  dalla serena evocazione del canto delle Sirene, che nasconde però la drammatica competizione canora che ha visto costoro rovinosamente sconfitte da Orfeo – a  oscuri eventi – una testa decapitata, un orecchio tagliato, per arrivare alla contrapposizione tra La Mecca e Gerusalemme, con la finale capitolazione di quest’ultima:  sempre si tratta dell’emergere di un Uno da polarità in antitesi.

Spesso l’incipit di un sogno ci introduce al tema dominante:  qui due sono le aperture dell’ingresso, e una sola viene percorsa  (si pensi alla competizione retinica della puntata scorsa); e – alla fine –  non è un caso che venga usato un testo in cui il nome Gerusalemme è ripetuto due volte. Un’altra simmetria può essere ravvisata nelle due figure sullo sfondo, dapprima il vaticinante Orfeo, che a volte ha ispirato rappresentazioni del Cristo, e alla fine Gesù stesso, che pronuncia la sua profezia relativa alla caduta di Gerusalemme.

 

Eppure nel sogno si parla – a un livello apparentemente più basso, o materiale – di ‘pezzi’ del corpo; sono stati coinvolti organi appartenenti a una simmetria, gli occhi e un orecchio, e due organi dell’asse centrale, una testa e una vagina.

Schematicamente, gli ambienti:

 

mare e rocce

passaggio con la doppia entrata

primo ambiente:  luogo di culto con Pietra Nera

passaggio dai cancelli

secondo ambiente: luogo della perdita della verginità, reperimento della testa e  dell’orecchio, luogo dello sfregamento

 

Non ci vuole molta fantasia per sentirsi accompagnati, in questo percorso in avanti e a ritroso, da echi della topografia sessuale femminile, concreti e nello stesso tempo immaginifici, crudi e al tempo stesso in un registro mitico e sacrale.

Si tratta di una scrittura geroglifica, là dove elementi dell’alfabeto sono ‘pezzi’ del corpo e delle sue esperienze, come lo erano un occhio o un braccio nella scrittura egizia; in questo caso usati per rappresentare una dialettica tra Uno e Due (ossia tra univocità e indeterminazione), dove la duplicità simmetrica degli occhi, assimilati a ‘uova’, deve incastrarsi nell’unicità del ‘canale genitale’, richiedendo quindi il sacrificio di ‘uno di due’, qui rappresentato dall’orecchio amputato. Ho fatto ricorso a molte virgolettature per significare il fluttuare semantico di quelle immagini: da oggetti dell’esperienza che il corpo fa di sè, a mappa cerebrale che la descrive, a trascrizione in altre mappe che ne astraggono alcuni elementi, fino a diventare mappe di esperienze e funzioni psichiche, come fossero metafore incarnate, e infine offerte al pensiero simbolico. Il livello ‘basso’ è quindi tale solo in apparenza, in quanto è il seme di una dinamica che fa da motore a tutta l’impalcatura conoscitiva, in ogni suo livello. Coerentemente il baricentro occulto del sogno è il personaggio di Orfeo, chiamato in causa una sola volta attraverso il nome della grotta a lui dedicata: ma siamo inequivocabilmente nella sua grotta, e le sue capacità profetiche, ovvero le sue potenzialità conoscitive, attraverso la sua ‘testa’ abitano la borsa  dell’Io del sogno.

Qui vediamo forse una traccia del ponte esistente tra l’alchimia elementare degli oniremi e le impalcature del simbolico.

Incontriamo però uno scalmanato, non un composto atteggiamento profetico; come se qui, nell’eliminazione di un polo della contraddizione (Gerusalemme) stesse il nucleo di una catastrofe, una catastrofe del soggetto che credendosi doppio, indeterminato, deve fare i conti con l’univocità del reale, e scoprirsi, esso pure, un Uno.  Se questa congettura fosse corretta, ci troveremmo di fronte a un processo opposto a quello della cosiddetta ‘castrazione’ (mediante il quale si rinuncia alla propria univocità per entrare nella polivalenza dell’umano universo dei segni). E’ possibile che i due movimenti contrapposti – abbandono dell’univocità per entrare nell’indeterminazione, e abbandono di questa per ricostituire un’univocità – debbano coesistere, e siano entrambi conflittuali e apportatori di sofferenza.

Io non so quale sia il senso dello ‘sfregamento’  ripetutamente evocato in questi contesti. Posso tentare di immaginarlo, al di qua e prima dei riferimenti sessuali. Immagino cioè che i movimenti alternati  e ripetitivi che il proprio corpo è portato a fare nell’esperienza sia del mondo esterno (si pensi solo ai movimenti che facciamo con le dita quando cerchiamo di riconoscere un oggetto che non vediamo), sia di se stesso (come con i movimenti esplorativi del proprio corpo che compie il bambino) siano alla base dell’esperienza che il soggetto in generale fa dell’oggetto, oltre che di sè.

Paradigmatica è l’esperienza  per il poppante dello sfregamento della bocca contro il capezzolo, fino alla ritmicità della suzione; la quale – oltre che mezzo di sopravvivenza e veicolo di piacere – è anche in ordine di tempo e di importanza il primo canale di conoscenza, il modello (o la mappa – base) delle successive percezioni di sè in rapporto con il mondo esterno, a qualunque livello di evoluzione le vogliamo considerare, a partire dalla fase orale.

Ma perchè, nei nostri contesti onirici, la mappatura di questo tipo di esperienze, così come la loro rievocazione, metterebbe in risonanza un registro doloroso? Che non si tratti proprio dell’angoscia del dover rinunciare alla propria indeterminazione, per incarnare un’identità, al Due per tornare a essere un Uno?

 

Per ora tuttavia non possiamo spingerci troppo avanti con le congetture, perchè infatti solo di congetture si tratta, in attesa di nuovi elementi che ci vengano in aiuto.

 

 

 

8 Risposte a “La testa di Orfeo”

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