2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico,

Piccoli sogni simili

2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico,

Puntate precedenti: 1. Introduzione a una ricerca

Nella precedente puntata, volendo inquadrare questa ricerca, ho ripreso un interrogativo di Freud sui ‘motivi tipici’ del sogno, da me ribattezzati oniremi. Stiamo infatti mettendo a fuoco lo sguardo su quel fenomeno del sognare in cui si presentano trame ripetitive (spesso apparentemente banali), di solito coinvolgenti il corpo in relazione al mondo materiale degli oggetti, e per lo più trattate dagli interpreti di ogni scuola come aspetti marginali e irrilevanti.

In questa puntata ne darò un esempio,  in ordine di tempo il primo nel quale mi sono imbattuto, il mono e bisandalismo: accadimenti asimmetrici o simmetrici alle calzature o agli arti inferiori, tali da rendere difficoltoso o impossibile il camminare.

In termini di frequenza  le diverse parti del corpo non sono nei sogni egualmente rappresentate:  gli arti inferiori al primo posto, a diverse lunghezze gli occhi e gli organi genitali, circa alla pari con capelli, bocca e seno; in fondo alla graduatoria braccia e mani. Non è singolare che gli arti inferiori siano così più frequentati di quelli superiori? Anche se non escludo che nei miei rilevamenti – già nello trascrivere i testi – io abbia ‘visto di più’, per motivazioni personalissime, gli arti inferiori rispetto a quelli superiori: in ogni osservazione infatti c’è una preesistente teoria implicita che la guida, per cui la ricerca tende a esplicitare proprio quella teoria, che tuttavia non è detto per questo aver solo valore soggettivo. In questo campo non è dalla frequenza che possiamo trarre dei criteri di oggettività, bensì un orientamento nel nostro brancicare.

Anche nel sogno, come nella veglia, dove ci sono figure umane che agiscono in relazione con altre persone e con gli oggetti, le braccia e le mani vengono usate più delle gambe: tuttavia nel sogno gli arti superiori non vengono che raramente messi a fuoco in quanto luogo di accadimenti specifici e quindi raccontati, a differenza di zoppie, ferite e amputazioni alle gambe, perdita o ricerca di scarpe.

Di eventi agli arti inferiori diventai un collezionista, sollevando lo sconcerto dei colleghi, che un po’ sorridendo benevoli e qualche volta interessati aggiunsero alle mie esperienze i loro resoconti. Poi arrivò la “Storia Notturna” (ed. Einaudi), dello storico Carlo Ginzburg, dove tra l’altro – partendo da un’osservazione di Levi-Strauss sulle danze claudicanti – l’autore si interroga sul significato di un tema così diffuso, nel tempo e nelle latitudini, nei miti e nel folklore, come quello del monosandalismo (Achille, Edipo, Efesto, Dioniso, Filottete, Cenerentola, il Diavolo…)  – incontro che mi rassicurò sul fatto che non mi stavo muovendo da visionario. (qui a lato: Ninfa celeste che si toglie una spina dal piede, Tempio di Khajouraho -India)

La maggior frequenza degli oniremi che coinvolgono gli arti inferiori rispetto ai superiori può avere – tra le altre – cause che hanno a che fare con la fisiologia del sogno.

Secondo il Nobel Michel Jouvet il sogno, per quanto è riscontrabile nelle specie animali a sangue caldo, nel suo dipendere dalla presenza di severe condizioni fisiologiche cerebrali durante il sonno, richiede tra l’altro l’inibizione dei segnali nervosi preposti all’attivazione della motricità di spostamento. Un animale che, come un sonnambulo, si mettesse di notte a correre fuori dalla tana per cacciare una preda che sta vedendo  in sogno, rischierebbe di venire ucciso prima di svegliarsi. Se un’analoga deafferentazione degli impulsi nervosi si verificasse anche nell’uomo, in certe fasi del sonno, toccando probabilmente in prevalenza l’apparato deambulatorio, l’evento in sé potrebbe venir registrato come una menomazione agli arti inferiori, e diventare esso stesso – almeno a volte – uno spunto onirico: l’Io del sogno, in grado di registrare anche eventi corporei endogeni,  si sentirebbe attaccato nel suo senso di stabilità e di radicamento sul terreno. Naturalmente l’interesse per noi sta nell’utilizzo che di questo stimolo viene fatto nella costruzione del sogno.

Tra gli oltre quattrocento sogni con ‘accadimenti agli arti inferiori‘ da me complessivamente raccolti fin’ora (da pazienti miei e da resoconti di colleghi), porterò qui di seguito come esempio i primi che incontro sfogliando il mio archivio (che procede secondo l’ordine alfabetico dei sognatori), scegliendo quelli che hanno a che fare in particolare con le calzature[1].

. In questi casi si tratta di trame molto semplici.

Sogni bisandalici (dove sono coinvolti ambedue gli arti inferiori):

 cammino con dei sandali bianchi, e ho la sensazione che siano pesantissimi. Allora li limo con le unghie lungo i contorni per accorciarli: senza riuscirci, ed era un po’ come limarsi le unghie (100)

le scarpe (che volevo comprare) erano per il matrimonio, ma volevo scarpe marroni. Alla fine non ne trovo, di marrone avevano solo dei sandali, ma erano troppo aperti. (50)

sono nella stazione della funivia, non riesco a guardare giù, mi vengono le vertigini e la nausea. Nella stanza ci sono seggiolini di legno, accostati a due a due per le spalliere. Sono seduto, mi sto allacciando le scarpe, entra mia madre, alzo gli occhi, la vedo, mi paralizzo, forse speravo che fosse precipitata giù. Mi accorgo di avere allacciato le scarpe le une con le altre. (50)

mio padre indossa scarpe che sono contemporaneamente anche ciabatte. Dice che deve farle vedere perchè hanno qualcosa che non va. (30)

trovo nelle mie scarpe da ginnastica scorpioni secchi. Riguardo e all’interno trovo orecchini di un’amica di mia madre, con grossi pendenti, che non metterei mai.  (90)

trovo un corso d’acqua che devo risalire standoci dentro. Ma devo nascondere le scarpe, come gli altri, e frugo per cercare dei posti. Le nascondo sotto una radice, o un cespuglio. (25)

mi trovo con i piedi bagnati, e mi devo cambiare le scarpe, e guardo le scarpe degli altri, e vedo molti tipi.  (9)

un’amica mi dà delle scarpe basse di cuoio da montagna. Ha il piede più piccolo, ma mi vanno bene, e tengo quelle anzichè comprarne. (100)

Sogni monosandalici:

sto perdendo una scarpa, rallento, alla fine mi esce. Mi fermo, cerco di forzarla, alla fine non riesco. Resto lì con la scarpa fuori (40)

una signora piccola entra nel negozio e vede delle scarpe nere. In realtà si vede una scarpa, di ogni cosa c’è un campione solo. Le scarpe avevano il pelo dentro e la suola a carro armato. Capisce che sono fatte su misura per lei. (50)

 al piede destro l’analista aveva una scarpa da ginnastica bianca, al sinistro una mattonella di legno. (20)

 mi accorgo che mia sorella ha messo una mia scarpa in un sacchetto di cioccolatini (30)

Io sono sul letto,… irrompono dei ragazzotti, e ho come l’impressione che mi abbiano stuprato. Nel bagno c’è una bacinella nella vasca piena di mie scarpe, a mollo, e così pure il water: lo stupro è stato questo, mettere a mollo le scarpe. Ne prendo una in particolare, che nella realtà ho portato al calzolaio perchè non aveva più tacchi, mentre nel sogno il tacco era un po’ consumato, come se la cosa appartenesse a un tempo precedente (40).

Sogni bi e monosandalici

mi trovo in una carrozzella con il foro centrale come le comode e mi accorgo che sto facendo i miei bisogni, ma mi vergogno un po’ perchè sono giunta vicino ai negozi. Scendo ancora dalla carrozzina e mi manca una scarpa: guardo nella borsa e ne ho addirittura due paia. (30)

mi tolgo le scarpe e sento la voglia di correre a piedi nudi; dopo la corsa torno verso le scarpe e scopro che me ne hanno rubata una. Mi rivolgo ai passanti ma nessuno sa niente. Trovo un venditore ambulante di scarpe il quale con tono quasi complice mi dice che della mia scarpa non sa niente, ma mi regala un paio di sandali dicendo che sono più comodi perchè sono aperti. (60)

Avendo riportato solo sogni con accadimenti alle calzature, eccone uno, a titolo esemplificativo,   che riguarda una gamba:

provo un forte dolore alla gamba destra, e so che mi devo operare per togliere qualcosa in più che è cresciuto, come un tronchetto di carne. L’intervento viene fatto e io penso che era più semplice di quello che avevo immaginato. Ho l’impressione di farlo di nascosto.

Altri testi più complessi verranno proposti in future puntate.

In generale nei sogni in cui appaiono calzature si possono osservare le circostanze:

–   come per ogni onirema, la frazione di testo coinvolta è molto variabile, da sogni in cui di esso vi è solo una breve traccia, a sogni che ne sono quasi interamente investiti

–    il motivo predominante è quello dell’opportunità di sostituire le scarpe con altre più adatte, e si svolge secondo le fasi: constatazione dell’inadeguatezza / perdita) / deterioramento; ricerca; acquisto / ritrovamento o perdita definitiva. Di queste fasi ne può essere presente una sola.

–      a volte si tratta di una scarpa sola, a volte di due

–      i motivi più diffusi per acquisire nuove scarpe sono la perdita, il deterioramento, la ricerca di comodità, come se la pianta del piede si fosse allargata, o allungata, o la scarpa si fosse ristretta. Un tipo di scarpa che viene proposto in sostituzione è di solito quella aperta – un sandalo, o una ciabatta, uno zoccolo, una babbuccia, una scarpa da ginnastica – come se fosse più flessibile rispetto a variazioni della dimensione della pianta del piede.

–       per contro stanno, per una possibile scelta alternativa, scarpe col tacco, o stivali, stivaletti, scarponi, più adatti alla ‘difesa’ (da parte dell’Io del sogno) e a resistere all’acqua.  Sembrano così contrapporsi scarpe femminili e scarpe maschili.

Sono stati messi dunque in un unico contenitore – un onirema che ho chiamato “accadimenti agli arti inferiori” , i sogni che riguardano le scarpe, i piedi, le gambe; e sia i sogni che riguardano un solo arto, come quelli che li coinvolgono entrambi. Un’astrazione, che mette sotto un’unica etichetta oggetti un po’ diversi, e che è anche un primo atto interpretativo. Chiamo questa operazione – cioè la definizione dell’onirema – interpretazione di primo livello. E poi? A quale scopo?

Lo scopo è anzitutto quello di focalizzare l’attenzione non più su singole immagini ma su di un loro inviluppo, dal quale ciascuna di esse viene arricchita; e poi di provare a soddisfare una legittima attesa: dietro a questo inviluppo ci sarà da svelare, o immaginare un racconto coerente che le concateni con altri oniremi? Quando man mano si andrà scoprendo che l’onirema tende a raggrupparsi con altri oniremi in uno stesso sogno, si potrà immaginare che il segreto riguardi un processo, una sorta di processo alchemico, di cui quell’onirema sarebbe un frammento, assumendo ora in quel contesto  un suo senso.

Quando metto in relazione una classe di significanti con un contenuto psichico oggetto di una teoria, passo a un secondo livello, che è quello che di solito viene esplicitato in un discorso interpretativo. E’ questo il caso se attribuisco un significato psichico  alla classe di oggetti lunghi e appuntiti, ossia il significato simbolico di fallo, dotato all’interno della teoria freudiana (e non solo) di tutte quelle caratteristiche che sappiamo.

Lungo questa ricerca avrò cura di distinguere il più possibile i due livelli del discorso, laddove il secondo livello – al quale ricorrerò di rado – avrà sempre un carattere congetturale.

 A riguardo del mono/bi sandalismo nel sogno farò un esempio di secondo livello interpretativo.

Se interpretiamo ‘calzatura’ come modo e mezzo di procedere, più o meno capace di adattarsi al terreno e alle situazioni, mediatrice tra soggetto e oggetto, l’onirema si presta a facili letture psicologiche, di stampo metaforico, quali il riferire la zoppia agli impedimenti che il soggetto incontrerebbe lungo il suo cammino nella vita, e al suo venirne ferito. Ritengo che queste banalizzazioni portino fuori strada.

Nel mito la zoppia appartiene a uomini dotati di saggezza, oltre che di inquietanti lati oscuri.

Non diversamente, del resto,  dalla moderna mitologia del serial televisivo, dove campeggia la figura del dr. House. Perseguitato da un male doloroso e incurabile a una gamba, come medico ha una personalità scientificamente e relazionalmente poco rassicurante, che però è l’oscura matrice delle sue miracolose intuizioni diagnostiche.

La  zoppia è qui un ingrediente rilevante nel tratteggiare una personalità della quale non è opportuno fidarsi troppo: lo zoppo, cioè, ha una certa contiguità con l’ambiguo, se non con il diabolico. Nei film con il Dr House lo spettatore deve nutrire la fiducia che il suo eroe sia positivo, come il lieto fine potrà confermare.

Siamo qui in linea con altre interpretazioni della zoppia per quanto concerne miti, favole e folklore, da parte di chi se ne è occupato (Levi-Strauss, Propp, Ginzburg): esse vedono nel monosandalismo e in generale negli accadimenti agli arti inferiori il segno del transito attraverso l’al di là, lo stesso mondo dei morti che Propp suggerisce nella sua analisi strutturale delle fiabe, lungo il percorso iniziatico dell’eroe. La zoppia sarebbe il marchio di un’avvenuta iniziazione, di una sapienza acquisita.

Ginzburg fa riferimento in particolare al viaggio dello sciamano nell’al di là, per incontrare gli spiriti guida o per combattere (in sogno) gli sciamani malvagi: un viaggio d’andata, nel quale verrebbero messe fuori uso ambedue le gambe – si tratterebbe infatti di un volo magico – e un viaggio di ritorno, dal quale lo sciamano tornerebbe zoppo, come è tornato Giacobbe dopo la sua lotta con l’angelo.  In base a una versione antica cinese della fiaba, anche Cenerentola sarebbe una sciamana, capace di recarsi in volo (nella fiaba cinese si può tramutare in uccello) nel palazzo della festa (l’al di là), dal quale ritorna ‘azzoppata’.

Tuttavia, proprio perché sogni di questo tipo sono così ricorrenti, non ho mai avuto la percezione che essi dovessero ricondursi a momenti psichici di profonda trasformazione dell’atteggiamento cosciente, come comporterebbe un evento iniziatico. Piuttosto mi è venuto da fare la congettura che si tratti di processi di riequilibramento di funzioni inconsce della psiche, percepite come appartenenti a un mondo altro, rappresentato come mondo dei morti, cioè non direttamente riconoscibile dal complesso dell’Io e immaginato come infero. Saremmo cioè prossimi all’idea che si sia all’interno di un processo mentale rinnovatore di un metabolismo di funzioni inconsce, percepito dall’Io del sogno come un momento di una propria crisi e destabilizzazione, per altro necessaria  (per M. Jouvet, funzione di tutti i sogni è quella di ‘riprogrammare i neuroni’, in quanto essi non possono rinnovarsi riproducendosi, e certe loro funzioni potrebbero pertanto deteriorarsi, richiedendo quindi una manutenzione).

Per chiarire come possa nascere questa ipotesi, e propedeutica all’individuazione di una struttura del sogno dove poter collocare gli oniremi, ci sarà bisogno di un’altra puntata, nella quale vorrò presentare un personaggio del sogno tanto onnipresente quanto banalizzato nelle interpretazioni correnti: L’Io del sogno.

(continua nelle successive puntate)

Puntata precedente:

1. Introduzione a una ricerca


[1] (nel ritaglio il passo che interessa; il numero in coda esprime la percentuale riportata rispetto all’intero testo, il testo escluso riguardando apparentemente altro)


 

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