16 – Piccoli sogni simili

di Adriano Alloisio

 

  16 – Lo strano caso delle due piscine comunicanti

 

Infilatevi in questa puntata solo se proprio siete appassionati di sogni, capaci di farvene ancora stupire, ben sapendo che non troverete scritto da nessuna parte, non diversamente dalle puntate scorse, qualcosa come “il sogno significa che”. Il tema che ora propongo è molto particolare e non mi consta che si trovi menzionato nella letteratura, ma proprio per questo può riuscire interessante per i collezionisti del genere onirico.

Il tema, o l’onirema, è presto riassunto: due bacini, tra di loro collegati, devono venir percorsi dall’uno all’altro dal movimento opposto di incauti bagnanti e di rischiose correnti d’acqua.

Molte cose accadono di solito nei sogni con l’acqua, dal caderci dentro, al farci il bagno, all’immergervisi sul fondo, all’averci a che fare con le sue ondate… etc. ; ma perchè due bacini, due laghi, una piscina divisa in due, una piscina e un lago, un lago e il mare, due bicchieri, due pozzanghere? E perchè il percorso dall’uno all’altro contenitore presenta delle incognite?

Ribadisco che, come al solito, non ho in tasca un’ipotesi interpretativa; sono in grado di fare solo congetture, e molto generiche, su ciò di cui potrebbe trattarsi, solo uno sfondo, sul quale si declina l’individualità del sognatore. Alcuni sogni appartengono a persone che non conosco; ma anche i contesti da me raccolti in analisi non hanno contribuito alla formulazione di ipotesi. E non è un territorio, come quello delle scarpe perse, delle gravidanze gemellari, degli occhi che se ne vanno per conto loro, del sangue ribelle, o dei bambini al forno…, sul quale individuare comunque delle coordinate, esperienze o fantasie legate al corpo o al nostro immaginario, con le quali orientarci. Qui, come si vedrà, i dettagli ricorrenti sono così nitidi da non lasciare neppure all’immaginario molti spazi di manovra. Ma il fenomeno del ricorrere del tema sussiste, questa è la sola cosa certa, e vale la pena segnalarlo ai colleghi ricercatori. Un paio di numeri: ho incontrato questa trama circa in 130 casi, nel 40% dei quali essa si rivela in modo inequivocabile, nei restanti non è altrettanto chiara ma è comunque rintracciabile.

Dell’esistenza di un onirema delle ‘due vasche’ mi sono accorto all’improvviso, mettendo in relazione un sogno che mi era stato appena riferito con il ricordo di un altro di molto tempo prima. Nel mio archivio di sogni avevo già contrassegnato quelli nei quali compariva uno specchio d’acqua, un bacino naturale o artificiale, una distesa marina; da una loro rilettura è venuto facile riscontrare che tra di essi c’erano sogni nei quali gli specchi d’acqua erano due, e per di più – questo il fenomeno singolare – le coppie erano dotate di ulteriori caratteristiche simili che le accomunavano, tipicamente un passaggio che metteva in comunicazione i due bacini, costituito a volte da un pericoloso tunnel, a volte da un’insidiosa linea di demarcazione.

Somiglianze, ma anche differenze, e con esse la domanda, se queste seconde fossero da attribuirsi tutte a origini individuali, o raggruppabili – esse pure – secondo varianti dotate di una parziale generalità. Ad esempio la differenza delle dimensioni dei due bacini e le caratteristiche di colore, di temperatura, perfino di densità dell’acqua appaiono con una certa frequenza ma non nella totalità dei casi. Anche la loro assenza potrebbe venire imputata a caratteristiche individuali dei sognatori. Vediamo l’onirema da vicino. 

Tre sogni facili

xxx lal0061   Veduta dall’alto, quasi da un elicottero: Firenze, Palazzo Vecchio e l’Arno, che sembra sorgere da lì e scorre scintillante tra le case. Cambia scena: si deve risalire il corso del fiume, e bisogna esplorare due laghi sotterranei comunicanti. Vedo un sub di spalle, in muta gialla con il disegno stampato dei due laghi neri che si immettono l’uno nell’altro; dà istruzioni dicendo che la cosa non è pericolosa se si fa con prudenza.      

pab ser0239   C’è un uomo, una donna ed un bambino. Entrano in una piscina vuota, dal fondo si vede una piccola apertura che porta in un tunnel, dall’altra parte del tunnel c’è un’altra piscina vuota. I tre entrano in questo tunnel e ne escono dopo un po’ di tempo. Forse rifanno ancora un paio di volte il percorso: sono pronti, ora devono rifare ancora una volta tutto il percorso a nuoto. La piscina, intanto, si è riempita. Io sono angosciata, penso che per attraversare il tunnel ci vorrà un po’ di tempo, non è un tratto breve, figuriamoci pieno d’acqua! 

sch ser0104   Faccio un viaggio in Svezia o Finlandia per vedere i laghi. Sono su una collina. Davanti a me vedo un lago dal colore azzurro intenso, tutto circondato da montagne rocciose. Da un’altra parte vedo un altro lago, che mi sembra più piccolo. Guardando bene, però, mi accorgo che è invece più grande, tanto che non ne intravedo la fine. Scendo per bagnarmi nell’acqua, ma un uomo mi dice che tra i due laghi c’è una barriera di rocce, che già una volta è stata sommersa dalle acque di uno dei due laghi. Me ne sto tranquilla in riva al lago.   

Stante la comune struttura dello scenario, costituito da due bacini d’acqua comunicanti, si osserva che i movimenti possibili sono due, quello degli esploratori, che passano da un bacino all’altro (primo sogno), e quello dell’acqua che può fare il percorso inverso  (terzo sogno); ma c’è un altro caso dove i due movimenti si combinano (secondo sogno); anche nel terzo sembra che siano possibili ambedue, uno dei quali – la tracimazione – viene attribuito a un passato, mentre l’altro – l’immersione – viene frenato dai timori dell’Io del sogno. L’esistenza di un rischio è appena accennata nel primo sogno, nel secondo il rischio è quello di restare senza aria durante il passaggio, e nel terzo quello di venir travolti dall’acqua che tracima oltre la barriera. Il testo ci segnala anche le differenti dimensioni dei due bacini: uno è più grande, tanto che in un caso non se ne vedono i confini, e  viene identificato come il mare.

Come premesso, non sempre il passaggio è ben individuato, e a volte – lo si è visto nel terzo sogno – vi è solo una linea di demarcazione lungo un fronte esteso:

roc ser0029 Mi trovo sul bordo di una piscina in una località alpina. Penso che l’acqua sia fredda. Non voglio bagnarmi. Nell’acqua c’è un bambino albino immerso fino al collo. Non capisco come possa resistere nell’acqua gelida. Nell’acqua c’è anche altra gente. Mi indicano una  seconda piscina. Una ideale linea orizzontale separa l’acqua in due metà nette, una costituita da acqua di piscina, l’altra da acqua di lago, di un bellissimo colore verde smeraldo intenso. (…)

 La notazione sul colore richiede una parentesi. Nei testi specialistici sta scritto che i sogni sono sempre a colori, ma spesso essi scivolano nella nebbia, e se faccio domande sul colore degli oggetti o dei vestiti o dei paesaggi ottengo risposte sbiadite, appena poco più colorate del grigio, probabilmente più che altro dettate da contaminazioni con ricordi della realtà. Con qualche eccezione: capita che nel racconto, all’interno di un panorama dalle tinte smorte o addirittura assenti, ci sia a volte un’impennata spontanea, una porzione della scena che brilla con una propria luce fortemente sottolineata, come qui: un bellissimo colore verde smeraldo intenso.  Da questi aggettivi ci raggiunge l’esplosione di una grande intensità, già incontrata in precedenza nel colore azzurro intenso. o nel contrasto nero/giallo dei disegni sulle mute, o nello scintillare di un fiume. Queste notazioni vanno nella direzione di una sorta di speciale energia dell’acqua, suggerendoci che non debba trattarsi dell’acqua della nostra esperienza della veglia trasferita tale e quale nel sogno.

Osserviamo anche il ricorrere di un certo andamento del racconto: nel sogno di Xxx-lal dapprima ci viene presentato un corso d’acqua e in seguito si passa a parlare dei due laghi comunicanti; e così pure nel sogno di Pab-ser  la seconda vasca viene raccontata in un secondo tempo, come oggetto di una scoperta degli esploratori a partire dalla prima vasca; anche nel sogno precedente la prospettiva da una prima piscina si allarga per accogliere un bacino più grande, una piscina e un lago, sottolineando il definirsi di una differenza qualitativa dell’acqua tra i due. Si passa dunque da un ‘piccolo’ a un ‘grande’, da un colore all’altro, da un Uno a un Due, da una qualità dell’acqua a un’altra: si ripete la progressione di una scoperta, come se durante il sogno si stesse svolgendo un tentativo, sempre lo stesso, che si accompagna a un movimento di penetrazione in un paesaggio.

La piscina di ghiaccio

Proprietà dell’acqua sono la sua consistenza – essa può diventare densa, simile al ghiaccio – e l’ambivalenza della temperatura, da una parte è calda, e dall’altra gelata, sia pure di un freddo con singolari caratteristiche (Non capisco come possa resistere nell’acqua gelida.. si dice nel sogno di Roc-ser).

beq fra0002   Sono in un luogo chiuso che mi fa ricordare l’atrio di una palestra. Le pareti sono verdi. In un angolo una mia amica è ranicchiata per terra come in segno di protesta. Io sono in mezzo ad altre ragazze sconosciute. Avevano un abbigliamento severo, portavano impermeabili e niente trucco. Siamo riunite di fronte a una porta a vetri. Grande. Al di là della porta a vetri c’è un doppio filo spinato, che dà su questa …”piscina di ghiaccio”. La luce al di là dei vetri è abbagliante, bianca e argentata. Vedo che le altre si stanno spogliando per poter accedere in quest’altro luogo. Allora domando se “di là” è riscaldato, se si può stare veramente nudi; forse comincio  a spogliarmi anch’io. Dico alle ragazze che mi pare che il doppio filo spinato non ci sia, che io non lo vedo. Una mi dice di fare attenzione e di guardare bene, perchè il filo spinato c’è. Quando lo attraverso, probabilmente striscio il polpaccio contro una “spina”, ma senza ferirmi. Sono arrivata “di là”...

Le virgolettature sono di pugno della sognatrice, la quale – non avendomi mai conosciuto – non poteva essere al corrente del mio interesse per le coppie di piscine, e però parla di una piscina di ghiaccio, laddove la denominazione di ‘piscina’ è assolutamente spontanea e pertanto significativa, in quanto le piscine di ghiaccio non appartengono alla nostra normale esperienza.

E’ dunque la singolare identificazione dell’ambiente con una piscina, assieme all’accesso difficoltoso da un primo ambiente, che mi fa includere il sogno nella serie delle due vasche. Si può obiettare che il primo ambiente non è una vasca, anche se la palestra verde non contrasta con l’idea di una vasca vuota, e se le ragazze vestono un impermeabile, ossia sono impermeabili all’acqua, che quindi si può supporre non sia estranea all’ambiente; ricordiamo che anche nel sogno di Pab-ser l’acqua entra solo in un secondo tempo, ciò che ci fa dire che nel nostro onirema una piscina può essere un contenitore momentaneamente vuoto d’acqua.  Inoltre abbiamo a che fare con una piscina di ‘ghiaccio’, ma dove del ghiaccio vero e proprio non si fa esperienza, se non di una superficie solida liscia e abbagliante; si può immaginarla molto fredda, ma pare che vi si possa stare svestiti; nel primo ambiente si è impermeabili a un’acqua che non c’è,  nel secondo si sta nudi ma l’acqua è solida…. sembra l’enunciato di un indovinello, dove le parole vogliono sempre dire anche qualcosa d’altro rispetto al loro significato immediato (contraddizioni del genere si possono trovare nella descrizione delle sostanze nei trattati alchemici, come l’Aqua Permanens, o il Mercurio, o il Sale, o il Fuoco, dove ad esempio Acqua e Fuoco si riferiscono alla stessa sostanza, il Mercurio). Quanto al rischio inerente al passaggio da una vasca all’altra, rischio che qui sembra minimo, è evidente quanto l’Io del sogno si dia da fare per ammorbidirne la percezione: dapprima non vede il doppio filo spinato, poi riesce ad attraversarlo senza ferirsi.

Carlo Ginzburg – uno storico, ostile agli archetipi ma affascinato dalla ricorrenza di mitologemi simili nelle varie aree del mondo senza che essa sia giustificabile in base a trasmissioni culturali, e in particolare stregato dal ricorrere in essi del monosandalismo – scrive (Storia Notturna – Einaudi) che l’eroe viene iniziato con un viaggio nell’al di là, o nel mondo dei morti, dove si reca con un ‘volo magico’, ossia facendo a meno delle gambe: come Cenerentola, che in un’antica versione cinese è un uccello che vola al palazzo del principe (da noi ci va in una magica carrozza; non cambia molto); e che, ancora come Cenerentola, ne ritorna monosandalico, cioè zoppo (vedi Puntata 2). E a cosa servirebbe il doppio filo spinato se non a ferire ambedue le gambe, per poter passare in quell’ “al di là”?  Capiamo allora perchè la nostra sognatrice abbia virgolettato al di là per indicare la piscina di ghiaccio: ha sentito che non era un posto fisico, e che apparteneva a un ‘altro mondo’.

Pesci a rischio

La contraddizione caldo/freddo era apparsa anche nel sogno di Rod-ser. Vi sono altri sogni in cui le qualità di quest’acqua liquida/solida e calda/fredda vengono descritte nel dettaglio, come in quello che segue, in cui si dice Io non avevo sentito freddo a proposito di una vasca con pacchetti di ghiaccio,  contenenti ciascuno un pesce:

pas adr0001(…) Incontriamo dei pesci avvolti in pacchetti di ghiaccio, ghiacciati per essere protetti. C’è un primo pesce, poi un secondo, un “pesce-leone”, con una faccetta così, che lo ricordava. Dapprima mi faceva schifo, poi mi era apparso più dolce.  Pensiamo di avvicinarlo alla fonte di acqua calda, ma ci viene in mente che forse sarebbe stato meglio di no. Quando lo racconto a mio marito mi dice che bisognava lasciarlo nel ghiaccio. Io non avevo sentito freddo. Avevamo superato una specie di “imbuto” passando da una vasca all’altra, ma senza difficoltà.

 Il passaggio, l’imbuto, questa volta non sembra pericoloso; ma dal momento che viene precisato quel senza difficoltà vuol dire che l’idea di pericolo è presente.

E così hanno fatto la loro apparizione gli abitanti di questa strana acqua, dei singolari pesci impacchettati nel ghiaccio.

anf fab0043 Vedevo una donna in mare inarcarsi sulle mani e sui piedi. Intorno a lei nuotavano tanti pesciolini. Questi venivano presi e messi ciascuno in un cubetto di ghiaccio. Qualcuno se li mette nel taschino della giacca, ma a contatto del calore del corpo il ghiaccio si scioglie. Vengono messi allora in un vaso di vetro più grande, con acqua e ghiaccio per conservarli. Forse in seguito ritorneranno in mare.

 Protetti dai loro gusci di ghiaccio, i pesci passano dal mare a un taschino della giacca e quindi in un vaso di vetro, e in futuro viceversa, sollevando di nuovo un problema di temperatura e di transizione acqua-ghiaccio.

Sembra dunque che vi sia uno stato dell’acqua simile al ghiaccio (che altrove viene identificato come un sale denso), all’interno del quale i pesci trovano protezione. In un’altra vasca vi sono delle sorgenti di calore che ne mettono in pericolo la vita. Cosa sono, cosa veicolano questi pesci, che non sopportano di essere a contatto con il calore del corpo, a rischio della loro sopravvivenza? Uno di questi, un pesce-leone, ha una faccetta così, cioè ha una ‘faccia’, ossia reca una traccia di umanizzazione. E il calore del corpo fa pensare all’emozione. Potremmo allora fare l’ipotesi di una vasca in cui certi contenuti dotati di energia emotiva possono liberarsi, e un’altra in cui vengono ‘surgelati’? La prima – ne avremo presto un esempio – più raccolta, poco profonda e più calda, e la seconda molto estesa, profonda e apparentemente fredda (anche se a volte queste caratteristiche si invertono).

C’è un sogno, che non ho incluso nell’insieme delle ‘due vasche’, ma che sembra poter fornire un indizio:

luh adr0148 I miei sogni erano in pericolo, potevano andare perduti. Dovevo metterli allora in contenitori per il ghiaccio, formelle chiuse anche sopra, di forme bizzarre, collegate in una collana arancione, e il tutto nel freezer.

 Che si tratti dei problemi riguardanti i processi di memorizzazione? Sappiamo che durante il sonno il cervello si dà molto da fare per archiviare in modo durevole i ricordi di certe esperienze, per lasciarne altre nel dimenticatoio; i pesci-sogno al caldo del corpo si sciolgono e muoiono dimenticati, ma se passano nel freezer ricoperti di ghiaccio si conservano; ma al prezzo di dover perdere l’energia emotiva che li aveva alimentati? L’ipotesi prevede sia che un sogno potrebbe parlare del modo di sognare, sia dei processi di memorizzazione che possono subire certi sogni. Sembra una congettura un po’ azzardata, se non illogica, ma non scartiamola per questo.

feq ser0005 Ho molti pesci in un sacchetto, e non so dove metterli. Devo trovare per forza dell’acqua salata perchè mi hanno detto che nell’acqua dolce muoiono. Dopo molte ricerche trovo in una profumeria una bustina che trasforma l’acqua dolce in acqua salata. Ci sono due bacinelle per trasformare l’acqua da dolce in salata. Mi faccio aiutare dalle persone del negozio…..

E fin qui nulla di diverso dai precedenti, se non che al posto del ghiaccio troviamo il  sale. Ma andiamo avanti nel racconto:

…Intanto pulisco i pesci, come per togliere loro qualcosa di superfluo. Li apro e taglio via testa e coda, poi li butto nell’acqua salata. Mi rendo conto a un certo punto di quel che sto facendo, e che così uccido i pesci.

Dall’Uno al Due: le incognite dello sdoppiamento

 Viene da chiedersi se la morte che così coglie i pesci sia dello stesso tipo di quella che li attenderebbe se restassero in acqua dolce. La risposta è no: infatti adesso i pesci sono aperti, ossia appaiono fatti di due parti simmetriche, evidenziate dal taglio di ciò che è Uno, testa e coda: passando dalla prima bacinella, dove il pesce si sarebbe disciolto in ‘calore’, alla seconda si è ottenuto che da un Uno si sia passati a un Due.

Più volte, nel corso delle precedenti puntate (vedi ad es. Puntata 13), si è parlato della dinamica Uno/Due, come di una delle dinamiche che strutturano alla base il mondo del vivente, a partire dalla costituzione di un organismo (ciò che implica la differenziazione tra ciò che appartiene all’organismo e ciò che non vi appartiene), e dalla duplicazione cellulare… alla distinzione tra un proto-Sè e un Non-Sè, e infine per arrivare – e qui siamo nel mondo dell’umano – alla capacità di un apparato, la coscienza, di avere per oggetto osservabile se stessa, in qualche modo sdoppiando il sentire: una serie di passaggi che possiamo immaginare con continuità dal biologico puro (se mai esiste) alla sua traduzione in mappe neuronali con spontanea capacità di copiarsi, astrarre, riflettersi, generare reti più complesse, via via verso il simbolico. L’ipotesi, che già nel passato ho avanzato, è che certi sogni, tramite gli oniremi, siano immersi in questo tipo di lavoro utilizzando proprio immagini tratte dall’esperienza del biologico (come le gambe, gli occhi, il sangue, la gravidanza…).

Tenuto conto di questo quadro congetturale, appare meno assurdo immaginare che vi siano certe categorie di sogni che si occupano di manutenere le funzioni del sognare tipiche di altre categorie,  così come potrebbero occuparsi di altre modalità del pensare, del sentire, del comporre o sviluppare le dinamiche di tipo conflittuale, etc., come la psicoanalisi ha supposto. E dove tale manutenzione si avvarrebbe di binari di base, magari formatisi grazie alle esperienze più traumatiche, tipicamente la nascita, una sorta di ABC dei processi di crescita ed evolutivi del cervello-mente, in questo caso in particolare nella forma dello sdoppiamento in due polarità e della riflessione speculare tra di esse. E qui il rischioso passaggio privo di aria (forse il momento più traumatico del venire alla luce) che conduce da un ambito ristretto, caldo e accogliente, a uno vasto e freddo fa di certo venire in mente la drammatica esperienza del transito attraverso il canale di parto, per trovare sbocco in un altro mondo.

Il taglio della coda del pesce è equivalente a una castrazione, ed è necessario perchè il pesce si apra, ossia dall’Uno si passi al Due. Ma anche le due gambe sono di per sè lontane dalla simmetria di un Due, in quanto rappresentano la dinamica di un’alternanza (un Uno alla volta), e molto meno una simultaneità, per cui si può capire che debbano venire ambedue ferite, cioè ‘fermate’, come nel caso del doppio filo spinato.

Comunque, nell’ultimo sogno, i pesci sono ‘morti’, ossia – forse – hanno perso il loro calore, la loro energia. Ed è – ancora forse – per evitare che l’energia venga persa che il pesce viene protetto dall’involucro di ghiaccio. Come a dire: meglio ‘Uno e caldo’ che ‘Due e freddo’: ogni riflessione ‘raffredda’ la vita nella misura in cui questa è espressa attraverso l’immediatezza della reazione emotiva.

La coda del pesce potrebbe essere equivalente alle gambe di coloro che transitano nel passaggio pericoloso, minacciate nella loro integrità come accadeva nella ‘piscina di ghiaccio’, o come accade nel sogno seguente, dove le gambe vengono tenute lontane dall’acqua:

sch ser0026   (…) Nell’albergo ci sono due piscine coperte, circondate da vetrate. In una delle due l’acqua è bassa e il fondo ricoperto di sassi levigati. Donne distese prendono il sole che filtra attraverso il soffitto e le pareti di vetro. Nell’altra l’acqua è invece alta e affollata di persone che nuotano. Un passaggio coperto d’acqua collega le due vasche, le cui acque sono appunto in comunicazione in questo modo. Mi trovo su questo passaggio, in compagnia di un ragazzo, un mio ex. Sto molto attenta a non scivolare, per non cadere nell’acqua alta. Il ragazzo, invece, cade con la testa nell’acqua, mentre le gambe rimangono sul passaggio. Lo trattengo e lo aiuto a risalire.

Lo sdoppiamento allo specchio

 D’altra parte c’è un sogno, l’appartenenza del quale a questa serie è un po’ discutibile, che dice come uno sdoppiamento – quale perdita di unità del Soggetto – e la riflessione – come consapevolezza di questa perdita,- con il conseguente trasferimento della soggettività alla coppia che ne deriva – costituiscano un serio problema (che ha ispirato Calvino nel racconto dal titolo Mitosi, contenuto nelle Cosmicomiche) per la conservazione del senso di sè:

sch ser0032 Sono in una galleria, una sorta di cunicolo illuminato. Ho di fronte un pescatore che pesca in una grande pozza quadrata. Non voglio vedere quello che pesca, perchè i pesci mi fanno orrore, ma non riesco a non guardare. L’uomo estrae dall’acqua per metà due grandi balenotteri. Sono terrorizzata. Gli animali rompono il filo della canna e si reimmergono. Il pescatore pesca altri due pesci uguali tra loro, che a loro volta rompono il filo e si inabissano, e così via per altre coppie di pesci, uguali due a due e ogni volta diversi. Dietro a me c’è una sorta di superficie riflettente, per cui anche se non guardo il pescatore, non posso sottrarmi alla vista dei pesci che via via lui estrae dall’acqua.

 Uno specchio, dunque, raddoppia la pozza in una seconda, nella quale viene riflessa la coppia di pesci pescata nella prima. Una vasca e una sua immagine: ma è nello spazio dell’immagine che la vista dei due pesci può essere sostenuta, mentre ‘in diretta’ essi si inabissano. E’ un tema che viene ripreso nel seguente:

ald adr0020 Qualcuno mi chiede di fare una check list per il bambino di cui sono incinta, una verifica sistematica di cose che lo riguardano. Facendola, mi accorgo che si tratta tutta di oggetti immateriali, ossia loro rappresentazioni, come li guardassi in uno specchio. Mi sembra tutto un po’ finto, e allora per adeguarmi mi trasformo anch’io in qualcosa di irreale, in un cartone animato. Però dico tra me: stavo per dimenticare, ci sono anche i pesci. E vedo tantissimi pesci, e questi non sono immagini, sono veri (…).

 E’ il pesce, allora, che può riuscire a bucare l’irrealtà dell’immagine speculare, e forse far diventare ‘vero’ il bambino. Il problematico raddoppio tramite il pesce-bambino si ripete in quest’altro sogno, dove l’acqua che esso assorbe duplicandosi diventa un inchiostro che vieta la vista della trasformazione:

mrr adr0230 Sto trascinando un sacco nero di spazzatura; dentro c’è humus, insetti e lumache che incominciano a uscire. Metto la mano dentro ed estraggo un sacchetto di plastica con dentro un pesciolino di mare. E’ piatto, quasi inconsistente. Cerco un contenitore. Lo metto in un bicchiere, ma assorbe tutta l’acqua e il pesce diventa una palla. Anzi, le palle ora sono due, ed emettono dell’inchiostro nero che le nasconde. Poi provo con altri contenitori, ma sono tutti inutilizzabili. (…)

Se al lettore non fosse chiaro, le due vasche sono il sacchetto di plastica e il bicchiere.

Gravidanza? Una forma dello sdoppiamento

L’esperienza onirica (e non solo onirica) più esplicita di uno sdoppiamento è la gravidanza, immagine che non manca di apparire negli oniremi delle due vasche, e che già abbiamo incontrato (vedi puntata precedente) come una forma del coagularsi della libido-sangue, e – in questo caso – con particolare riferimento alla gravidanza gemellare. Nel sogno seguente il potenziale raddoppio si presenta nella coppia partoriente – assistente al parto:

olf adr007 7 (..) Sono in un albergo termale (…) Ai bordi di una grande piscina stanno varando una strana imbarcazione, una barella a due posti o sidecar acquatico che contiene una donna che sta per partorire in acqua. La donna è sdraiata e legata, il posto a fianco è destinato all’assistente al parto, forse io o un’infermiera. La posizione dei due mi sembra rovesciata (…), l’acqua è a filo del viso della partoriente che continua a essere sommersa e riapparire. L’operazione va rieseguita, qualcosa è andato storto, forse si è rotta una maschera subacquea e in effetti raccatto dei pezzi di vetro sul fondo della piscina (…),. Sul bordo c’è un giovane seduto su una specie di diga, che delimita uno stretto passaggio ad un’altra zona di piscina, dove voglio andare. Allungo un braccio e lo trascino in acqua con me. Passiamo la strettoia, e sento i nostri corpi nudi vicini. Riemergo dall’altra parte e sono in una piazza. Attraverso un’aiuola per prendere un bus. L’aiuola trabocca di escrementi di cani, ne ho le scarpe imbrattate, degli schizzi sono arrivati sulle mani, sulla testa. (…)

 Qualcosa è andato storto… ossia niente parto, solo cocci di vetro. E invece di attraversare il passaggio con una puerpera, o con un bambino, l’Io del sogno lo fa prendendo al volo una sorta di surrogato della duplicità, un compagno; e sarà per questo che nella seconda vasca  – priva di acqua, è una piazza – le scarpe vengono imbrattate di escrementi, che pur provenienti dall’interno del corpo non si sono coagulati in bambini.

dam  adr0067 Con il mio compagno decidiamo di andare a farci un bagno al mare. Arriviamo sul posto ma mi accorgo che il mare è lontano e che dove siamo noi l’acqua sorge come dal nulla, ed è raccolta in una vasca quadrata profondissima. Dopo la vasca comincia un lungo canale che porta al mare. Lui mi lascia sola e va a scherzare con un’altra ragazza. Io mi accorgo di essere incinta, e un altro uomo si avvicina gentilmente offrendosi di aiutarmi a scendere nella vasca. Ma ho una grande paura di bagnarmi, anche perchè l’acqua mi sembra gelida, e quindi torno indietro dal mio compagno  accusandolo di lasciarmi troppo sola. Lui mi fa il verso e sghignazzando se ne va.

Già è stata dedicata una puntata all’onirema dei “Due uomini”, i quali con violenza tendono a imporre la simmetria che dovrebbe precedere il presentarsi di un conflitto, ciò che sinteticamente ho chiamato il Due, e che dovrebbe prendere la forma di una duplicazione. Che però qui non si affaccia in modo coeso, i due uomini hanno da subito un comportamento opposto, e forse per questo c’è una gravidanza ma non c’è nessun passaggio verso il largo.

Nel sogno successivo la difficoltà dello sdoppiamento è vista da vicino:

sel ser1665   Ero in una piscina con un mio paziente, gli dicevo che doveva smettere di credersi “uno”, doveva accettare il “due” (virgolettature della sognatrice), e pensavo a suo fratello, da lui vissuto come un intruso; gli dicevo che se rimaneva “uno” fra due settimane avrei chiuso l’analisi. Mi buttavo nell’acqua, era calda e opalescente, nuotavo, poi mi mettevo in un punto in cui una vasca si collegava con un’altra vasca, tra le due piscine c’era una porta, io la aprivo, un’onda fredda mi attraversava, era una sensazione fisica ma riferita all’interno, intensa, speciale, rischiosa; l’onda passava, questo significava che la pressione dell’acqua tra le due vasche si era equilibrata.

Ritroviamo i motivi di cui abbiamo già fatto conoscenza, come il contrasto caldo freddo, dove ancora la natura di quel freddo è venata di incertezza (era una sensazione fisica ma riferita all’interno, intensa, speciale, rischiosa),  o come il colore dell’acqua.

Movimenti incrociati: una metafora della conoscenza

Ma ritroviamo anche il movimento dell’acqua dalla seconda vasca, più fredda, alla prima; se però viene aperta una porta di comunicazione, viene il sospetto che si invitino i personaggi ad affacciarsi al nuovo ambiente costituito dalla seconda vasca.

Sembra cioè che si stia proponendo, assieme allo sdoppiamento, l’incrocio simultaneo dei due movimenti: l’ondata fredda proveniente dalla vasca grande alla piccola, e il passaggio di personaggi dalla piccola alla grande; simultaneità di problematica realizzazione, tanto che abbiamo già incontrato una stessa sognatrice che declina l’onirema delle due vasche in due diversi sogni, e in due momenti distinti a seconda della direzione e degli attori del movimento:

1) sch ser0104: il pericolo che un’alluvione  superi la barriera tra due bacini, scoraggia l’ingresso nell’acqua

2) sch ser0026: un passaggio problematico dell’Io del sogno da un bacino all’altro, con la paura di cadere in acqua

Sembrano, questi due movimenti, poter animare due metafore del processo conoscitivo: l’uscita da sè estendendo il proprio habitat nell’ignoto, e, all’opposto, il lasciarsi invadere nel proprio habitat dall’Alterità, facendosene trasformare: la prima richiede uno sdoppiamento – un seme già insito nell’unità del Soggetto – che consente di andare “di là” mantenendo una propria identità “di qua”,  come quando si muove un passo; il secondo, con l’inondazione, dove si è disposti a perdere provvisoriamente  un’identità fidando di ritrovarla dopo aver accolto l’Altro.

Il canale di parto ha lasciato impronte?

Se è una traccia traumatica a fare da falsariga alle vicende dell’onirema e a fare da matrice diramandosi in diverse varianti e funzioni – e faccio l’ipotesi che la traccia traumatica nel caso delle due vasche sia quella della propria nascita -, possiamo supporre anche che essa si componga dell’incontro/scontro tra il movimento  proveniente da un interno chiuso e protetto, quello del feto, e dell’irruzione dell’Alterità dall’esterno, dove i due movimenti non possono darsi – appunto – che come simultaneità, lungo la strada obbligata del ‘canale’ di parto: lì presumibilmente ha avuto luogo per ciascuno di noi una drammatica esperienza del prima e del dopo, del differenziarsi di un proto-Sè, e di quel distacco dalla matrice che potrebbe aver seminato nella mente in formazione la radice della dualità. Perchè non pensare che la memoria di questi passi abbia strutturato la dinamica del nostro procedere conoscitivo, la nascita del Soggetto, muovendolo dalla fissità dell’essere alla dinamica del divenire, e che in casi particolari si ricorra alla loro riattualizzazione incarnandola in vicende oniriche?

Osserviamo che in questi tentativi di passaggio/sdoppiamento c’è qualcosa che sembra continuare a non funzionare: i pesci vengono uccisi, o rimangono nella loro protezione di ghiaccio; oppure una coppia, appena generata, viene nascosta da una nuvola nera, o ci si preoccupa di mantenere integre o asciutte le gambe, la gravidanza resta in sospeso, i due movimenti non si incrociano: l’onirema compare per denunciare l’esistenza e la natura di un ostacolo ma – almeno stando al materiale finora raccolto – non ne rappresenta il superamento. D’altra parte accogliere la dinamica del divenire come proprio statuto ontologico implica necessariamente l’accettazione dell’incompiuto: è forse questo l’ostacolo? Ma c’è dell’altro.

Non fatevi ingoiare dalla sorgente, là c’è un mostro

Finora si è messo l’accento sui movimenti dell’Io del sogno, sulle sue iniziative o sulle sue ritirate di fronte a eventi più grandi di lui, dove questi sembrerebbero ricalcare la violenza  e il capriccio della natura, come l’evento dell’ondata che tracima. L’acqua tuttavia non è soggetta a un regime così casuale. Anzitutto ha una sorgente che nasce dal profondo della terra:

Dal già citato:  xxx lal0061 (…)  Veduta dall’alto, quasi da un elicottero: Firenze, Palazzo Vecchio e l’Arno, che sembra sorgere da lì (…)

Dal già citato dam adr0067 :  (…) l’acqua sorge come dal nulla, ed è raccolta in una vasca quadrata profondissima.(…)

 E anche da: ass ser0042   Un uomo senza gambe fa il bagno in una piscina termale. Uno speaker dice che in un determinato periodo dell’anno un fiume sale lungo un passaggio sotterraneo e inonda la piscina. Arriva la valanga d’acqua annunciata. (…)

Ma vi sono dei casi nei quali il movimento dell’acqua sembra fare un percorso opposto, facendosi ingoiare da un pozzo, accompagnando così vissuti claustrofobici, nel quadro di una tentazione di reinfetamento:

man adra003 Mi trovo su di una spiaggia, in riva a un’insenatura dove c’è acqua paludosa. L’acqua si inoltra come in un canaletto  nella sabbia e entra in una grotta, dove fa un piccolo lago. Seguendo l’acqua entro nella grotta, ma ho paura che, se l’acqua salisse, rimarrei senz’aria. Ora voglio uscire, ma la fenditura dalla quale ero entrata sembra farsi sempre più stretta.  Un’amica mi incita a sbrigarmi, e sta lì per impedire che l’uscita si chiuda, frapponendo il suo corpo. Esco (…)

(le due vasche sono l’insenatura paludosa e – separato da una fenditura nella roccia – il laghetto nella grotta).

Si noti: se l’acqua salisse rimarrei senz’aria, che ci rimanda al citato  pab ser0239, dove il pericolo risiedeva nel transitare in un tunnel che si sarebbe riempito d’acqua, o a sch ser0026  dove nel passaggio bisognava stare attenti a non cadere con la testa nell’acqua alta… insomma sembra che il rischio sia quello dell’acqua che prende il posto dell’aria, dell’asfissia, situazione alla quale i pesci, oltre ai bambini nel grembo materno, sono abituati.

In particolare pozzo e sorgente possono venire a coincidere, in una specie di orifizio respiratorio che vede il transito di due movimenti opposti, come in questo sogno, dove – oltrepassata ancora una fenditura verticale – un risucchio trascina verso una cavità subacquea da cui contemporaneamente sgorga l’acqua:

olf adra009  Voglio raggiungere l’Università, c’è un grande masso di pietra incastonato nel muro. Provo a spingere la pietra e questa effettivamente si sposta, rivelando una stretta fenditura verticale. Ci infilo la testa ed il busto: dentro è una cavità umida ed oscura, proprio come una vagina. So che per passare al di là dovrei tirar su anche le gambe e infilarmi completamente dentro, ma ho molta paura: se entro completamente e davanti non si aprisse alcun passaggio resterei bloccata lì dentro, (…) decido di tentare: raccolgo le gambe, mi spingo dentro e immediatamente mi trovo a scivolare fuori dall’altra parte, su una lunga passatoia rossa, come una lingua. (…). Cammino su pietre che circondano una sorgente termale, una buca profonda e muschiosa piena d’acqua, addossata per un lato alla parete rocciosa. I sandali finiscono in acqua e galleggiano vicini a riva. Temo che vengano risucchiati dalla corrente, ed entro in acqua per salvarli. Ma il risucchio è fortissimo e mi trascina verso una cavità subacquea nella parete di fondo, da cui sgorga l’ acqua. Sto per perdere il controllo. Mio marito in qualche modo mi aiuta a tornare a riva.

 Un avventuroso Io del sogno (di una sognatrice) ha incontrato una cavità umida e oscura come una vagina, che conduce in un di là , attraverso un passaggio che potrebbe imprigionare, per arrivare a una vasca termale dove coincidono i luoghi della sorgente e del pozzo. Sembra di risalire lungo un interno ‘genitale’ del corpo, quasi alla ricerca di una fase prenatale della vita, con il conseguente emergere di vissuti claustrofobici.

C’è dunque un organismo sotterraneo che respira… acqua, affiorando attraverso aperture e dando luogo a ondate periodiche in un moto di va e vieni.

In quest’altro sogno (di un uomo), svuotatasi di acqua una piazza, separata dal mare da un muretto (piazza e mare sono dunque le due vasche), si parla di un mostro che è emerso invadendo il litorale, provocando distruzione e ingoiando tutto in un gorgo:

git adr0052 (…)un bambino mi chiede di accompagnarlo a un suo-mio  luogo di origine, un posto di mare, una piazzetta separata da un muretto dall’acqua. Un uomo sta finendo di innaffiare il pavimento della piazza, per pulirla, e l’acqua residua viene ingoiata da un tombino, cosicchè il pavimento resta asciutto. Mi guardo attorno, e scopro man mano un paesaggio di distruzione, un qualche cataclisma ha cancellato parte della costa e delle case, si vedono terra franata da un costone, macerie ricoperte di terriccio. Anche una casa mia-del bambino è sparita, o forse distrutta e sventrata. Un po’ di persone si aggirano per questo scenario, come ignare di quanto avvenuto, o avvenuto così tanto tempo fa da aver perso memoria del prima. (…) qualcuno mi racconta, e me lo vedo, che un mostro è emerso dal mare, e ha provocato un enorme risucchio, un vortice, e che ha ingoiato tutto in un ribollire di materia, acqua e sangue. (…)

Si parla dunque di un’epoca la cui memoria si inabissa alle soglie di un prima, dove l’acqua permeava tutto lo spazio,non c’era aria, e che consegna al presente solo le macerie della casa originaria del bambino. Forse una ‘catastrofe’ che riguarda la storia di tutti noi venendo al mondo, ma che può periodicamente rinnovarsi seguendo le fluttuazioni del movimento conoscitivo?

Nella prossima puntata presenterò alcune varianti del tema delle due vasche, mostrando come lo schema qui discusso possa venir visto come una struttura di base molto generale, alla quale si potranno ricondurre altri oniremi.

 

Puntate precedenti: 1 – Introduzione a una ricerca;  2 – Essere zoppi: esempio di un motivo tipico3- Un personaggio tutto particolare: l’Io del sogno;  4-L’Io del sogno (quasi) sempre in affanno;  5-Biancaneve era morta o dormiva? ); 6 – Non si fuma in gravidanza: lo dicono anche i sogni;   7-  Il bambino è servito in tavola8. Dalla parte dell’occhio8 bis – Sintesi delle prime otto puntate; 9 – Venivo aggredita da due uomini; 10 – La testa di Orfeo;  11 – La vocazione segreta degli ascensori; 12 – Traiettorie elementari13 – Simmetrie e corpo nel sogno14 – Ero incinta e avevo le mestruazioni…  15 – Sangue, scrittura, esami… esami del sangue; 15.1  – L’Ombra della Simmetria; sintesi delle puntate 9-13 ; 15.2 – Sangue, bosoni di Higgs e alchimia