Passaggio e passaggio all’atto: pluralità dei significati dell’acting out in preadolescenza

di Leonardo Angelini

(1998)

1. Introduzione.

e’ possibile definire l’acting out come un agire irriflessivo, un passaggio all’atto in cui l’azione segue immediatamente l’impulso che l’ha generata, un agito la cui caratteristica è “non darsi tempo” prima dell’azione.

Cercheremo  di delineare l’acting out nelle sue componenti sia regressive, come freno alla crescita individuale, sia progressive, come componente dell’atto di passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.

Esso si presenta come uno dei tratti fondamentali dell’agire sia del preadolescente che dell’adolescente.

Nella nostra società l’agito può essere individuale, se coinvolge i singoli giovani, ma anche gruppale. Ne è un esempio il tifo sportivo: i gruppi di tifosi allo stadio, attorno alla bandiera della propria squadra, tendono a perdere l’identità individuale e ad assumere una identità gruppale in cui la coscienza morale e l’ideale dell’Io si annullano favorendo il manifestarsi di agiti irriflessivi anche molto violenti ed aggressivi.

Un altro esempio di acting out gruppale è dato dalle cerimonie e dai riti che spesso accompagnano l’agire autodistruttivo dei tossicodipendenti. 

 

2. Dalla latenza alla preadolescenza.

Vediamo ora come nasce questa “esplosione” di agiti a cavallo della crisi puberale.

In latenza (6-10 anni) l’immagine dell’istintualità è quella di un “vulcano spento”, dove però il magma sottostante, l’energia istintuale, non è privo di attività, preme per uscire, ma viene compresso e contenuto dalle tendenze all’intellettualizzazione, cioè dalla sublimazione che dirige l’energia verso lo studio, la curiosità intellettuale, l’attività sportiva ecc.

In preadolescenza (11-15 anni) all’improvviso il vulcano “erutta il magma” che non riesce più ad essere controllato dalle componenti egoiche (Io e Super-Io), poichè l’energia istintuale è divenuta troppo intensa in seguito ai processi di maturazione fisiologica e psicologica che stanno iniziando.

L’ “eruzione” continuerà anche in adolescenza (16-20anni circa), in modo più o meno intenso, controllato o sublimato, terminando una volta giunti alla completa maturazione individuale; è anche vero però che in determinate circostanze (vedi tifo sportivo, comportamenti delinquenziali ecc.) agiti regressivi possono comunque riemergere.

 

3. Contenuto degli “elementi eruttati”.

La qualità del materiale eruttato è sostanzialmente riferibile a contenuti legati all’Eros ed all’aggressività. Spesso, come vedremo, sono intrisi l’uno dell’altro.

In base alle diverse caratteristiche degli “elementi eruttati”, riconducibili alle diverse fasi dello sviluppo psicosessuale, è possibile distinguere vari tipi di agiti.

Le componenti pregenitali possono essere legate all’oralità, dando quindi origine, ad esempio, ad azioni irriflessive come i disturbi alimentari (anoressia e bulimia) o forme di tossicodipendenza. In entrambi i casi, emergono chiaramente sia l’elemento erotico dato dal piacere di “mettere dentro di sè” il cibo/droga, sia l’elemento aggressivo riscontrabile nel fatto che questo cibo è o viene vissuto come velenoso e distruttivo.

Un altro esempio di acting out caratterizzato da un contenuto di tipo pregenitale, legato però all’analità, è la coprolalia: il linguaggio sboccato e volgare tipico di molti adolescenti.

Anche in questo agito è identificabile sia un elemento erotico, dato dal piacere regressivo di “espellere cacca”, pur se in forma verbalizzata, sia un elemento aggressivo dato dall’atto stesso di riversare volgarità sugl’altri.

Elementi  di tipo genitale sono presenti in uno dei più comuni acting out dell’adolescente, la masturbazione; è questo un comportamento in cui l’energia istintuale trova un chiaro ed immediato “sfogo”, un atto che può essere, come vedremo, sia progressivo che regressivo.

Nel preadolescente sono molto presenti sulla scena anche componenti di tipo edipico: sono in genere fantasie “incestuose”, cioè dirette verso membri della propria famiglia e vengono in modo  più o meno consapevole denegate, non riconosciute come tali; analogamente gli elementi aggressivi edipici sono diretti verso “imago” parentali, in genere, piuttosto evidenti.

 

4. Trasformazioni del “materiale eruttato”.

I contenuti che caratterizzano i diversi acting out non sono “espulsi” allo stato puro, ma subiscono delle modificazioni  più o meno profonde.

Quando non avviene nessun processo di trasformazione, il “materiale eruttato” (analogamente alla lava del vulcano) è grossolano e il suo contenuto risulta immediatamente evidente poichè non è stato sottoposto nè a sublimazione nè ad intellettualizzazione. L’agito più classico di questo tipo è la masturbazione, cioè l’istintualità allo stato puro.

Se avviene un inizio di trasformazione avremo l’emissione di “lapilli”, come ad esempio nel caso della coprolalia, dove l’impulso originario di “riempire di cacca” l’altro subisce un’astrazione, cioè viene verbalizzato, sostituito da un agito verbale attraverso il quale il soggetto prende le distanze dal proprio vissuto.

Quando poi il processo di trasformazione è ancora più profondo, il materiale eruttato diverrà “cenere”, come nel caso della curiosità sessuale oppure, a livello più sublimato, la curiosità intellettuale, legata al piacere della conoscenza.

In questo caso, l’energia istintuale viene impiegata in attività “più utili” per la crescita individuale e sociale del ragazzo

 

 

5. Effetti dell’ “eruzione” nel preadolescente.

La principale conseguenza dovuta ai mutamenti psichici e somatici causati dalla “eruzione” consiste in un processo di cambiamento molto simile a quello che Bios definisce “prima individuazione” e che avviene nel bambino tra i 3 mesi e i 3 anni, quando accetta di essere separato dalla madre. Lo stesso autore chiama “seconda individuazione” questo l’ulteriore allontanamento dalle figure parentali che si verifica dopo la crisi puberale, segnata dal menarca, dalla capacità erettiva e dall’ingresso del ragazzo nella fase pre-adolescenziale, che si concluderà con la formazione del sè dell’adulto.

Questo momento di passaggio viene fortemente evidenziato e cerimonializzato in varie culture primitive, ad esempio attraverso il cambiamento del nome dell’adolescente, per sottolineare la dis-continuità tra ciò che era prima e ciò che è ora.

La nostra società odierna rimane molto più legata al passato e tende a mantenere una forte continuità tra le varie fasi della vita dell’individuo.

E’ comunque innegabile che questa trasformazione venga a caratterizzare il passaggio tra la fanciullezza e l’adolescenza.

Nell’individuo essa può essere solo esperita, sperimentata, ma priva di autoconsapevolezza e di riflessione; oppure può essere pienamente vissuta e l’adolescente può intuire ed essere consapevole in modo più o meno vago di ciò che sta accadendo in lui.

Questo processo di trasformazione coinvolge 4 campi che contribuiranno a definire le caratteristiche psicologiche e di personalità del futuro adulto:

1) L’identità sessuale e la conseguente scelta dell’oggetto sessuale; il sentirsi e viversi come maschio o femmina da parte dell’adolescente.

2) Il passaggio dall’ endogamia all’ esogamia, con la scelta di un partner esterno al nucleo familiare.

3) La capacità di utilizzare la sublimazione e la neutralizzazione come filtri dell’energia istintuale.

4) La formazione del carattere.

 

 

6. Problemi che nascono dall’agire irriflessivo.

Gli acting out possono risultare particolarmente significativi e problematici quando coinvolgono ragazzi e giovani a rischio.

Nell’adolescente disabile, che presenta un deficit a livello intellettivo, ciò che non funzione è l’IO, quindi si evidenziano limiti raziocinanti e un’incapacità a riflettere su quanto sta avvenendo in lui. Gli agiti diventano quasi un comportamento inevitabile e incontrollabile.

Nel giovane a rischio psicosociale, l’IO è sufficientemente integro, mentre la compromissione avviene a livello del funzionamento del Super-io e dell’Ideale dell’Io. Perciò, i problemi potranno coinvolgere o l’area della coscienza morale (Super-io) o quell’insieme di aspirazioni e di limiti che formano l’immagine di Sè che si sta strutturando (Ideale dell’io). In entrambi i casi tenderà ad accentuarsi l’emissione di agiti o per mancanza di freni inibitori o per l’interiorizzazione di modelli comportamentali inadeguati.

 

7. Qualità dell’acting out.

L’agire irriflessivo non deve essere valutato necessariamente come un comportamento negativo. Infatti esso viene considerato “progressivo” quando è un sintomo che dimostra la presenza di una cambiamento in atto nell’individuo.

Mentre il medesimo agito diventa “regreressivo” quando indica la difficoltà ad accettare le trasformazioni legate al processo di individuazione del Sè e di separazione dagli oggetti di amore primario (la famiglia).

Prendiamo come esempio la masturbazione.

Se l’atto di masturbarsi è intriso di elementi incestuosi più o meno consapevoli, ciò può indicare una negazione della separazione da parte dell’adolescente, una difficoltà a scindere i “legami d’amore” parentali.

Se invece l’agito è diretto alla conquista immaginativa di un oggetto d’amore esogamico, esterno alla famiglia, oppure se è diretto alla sperimentazione dell’orgasmo come reazione positiva e naturale del proprio organismo, allora l’acting out viene considerato qualitativamente positivo.

In generale, quindi, l’agito è progressivo se contribuisce al recupero del senso di unità del come separato dagl’altri, diventando una prova dell’esistenza di un processo di maturazione e della presenza una spinta verso il cambiamento.

Risulta, invece, regressivo quando diventa un freno al processo di crescita personale, presentandosi come negazione della separazione, come espressione di confusività col mondo esterno, sintomo della paura del cambiamento.

 

 

 

8. L’adulto di fronte all’acting out dell’adolescente.

 

Non è nostra intenzione presentare un elenco di comportamenti “giusti e validi” in ogni circostanza, ma semplicemente fornire un’indicazione sul modo di affrontare gli agiti del giovane, lasciando alla sensibilità di ciascun individuo il compito di decidere come e quando discutere tali argomenti con l’adolescente.

Nel caso in cui l’acting out sia regressivo, l’adulto dovrebbe cercare di far notare che esistono altre strade per accedere più proficuamente all’età adulta e che quella intrapresa non contribuisce a crescere, ma anzi ritarda la crescita individuale.

Se l’agito è progressivo, allora l’adulto dovrebbe favorirne il riconoscimento e l’accoglimento come un comportamento di passaggio e di accesso alla maturità sessuale e psicologica.

La società odierna non è più “bacchettona” come un tempo, ma è decisamente più permissiva. Se il rischio che correvano i genitori e gli educatori di allora era quello di essere troppo inibenti, oggi rischiano di essere troppo ostensivi. Forse l’ideale è mantenere una posizione intermedia:

 

 

 

Rischi di ieri

In medio stat virtus

Rischi di oggi

inibenti

disponibili

ostensivi

freddi

caldi

surriscaldati

lontani

vicini

intrusivi

chiusi

contenitori aperti

divenire contenuto

non lasciarsi riempire

lasciarsi riempire

tendere a riempire

enigmi

fantasmi

partner

rimozione

modello

seduzione

frigidità

sentimento

eccitazione